CARREL, Jean-Georges
Nacque a Châtillon (Aosta) il 21 nov. 1800, figlio di Jean-Pierre-Joseph Carrel, originario di Valtournanche, discendente dal cosiddetto ramo di Cheneil.
Il nonno materno Jean-Jacques Meynet accompagnò H.-B. de Saussure nel viaggio (1792) dal Breuil a Saint-Jacques d'Ayas e dimostrò vivo interesse agli studi del Saussure. Il figlio ed il nipote di Jean-Jacques ampliarono e migliorarono la baracca servita al Saussure per il soggiorno al colle del Teodulo, creando così la prima base per i viaggiatori su tale colle (3.280 m).
Non fu legato da parentela con la guida Jean-Antoine Carrel, ma trascorse buona parte della giovinezza ad Avouil e a Cheneil, imparando a conoscere profondamente la montagna. Studiò nel collegio di St.-Benin ad Aosta e successivamente nel gran seminario di Aosta. Promosso diacono e subito dopo canonico della collegiata di S. Orso, prima ancora di essere consacrato sacerdote nel 1826, fu nominato procuratore del capitolo nel 1828. Successivamente si laureò in legge all'università di Torino nel 1834, ricoprendo nel frattempo gli incarichi di professore di storia naturale, e di istituzioni civili al collegio di St.-Benin, e di storia naturale, fisico-chimica e fisica generale alle scuole tecniche. Il 24 ag. 1868 fu nominato priore della collegiata. Temperamento estremamente dinamico, ricoprì contemporaneamente svariati incarichi: direttore spirituale del convitto, collaboratore del giornale LaFeuille d'Aoste, membro della giunta di statistica, vice-economo dei benefici vacanti; tuttavia, animato da un fervido amore per la sua valle trovò ancora modo di accudire a tutte quelle iniziative che potessero far conoscere e migliorare economicamente e culturalmente la Valle d'Aosta in generale e la Valtournanche in particolare.
Nel 1834 iniziò la serie delle osservazioni barometriche in Aosta, costruendo sulla canonica nel 1840 una edicola per gli strumenti meteorologici, che gli servirono dal 6 genn. 1841 a registrare tre volte al giorno regolarmente, fino alla morte, tutti i rilievi barometrici locali.
Il suo fu uno dei primi osservatori installati sulle Alpi, e con la succursale di Avouil, curata da una sua nipote con letture ogni 2 ore, assunse importanza nazionale e fu collegato con gli altri osservatori, in particolare con l'Ufficio centrale di meteorologia di Firenze, dipendente dal ministero della Marina.
Dotato di fisico robustissimo, percorse instancabilmente le montagne della sua valle, per compiervi rilievi barometrici e determinarne le altezze, ai suoi tempi ancora incerte. Appassionato e competente di scienze naturali, nel 1858, in accordo con il canonico Edouard Bérard, fondò in una sala del convitto d'Aosta, con gli abati professori Gavard, Cavagnet e Laurent, il prof. Ravera, l'abate Beuchod, il flebotomo Echarlod, la Société d'Histoire naturelle valdôtaine, di cui fu allora nominato presidente il canonico Bérard; la società assunse però fin dalla fondazione un particolare indirizzo mineralogico e botanico, tanto da trasformarsi nel 1884 nella Société de la Flore Valdôtaine tuttora efficiente, e tanto da avere un costante incremento finché fu in vita il Carrel.
Nelle sue metodiche esplorazioni della valle, raccolse minerali e piante che arricchirono le collezioni della Société da lui fondata, studiò specie botaniche proprie della valle, anche sulle più alte pendici delle vette; studiò, in parallelo con la mineralogia, la geologia della Valle d'Aosta, pubblicando tavole comparative ad uso degli studiosi, e la glaciologia. Scrisse molte note, spesso brevissime, con teorie, notizie e dati, forniti da altri scienziati, che il C. confrontava con le sue osservazioni o che intendeva semplicemente divulgare.
Sempre intento alla diffusione della conoscenza della sua valle, fece sistemare la via d'accesso al monte Emilius e alla Becca di Nona, da lui giudicati fra i migliori belvedere delle Alpi, e costruire un sottostante ricovero in muratura a Comboé, per ospitarvi turisti e studiosi diretti all'Emilius.
Per le sue iniziative e le sue pubblicazioni, si rese ben presto noto agli stranieri, particolarmente inglesi, che incominciavano a percorrere le Alpi della Valle d'Aosta, intrattenendo corrispondenza con molti e ricevendoli nel suo osservatorio.
Così nel 1842 salì con lo scienziato e alpinista inglese J. D. Fosbes il Crammont, già scalato dal Saussure. Nel 1839 aveva salito la montagna che incombe su Aosta (che già aveva scalato nel 1826, probabilmente in prima ascensione alpinistica) denominata Pic-de-Dix-Heures, con Emilia Argentier di Aosta, in onore della quale ribattezzò la montagna Emilius (3.559 m), toponimo divenuto ufficiale.
