BONDOL, Jean de
(o Jehan de Bandol o Jehan de Bruges o Hennequin de Bruges)
Pittore fiammingo attivo nella seconda metà del sec. 14° al servizio di Carlo V, re di Francia dal 1364 al 1380. L'arco cronologico del regno di Carlo V coincide quasi esattamente con quello dell'attività conosciuta di B., dal momento che i documenti noti riguardanti l'artista sono datati tra il 1368 e il 1381 (Prost, 1892). Nel 1368 egli doveva comunque essere al servizio della corte parigina già da un certo periodo di tempo, se il re gli assegna una casa per i servigi che "nous a faize le temps passé, fait encores chascun jour et esperons qu'il face on temps a venir" (Prost, 1892, p. 349ss.). Gli stessi documenti attestano l'origine fiamminga di B., dal momento che egli viene ricordato più volte come Jehan de Bruges: in quello del 1368 è citato esplicitamente come "Jehan de Bondolf dit de Bruges" (Prost, 1892, p. 350, nota che la effe finale di Bondolf deve, con tutta probabilità, avere carattere eufonico). L'artista stesso si firma Joahannes de Brugis nella sottoscrizione dell'unica sua opera conservatasi, la famosa miniatura presente in un manoscritto della Bible historiale di Guiart des Moulins, donato a Carlo V da Jean de Vaudetar, consigliere del re (Aia, Rijksmus. Meermanno-Westreenianum, 10 B 23, c. 2r).La miniatura si trova su un bifolio eseguito indipendentemente dal resto del codice, ma rilegato insieme a esso; a c. 1v una lunga e insolita iscrizione, tracciata in lettere d'oro, recita: "Anno Domini millesimo trecentesimo septuagesimo primo, istud opus pictum fuit ad praeceptum ac honorem illustri[s] principis Karoli regis Francie, etatis sue trecesimo quinto et regni sui octavo, et Johannes de Brugis, pictor regis predicti, fecit hanc picturam propria sua manu" (Avril, 1981, nr. 285; Sterling, 1987, p. 187). Non sembrano quindi sussistere dubbi sull'autografia della miniatura, che raffigura, al di sotto di un ricco padiglione decorato dei gigli d'oro di Francia, Carlo V in trono mentre riceve dalle mani di Jean de Vaudetar il prezioso manoscritto della Bible historiale. Si tratta di un manoscritto considerevolmente ricco di illustrazioni; ve ne sono infatti duecentosessantanove, eseguite per la maggior parte da un pittore proveniente con tutta probabilità dall'atelier del c.d. Maestro della Bibbia di Jean de Sy e autore delle miniature di un altro manoscritto appartenuto a Carlo V, contenente due testi astrologici: il Traité sur la sphère di Nicole Oresme e i Traités astrologiques di Pèlerin de Prusse (Oxford, St John's College, 164; Avril, 1981, nr. 289).La miniatura eseguita da B. si differenzia notevolmente, per stile e concezione dell'immagine, dalle altre del codice. Vi si nota soprattutto una particolare attenzione alla resa in profondità dell'ambiente in cui si svolge la scena, ottenuta sia con l'espediente - di assai probabile derivazione dalla pittura senese - di comporre un pavimento a mattonelle scorciate, le cui linee di fuga convergono verso il centro, sia con il racchiudere l'immagine entro una cornice d'oro, che finge un'ampia finestra ad arco trilobato, vero e proprio trompe-l'oeil di straordinaria eleganza. Della stessa eleganza sono intrinsecamente partecipi le figure dei due personaggi: il re avvolto in un manto morbidamente drappeggiato, Jean de Vaudetar chiuso in un abito aderente che, come quello del re, è reso in un semplice color grigio, sottilmente chiaroscurato. Colpisce anche l'estrema perspicuità della visione, che si evidenzia nella resa dei dettagli del trono su cui il re è seduto, nella precisa descrizione del codice offerto da Jean de Vaudetar e, soprattutto, nella intensità espressiva dei volti dei personaggi, resi con estrema attenzione al dato fisionomico.L'altra grande opera riferibile all'attività di B. è costituita dalla famosa serie degli arazzi dell'Apocalisse di Angers (Château, Mus. des Tapisseries, Gal. de l'Apocalypse). Si tratta della testimonianza più importante dell'arazzeria medievale, tanto per il livello qualitativo dell'ideazione e dell'esecuzione, quanto per il fatto di essere la più grande serie conservata. Essa mantiene infatti una relativa integrità, nonostante la perdita di circa un quinto delle scene originarie. La serie era composta da sei panni, ognuno dei quali era suddiviso in quattordici riquadri su due registri, per un totale di ottantaquattro scene; all'estremità sinistra di ogni panno era collocata una monumentale figura