JAURÈS, Jean
Uomo politico, nato a Castres (Tarn) il 3 settembre 1859, morto a Parigi il 31 luglio 1914. Nel 1883 ottenne l'insegnamento della filosofia nella facoltà di lettere di Tolosa e due anni dopo, presentatosi candidato alla deputazione, fu eletto per il dipartimento del Tarn con una buona votazione. Lo J. era allora di opinioni moderate. Alla Camera si rivelò subito per un eloquente oratore in un discorso sull'insegnamento elementare. Caduto nelle elezioni del 1889 riprese il suo corso di filosofia all'università di Tolosa. Nel 1892 fu proclamato dottore in lettere con due tesi intitolate: De la réalité du monde sensible e De primis socialismi germanici lineamentis apud Lutherum, Kant, Fichte et Hegel. Era l'attestazione che le sue opinioni politiche non erano più quelle di prima, e che si era dedicato alle questioni sociali, da lui propugnate quando, proclamato lo sciopero di Carmaux, egli si schierò dalla parte dei minatori scioperanti. Rientrò alla camera con le elezioni del 20 agosto 1893; cadde nelle elezioni del 1898, ma continuò nella stampa periodica a far propaganda delle sue idee, come redattore capo della Petite République socialiste, in cui due anni prima aveva iniziato una energica lotta per la revisione del processo Dreyfus. Rieletto nel 1902, partigiano allora, contro il marxismo integrale del Guesde, di una politica di graduali riforme, sostenne la politica del ministro Combes e fu eletto vicepresidente della Camera, dove reclamò ancora una volta la revisione del processo Dreyfus e protestò contro la politica di conquista nel Marocco. Due anni dopo fondò l'Humanité, che diresse fino alla morte. Favorevoli gli furono pure le elezioni del 1905 e il 15 giugno di quell'anno pronunciò alla Camera un memorabile discorso che fu l'esposizione delle dottrine del suo partito, di cui egli fu, fino alla morte, l'esponente più autorevole. Dal 1905 però egli passò dal primitivo, riformismo a una tendenza più intransigente. Ma la sua opera e la sua vita furono bruscamente spezzate dalla crisi europea del 1914. Il 31 luglio 1914 si recò dal Viviani, ministro degli Affari esteri, perché accentuasse le pressioni della Francia sulla Russia, nei riguardi del mantenimento della pace. Recatosi subito dopo in una trattoria, certo R. Villain gli sparò contro un colpo di pistola, uccidendolo.
Fra le sue opere ricordiamo ancora: nella Histoire socialiste de la République francaise, I789-I900, i volumi I-IV e X-XI, e la conclusione nel vol. XII, Parigi 1901-08; e, dal punto di vista dottrinale, La Pensée nouvelle, 1895; Études socialistes, 1902; L'Armée nouvelle, 1911.
Bibl.: L. Soulé, La vie de Jaurès, Parigi 1921.