Nel 1850con A. Sismonda, il noto geologo, salì alla Becca di Nona (3.142m); su questa vetta, il C. tracciò i due panorami Les Alpes Pennines dans un jour e Chaine de la Grivola (Alpes Graies) vue de la Becca di Nona editi ad Aosta nel 1855 e nel 1860a Torino (poi fusi in una sola pubbl. con la data 1855); ipanorami furono in seguito utilizzati in altre importanti pubblicazioni; fece costruire un segnale orientativo, dedicato al Sismonda.
Intanto nella Valtournanche stava maturando la conquista alpinistica del Cervino, attraverso i tentativi che gli inglesi (Tyndall, Whymper e altri) muovevano con guide italiane e svizzere.
Il C., convinto dei vantaggi morali e materiali che sarebbero derivati alla Valtournanche se si fosse trovata unavia di salita dal versante italiano, continuamente incitava la guida Jean-Antoine Carrel e i suoi compagni a tentare di scoprirla.
Così fu per il tentativo del 14 luglio 1865, naufragato mentre Whymper e compagni scalavano la vetta ma il 17 luglio successivo, quando le guide di Valtournanche riuscirono a vincere il Cervino dal versante italiano, il canonico C. venne subito informato di tutti i particolari dall'abate Gorret, che vi aveva partecipato. Risultata così possibile la salita dal lato italiano e riconosciutene le difficoltà, ecco il C. proporre subito nel 1865, in una lettera al presidente del C.A.I., la costruzione di un ricovero nella località chiamata dalle guide "La Cravate" o "Collier-de-la-Vierge" (4.114m), realizzato già nel 1867, mediante una sottoscrizione aperta per sua iniziativa ed a cui concorse personalmente con 50lire, occupandosi poi direttamente dell'esecuzione dei lavori (Proposta del canonico Carrel di costruire un ricovero sulle falde del Gran Cervino, in Boll. del C.A.I., I [1865-66], 2, pp. 29-30).
Ai tempi di queste prime esplorazioni alpine, l'organizzazione alberghiera era scarsa: salvo Aosta e i centri di cure idrominerali (Pré-St.-Didier, Courmayeur, St.-Vincent), quasi tutti i paesi delle valli laterali alla Valle d'Aosta ne erano privi, mentre gli accessi erano costituiti unicamente da mulattiere. Il C. si occupò di migliorare la situazione, dando localmente consigli e incitamenti, come a Valtournanche, dove già nel 1855 aveva persuaso il parroco Pession ad adibire come locanda due suoi locali, dando così origine all'Hôtel duMont-Rose, rimasto celebre negli annali dell'alpinismo di tutto l'800; o fornendo suggerimenti con guide e opuscoli(Observations aux hoteliers des Valées Italiennes, edite ad Aosta nel 1867).
Già nel 1863 a Torino, per iniziativa di Q. Sella, era stato fondato il Club Alpino di Torino, divenuto poi il Club Alpino Italiano, con unica sede a Torino; ma dopo il successo italiano al Cervino, il C. si fece promotore della fondazione di una succursale (divenuta poi sezione) ad Aosta, ottenendo facilitazioni per la sede dalle autorità locali; la succursale fu aperta nell'agosto 1866 e inaugurata ufficialmente il 31 ag. 1868; il C. ne fu il presidente fin dalla fondazione.
Nel 1867, continuando l'opera di propaganda per la Valtournanche, pubblicò la guida La Vallée de Valtornenche en 1867 (in Boll. del C.A.I., III[1868], 12, pp. 373), che è la prima di tal genere edita in Italia per opera di un italiano. Tale guida fu poi pubblicata in fascicolo unico a Torino nel 1868. Nel 1858 aveva pubblicato una Introduction à la flore valdôtaine…(Aosta 1858), per facilitare ai giovani una eventuale opera di ricerca botanica.
In realtà egli non fu mai guida, nel senso professionale della parola, esistendo a quell'epoca soltanto la Società delle guide di Courmayeur, dove il C. non ebbe domicilio.
Anche come alpinista, egli non raggiunse valori eccezionali, mentre suo merito indiscusso è lo studio metodico della sua valle, lo spirito di iniziativa per farla conoscere ed amare, la tenacia nell'incitamento ai concittadini perché operassero per valorizzare la Val d'Aosta. Fu un fervido sostenitore, con scritti e con parole, del patrimonio linguistico francese della valle. Fu pure un valido cultore di fotografia stereoscopica, che utilizzava per i suoi studi sull'orografia valdostana.