di vegliardo, seduta davanti a un leggio con un libro aperto, entro una complessa struttura architettonica, di marca schiettamente gotica.Nel gennaio 1378 (1377 secondo lo stile parigino) i libri contabili del duca Luigi I d'Angiò riportano questa uscita: "A Hennequin de Bruges, paintre du Roy notre Seigneur, sur ce qui lui peut ou pourra estre deu a cause des pourtraitures et patrons par lui faiz pour lesdiz tapiz a l'istoire de l'Appocalice par mandement [...] donné le derrenier jour de janvier 1377, et quittance dudit Hennequin de Bruges, donée le vingt huitième jour dudit mois, 50 franz" (Guiffrey, 1883, p. 297; Joubert, 1981, p. 125). B., qui indicato con il nome di Hennequin, diminutivo fiammingo di Jean, aveva dunque predisposto pourtraitures et patrons per questa serie di panni d'arazzo, commissionata dal duca d'Angiò, fratello di Carlo V, al mercante Nicolas Bataille e tessuta molto probabilmente nella bottega parigina dell'arazziere Robert Poinçon. I termini pourtraitures e patrons - quest'ultimo usato normalmente nel lessico tecnico dell'arazzeria per indicare i modelli a grandezza d'esecuzione su cui si basava la tessitura dei panni - non sono, nel caso specifico, di immediata e inequivoca definizione, ma sembrano comunque attestare una diretta responsabilità dell'artista nell'ideazione e nell'allestimento dell'Apocalisse di Angers (Joubert, 1981, p. 131ss.). Sterling (1987, p. 194) ritiene a questo proposito che le notevoli somme erogate a B. dalla tesoreria del duca d'Angiò - nel 1378 e poi nel gennaio e luglio del 1379 e nel marzo 1381, per un totale di 170 franchi - indichino un impegno rilevante che non poteva consistere nella sola stesura di bozzetti di piccolo formato, ma che probabilmente doveva comportare anche l'esecuzione dei modelli a misura. Sembra inoltre che B. dovette iniziare il proprio lavoro intorno al 1374, anno in cui non risulta retribuito dalla corte di Carlo V, perché preso da altri incarichi, verosimilmente la serie dell'Apocalisse di Angers (Sterling, 1987, p. 194). Non mancano tuttavia motivi di incertezza a proposito dell'ampiezza della partecipazione di B. alla realizzazione dei cartoni. Alcuni aspetti della esecuzione vera e propria dei panni d'arazzo non hanno ancora trovato una spiegazione univoca: in particolare, il fatto che a partire dalla metà circa del terzo panno (scena 30, secondo la numerazione di Planchenault, 1966) i fondi, in precedenza a tinta unita, appaiano disseminati di motivi ornamentali, come pure certe incongruenze nella esecuzione di dettagli anatomici e, ancora, la frequente riutilizzazione di un unico cartone nella raffigurazione di più personaggi (Joubert, 1981; Sterling, 1987). Ma l'esistenza di tali incongruenze non intacca la sostanziale omogeneità stilistica della serie di Angers, che appare quanto meno concepita da un'unica personalità artistica e comunque segnata dalla sua individualità.Le fonti cui B. si ispirò per la stesura della complessa iconografia apocalittica sono state individuate grazie a un codice con gli Inventaires de la Librairie du Louvre (Parigi, BN, fr. 2700; Avril, 1981, nr. 291), che contiene, da c. 2 a c. 37, un riscontro, datato 1380, di un più antico inventario redatto nel 1373, il cui originale è perduto. Vi si fa menzione di una "Apocalypse en françois, toute figurée et ystoriée et en prose", che una nota marginale segnala prestata dal re "à monsieur d'Anjou pour faire faire son beau tapis" (Joubert, 1981; Henderson, 1985). Il codice con l'Apocalisse citato dall'inventario è stato identificato con un manoscritto di Parigi (BN, fr. 403; Giry, 1876), databile verso la metà del sec. 13° e miniato probabilmente in Inghilterra.Anche gli arazzi di Angers, come la miniatura della Bible historiale di Jean de Vaudetar, mostrano l'attenzione posta da B. all'inserimento delle figure in uno spazio ben delimitato, alla cui definizione contribuisce in modo determinante la striscia di solido terreno su cui gravano i personaggi nettamente campiti sullo sfondo. Non appare azzardato cogliere in ciò una somiglianza con il pavimento a mattonelle in scorcio della miniatura firmata da B., il quale si dimostra - anche nell'Apocalisse di Angers - artista di grande maestria e di profonda cultura figurativa; qualità che lo distinguono nettamente (Avril, 1978; 1981) dai coevi miniatori francesi con i quali dalla critica è stato spesso posto in confronto.
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