Regista cinematografico francese (Varsavia 1897 - Parigi 1953). Personalità eclettica, uomo di vasta cultura e dai molteplici interessi, fu esponente di spicco dell'avanguardia cinematografica degli anni Venti del Novecento, in particolare del cosiddetto impressionismo francese e affiancò all'attività di cineasta quella di teorico. La sua attitudine alla sperimentazione investì tutti gli aspetti del cinema ‒ dalla riflessione sulla temporalità a quella sulla recitazione e sul suono ‒ introducendo diversi concetti originali, tra i quali, con L. Delluc (al quale fu legato da un rapporto di amicizia e collaborazione), quello di fotogenia. Sua opera maggiore è La chute de la maison Usher (1928).
La sua prima realizzazione cinematografica fu un documentario in collaborazione con J. Bénoit-Lévy, una Vie de Pasteur (1922) che raggiunge in alcune parti la precisione plastica dei film astratti. Dopo L'auberge rouge (1923), suo primo film, notevole per il montaggio, realizzò Coeur fidèle (1923) nel quale la ricerca estetica si accompagna a un soggetto naturalistico (la rivalità per una donna fra un giovane, onesto operaio, e un cattivo soggetto). E. applicava il montaggio accelerato di Gance a nuovi elementi plastici: così la sequenza della fiera, episodio principale del film, costituisce un autentico brano da antologia. Questo primo successo fece nascere molte speranze: seguì La belle Nivernoise (1924) che si fondava su un vivo senso del paesaggio. Delusero invece i successivi Le lion de Mogols (1924); L'affiche (1925), melodramma letterario; Ledouble amour (1925); Les aventures de Robert Macaire (Il cavaliere della notte, 1926), romanzo d'appendice cinematografico. Tornò tuttavia a una certa ricerca espressiva con i successivi Six et demi onze (1927), La glace à trois faces (1927), e, soprattutto, La chute de la maison Usher (1928). Si volse poi al documentarismo (predilesse il documentario a soggetto), realizzando Finis Terrae (1929) e Mor-Vran (o La mer des corbeaux, 1929), seguiti da L'or des mers (1932); La Bretagne (1936); Les bâtisseurs (1938); Le tempestaire (1947). Tra i suoi più noti scritti teorici ricordiamo: La lyrosophie (1920); Bonjour cinéma (1921); Photogenie de l'impondérable (1935); L'intelligence d'une machine (1946); Esprit du cinéma (post., 1955).