Gruault, Jean
Sceneggiatore francese, nato a Fontenay-sous-Bois (Île-de-France) il 3 agosto 1924. Formatosi come autore nell'ambito del teatro d'avanguardia francese, la sua figura di sceneggiatore, tra le più importanti nel movimento della Nouvelle vague, ha dato un forte impulso stilistico alle opere di registi come François Truffaut, con film come Jules et Jim (1962; Jules e Jim), L'histoire d'Adèle H. (1975; Adele H., una storia d'amore) e La chambre verte (1978; La camera verde), e come Alain Resnais, per il quale ha scritto tra l'altro Mon oncle d'Amérique (1980), vincitore nel 1981 del David di Donatello per la migliore sceneggiatura straniera.
Dopo l'esordio nel cinema nel 1961, quando scrisse insieme al regista Jacques Rivette Paris nous appartient, opera tra le più complesse sul piano narrativo e stilistico nell'ambito del giovane cinema francese derivato dalle elaborazioni teoriche dei "Cahiers du cinéma", partecipò con un gruppo di sceneggiatori (tra cui Diego Fabbri e Franco Solinas) alla riduzione per il grande schermo dell'opera di Stendhal Vanina Vanini che Roberto Rossellini realizzò nel 1961. Il primo romanzo che G. adattò per Truffaut fu l'allora poco conosciuta parabola d'amore adolescenziale Jules et Jim di H.-P. Roché. L'andamento caratteristico di alcuni dei film del regista tratti da opere letterarie, la singolare austerità con cui il succedersi dei quadri visivi sostituisce ellitticamente i tradizionali raccordi narrativi derivano in parte dallo stile di scrittura di Gruault. Dopo la collaborazione con Jean-Luc Godard per il paradossale, goliardico atto d'accusa contro la guerra Les carabiniers (1963), tratto da un dramma di B. Joppolo (alla cui stesura collaborò anche Rossellini), G. tornò a lavorare con Rivette per La religieuse (1967; Susanna Simonin, la religiosa). Secondo film del regista, è un apologo illuminista sulla libertà di scelta tratto da La religieuse di D. Diderot, caratterizzato da una cifra visiva austera e svuotato di ogni concessione allo spettacolo, cui fece seguito la scrittura dei dialoghi di una delle opere fondamentali del Rossellini 'didascalico', La prise de pouvoir par Louis XIV (1966; La presa del potere da parte di Luigi XIV), accuratissima ricostruzione storica realizzata per la televisione. Dopo la serie televisiva D'Artagnan (1969) diretta da Claude Barma, G. tornò a scrivere con Truffaut, utilizzando la tecnica diaristica della voce fuori campo, un altro film dallo spirito illuminista e dai toni asettici e distaccati, L'enfant sauvage (1970; Il ragazzo selvaggio), dura critica al sistema educativo autoritario occidentale, filtrata attraverso la storia dello scienziato Jean Itard che nei primi anni dell'Ottocento trovò nei boschi francesi dell'Aveyron un bambino in stato di totale abbrutimento e cercò di educarlo alla vita sociale. Anche il successivo film realizzato con Truffaut, Les deux anglaises et le Continent (1971; Le due inglesi), è ancora una volta un adattamento da un romanzo di Roché, basato su uno schema amoroso a tre simile a quello di Jules et Jim, ma ammantato di un'atmosfera spietata e lugubre. Per il successivo L'his-toire d'Adèle H. G. pose mano con Truffaut ai diari ritrovati della figlia di V. Hugo, costruendo un melodramma dal taglio sperimentale, venato di struggente romanticismo ma singolarmente ristretto intorno alla figura della protagonista, mentre l'uomo oggetto del suo amore viene eliminato quasi del tutto dalle immagini del film, stratagemma che riflette al contempo la scrittura diaristica, l'ossessione individuale e la soggettività del dolore. Con lo stesso Truffaut intraprese il progetto di La chambre verte ispirato a tre racconti di H. James. L'opera, caratterizzata da un umore cupo, esasperato dalla cadenza ripetitiva della sceneggiatura e dall'asfissia degli ambienti, narra la storia di un giornalista che rifiuta l'amore e il presente per lottare contro l'oblio, inteso come morte definitiva dei cari perduti.
Dopo aver scritto con Pascal Bonitzer e il regista André Téchiné Les sœurs Brontë (1979; Le sorelle Brontë), G. si dedicò all'opera che più rispecchia la ferrea esasperazione logica della sua scrittura, anche nei momenti più lievi: Mon oncle d'Amérique. Il film mette in scena, in forma di commedia, ricorrendo alle opposte tecniche dell'ipotesi scientifica e della fantasia soggettiva, la teoria sul comportamento umano del biologo H. Laborit, e mostra dialetticamente che, per quanto questa possa essere assunta come griglia descrittiva dei personaggi, non ne esaurisce l'irrazionalità dei gesti, i moti affettivi e le paure. Ancora più cristallina è l'architettura di La vie est un roman (1983; La vita è un romanzo), il film successivo di Resnais, nel quale l'affabulazione e la fantasia letteraria si mescolano alle suggestioni dell'immaginario infantile. Molto più semplificata risulta invece la struttura dell'ultimo dei tre film scritti da G. per A. Resnais, L'amour à mort (1984), piccola sinfonia materialista sul tema metafisico dell'amore che sconfina nella morte, attraversata da un sentimentalismo esasperato e gelido, cui le musiche e i campi vuoti e cromaticamente ricchi donano una cadenza ritmica che risponde con grande efficacia alla precisione del dialogo. Se Mystère Alexina (1985; Il segreto di Alexina) di René Feret, di ambientazione ottocentesca, tratta con una narrazione piana uno scandaloso rapporto lesbico tra due studentesse di un collegio religioso, ben più radicale nell'apparente banalità dei temi è la sceneggiatura successiva, scritta con la regista Chantal Akerman, di Les années 80 (1983): il film, mostrando una sarcastica galleria di personaggi in un salone di parrucchiere, demolisce i facili miti sociali e le contraddizioni amorose della borghesia francese del più vuoto decennio del 20° secolo. Australia (1989) di Jean-Jacques Andrien ha segnato il ritorno a una scrittura meno corrosiva, nel narrare la storia dai toni epico-melodrammatici di un emigrato belga in Australia al suo rientro in patria. Nel 1992 G. ha scritto la sceneggiatura di Je pense à vous, film diretto dai fratelli belgi Jean-Pierre e Luc Dardenne, alla quale sono seguite due collaborazioni televisive, Belle époque (1995) di Gavin Millar, scritto da G. insieme a Truffaut ma mai realizzato, e la ricostruzione storica V'la l'cinéma ou le roman de Charles Pathé (1995), diretta da Jacques Rouffio. Nel 1992 ha pubblicato l'autobiografia Ce que dit l'autre.