A riconoscimento dei suoi meriti nel confronto del mondo alpinistico il 18 marzo 1866 fu proclamato socio onorario del Club Alpino Italiano. Anche altri enti e associazioni culturali lo vollero onorare: fu membro della Giunta per le antichità, della Société géologique de France, membro corrispondente della Société hélvétique des sciences, vicepresidente dell'Académie de St.-Anselme; fu insignito della croce di cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro; fu anche eletto consigliere provinciale nel 1854.
Il C. morì ad Aosta il 23 maggio 1870.
Il 19 sett. 1878 fu proposto dalla sezione del Club Alpino di Aosta, con una cerimonia sulla vetta stessa, di ribattezzare la Becca di Nona al suo nome (Pic Carrel), ma ciò non ebbe sanzione ufficiale; gli fu invece dedicato il colle a sud della Becca di Nona, tra questa e la spalla dell'Emilius, che mette in comunicazione le testate delle valli che fanno capo a Charvensod e a Pollein (colle Carrel, 2.852 m).
Al suo nome pure fu dedicata la capanna costruita nel 1876 sulla vetta del Grand Tournalin (3.379 m) e successivamente andata in rovina. Il 30 luglio 1876 fu inaugurata a Valtournanche una lapide che ricorda le benemerenze del Carrel (cfr. Henry).
Fonti e Bibl.: Necrol. in La Feuille d'Aoste, nn. 23 e 25, giugno 1870; Registri di stato civile della parrocchia di Valtournanche; Torino, Biblioteca e archivio di Giovanni Bertoglio; E. Aubert, La Vallée d'Aoste, Paris 1860 (ediz. anastatica, Bologna 1973), pp. IX-X; F. F. Tuckett, The Hunting-Grounds of Victor Emmanuel, in Peak Pass., II, dell'Alpine Club 1864, pp. 261, 263, 266; A. Gorret, Il canonico C. di Aosta, in Boll. del C.A.I., V (1870-71), 17, p. 155; G. Corona, Monumento Carrel, in L'Alpinista, luglio 1875, p. 109; R. H. Budden, Monumento al canonico C. a Valtournanche, in Boll. del C.A.I., X (1876), 25, p. 85: Souvenir de l'inauguration du monument élevé à la memoire du chan. G. C., Aoste 1876, p. 33; A. Gorret-C. Bich, Guide de la Vallée d'Aoste, Turin 1877, p. 331; M. Baretti, La Capanna Budden al Pic Carrel, in Boll. del C. A. I., XII(1878), 36, pp. 565 s,; L. Schiestl, Il clero e l'alpinismo, ibid., XIII(1879), 37, p. 44; Capanna Carrel al Tournalin, in Boll. del C.A.I., XXII(1888), pp. 42, 85; E. Duc-S. Vuillermin, Album dictionn. ecclésiastique, donnant la statistique cronologique du clergé d'Aoste durant tout le XIXe siècle, Aosta 1900, p. 37; L. Vaccari, in Bulletin de la Société de la flore valdôtaine, I(1902), 1, pp. 5-9; C. Chabloz, Conférence sur les guides de la Vallée d'Aoste, in L'Union Valdôt., 31 genn. 1902; E. Whymper, The Valley of Zermatt…, London 1904, pp. 75, 157; G. Rey, Il Monte Cervino, Milano 1904, pp. 60, 71 n., 77, 84, 99 s., 103-105, 113, 120, 122, 135, 146, 150; A. Ferrari, I rifugi del C.A.I., in Boll. del C.A.I., XXXVII(1904), 70, pp. 88-97; A. [J.] Henry, L'alpinisme et le clergé valdôtain, Aoste 1905, pp. 8-14; L. Vaccari, I canonici G. C. ed Edoardo Bérard e la loro opera a favore della flora valdostana, in Bulletin de la Société de la flore valdôtaine, V (1909), pp. 49-72; P. Talice, L'alpinismo e il clero valdostano, in Il Momento, 5 nov. 1913; Deutsch-Oesterrech. Alpenverein, Alpines Handbuch, Leipzig 1931, I, pp. 356 s., 360; G. Brocherel, Docum. ined. sulla prima scalata del Cervino, in Riv. mensile del C.A.I., LVIII (1939), pp. 196-200; Id., Récits et croquis valdôtains, Aoste 1945, pp. 233-259; G. Bertoglio, I Carrel di Valtournanche, in Scàndere,Torino 1951, pp. 83-88; A. Balliano-I. Affentranger, La strada è questa, Bologna 1957, p. 101; A. Bernardi, Il Gran Cervino, Bologna 1963, pp. 59-63; A. [J.] Henry, Histoire populaire religieuse et civile de la Vallée d'Aoste, Aoste 1967, pp. 456;A. Peyrot, La Valle d'Aosta nei secoli, Torino 1972, pp. XVII, 356-361, 370, 426, 434, 458, 534.