JEAN de Condé
Poeta francese, figlio di Baldovino di Condé-sur-l'Escaut, presso Valenciennes, anche lui fecondo menestrello: J. dovette nascere alla fine del sec. XIII, poiché le sue composizioni databili risalgono ai primi decennî del sec. XIV: l'elogio del suo protettore, Guglielmo di Hainaut, è del 1337.
Autore fertilissimo, di vena facile e fluente, compose dits, contes, fabliaux, lais, rielaborando il patrimonio novellistico e aneddotico dell'arte giullaresca e della letteratura romanzesca e riprendendo motivi e intrecci dai Vangeli, dai Bestiarî, dalla produzione goliardica, dalla poesia allegorico-morale. Alcune sue composizioni sono brevi ed epigrammatiche, come il caustico Dis dou Koc o Des trois estas dou Monde, a cui seguirono con intenti di pratica saggezza, ma senza musoneria moralistica: Dou lyon, Dou miroir, Dou sengler, Dou singe, Dou chien, Dou roì et des hiermittes, ecc., con stile sempre brioso e fluido. Altrove usa la satira ecclesiastica e monastica (Des Jacobins et des Prameneurs, ecc.), oppure sotto forma di sogni allegorici, ammanisce qualche nozione scientifica e morale (La messe des oisiaus, D'Entendement, ecc.).
Spesso è licenzioso e mordace, tipico scrittore di fabliaux: Dou pliçon, Des braies le piestre, De la nonnette, Dou clerc qui fu repus derier l'escrier, ecc.; ma è autore anche di poemetti narrativi di vita cavalleresca e amorosa, soffusi di delicato lirismo, come il Lays dou Blanc chevalier.
Ediz.: A. Scheler, Les dits et contes de Baudouin de C. et de son fils J. de C., Bruxelles 1867, voll. II e III; nel Recueil des fabliaux di A. de Montaiglon e G. Raynaud, Parigi 1883, III e IV; Li dis du Koc, a cura di F. Novati, in Studi Medievali, I (1904-1905), pp. 484-488.
Bibl.: Introduz. di A. Scheler, op. cit.; di F. Novati, loc. cit.; Ch.-V. Langlois, J. de C., in Hist. litt. France, XXXV (1921), pp. 421-454.