LANJUINAIS, Jean-Denis
Uomo politico francese, nato a Rennes il 12 marzo 1753, morto a Parigi il 13 gennaio 1827. A soli 19 anni divenne avvocato e acquistò presto grande rinomanza come professionista e come studioso. Eletto deputato del Terzo Stato agli Stati generali del 1789, fu tra i fondatori del club bretone, si mostrò fautore di misure radicali contro i preti refrattarî, chiese l'abolizione dei vescovadi e propose che Luigi XVI prendesse il titolo di re dei Francesi e Navarresi. Entrato poi nella Convenzione, sostenne idee moderate e si schierò con la destra nella lotta contro la Montagna. S'oppose al giuramento d'odio ai re e nel processo contro Luigi XVI votò per la reclusione fino alla pace generale. Compromessosi apertamente il 31 maggio 1793 e divenuto sospetto, fu posto fuori della legge, ma riuscì a fuggire. Visse nascosto in un granaio per 18 mesi e lanciò contro la costituzione del 1793 un singolare scritto polemico, Le dernier crime de Lanjuinais. Tornato alla Convenzione dopo Termidoro, fu poi membro del Consiglio degli anziani e professore di diritto romano. Accettò il 18 brumaio e fece parte del senato conservatore, ma votò contro l'istituzione del consolato a vita e dell'impero. Fu tuttavia commendatore della Legion d'onore, conte dell'impero (1808), membro dell'Académie des inscriptions. Scrisse in difesa del gallicanismo l'Appréciation du projet de loi relatif aux trois concordats (1806). Partigiano convinto del liberalismo costituzionale, votò nel 1814 per la decadenza di Napoleone e da Luigi XVIII fu nominato pari di Francia. Né gli nocque poi l'essere stato presidente della Camera nei Cento giorni. Come pari esercitò opera moderatrice; negli ultimi anni attese, più che alla politica, agli studî e pubblicò le Constitutions de la nation française (1819), Études biographiques et littéraires sur A. Arnauld, P. Nicole et J. Necker (1823).