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SISMONDI, Jean-Charles-Léonard Simonde de

di Walter MATURI - Enciclopedia Italiana (1936)
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SISMONDI, Jean-Charles-Léonard Simonde de

Walter MATURI

Storico, letterato ed economista, nato il 9 maggio 1773 a Ginevra dove compì gli studî. Dopo un breve periodo di permanenza a Lione, tornò a Ginevra nel 1792, ma nel 1793 dové lasciare di nuovo la sua patria per ragioni politiche. Andò in Inghilterra e assimilò la lingua, la storia, il costume del paese, scrivendo An abstract of the Constitution of England, che restò inedito. Verso la metà del 1794 credette di poter tornare a Ginevra, ma v'infieriva il terrore giacobino e si decise allora a partire per l'Italia, ove acquistò la villa di Valchiusa presso Pescia. Aristocratico a Ginevra, il S. fu ritenuto un giacobino in Toscana e venne arrestato due volte, la prima nel 1796, la seconda nel 1799. Come in Inghilterra, così in Toscana prese a interessarsi della vita economica e sociale del paese e pubblicò, al suo ritorno a Ginevra, un Tableau de l'agriculture toscane (1801) che, rivelandolo economista di vaglia, gli procurò la nomina a segretario del Consiglio del commercio, delle arti e dell'agricoltura del dipartimento del Lemano, poi a segretario della Camera di commercio del Lemano. In tale carica si trovò di fronte problemi, nei quali erano coinvolti gl'interessi della sua patria, e fu un pacifico ma tenace avversario del sistema economico di Napoleone. Nella lotta contro Napoleone conobbe Madame de Staël e prese a frequentare il castello di Coppet. Privo di larga cultura, S. restò dapprima sbalordito dalle brillanti discussioni, cui assistette. Poi la sua natura assimilatrice e il suo ingegno fermentarono, e nacquero l'Histoire des républiques italiennes du moyen âge (Zurigo 1807-1808: i primi 4 tomi; poi Parigi, 16 tomi, 1809-1818) e De la littérature du midi de l'Europe (Parigi 1813, voll. 4). Della Staël divenne un fervente e fedele ammiratore: la seguì in Italia (1804-1805) e in Austria e Germania (1808-1810).

Caduto Napoleone, S. sentì il dovere di partecipare attivamente alla vita politica della sua Ginevra. Nelle Considérations sur Genève dans ses rapports avec l'Angleterre et les États protestants, nelle "brochures" Sur les lois éventuelles e Sur la neutralité des Alpes, nelle critiche alla costituzione elaborata dai patrizî, espose il suo programma di politica estera e interna ginevrina. Battuto nelle sue aspirazioni liberali in patria, andò a Parigi e, quando Napoleone riprese il potere nei Cento Giorni, ebbe un colloquio (3 maggio 1815) con lui e ne sostenne poi la politica. Waterloo costrinse S. a ritornare in Svizzera, ma neppure in Svizzera spirava più buon'aria per lui, e ai primi del 1816 si ritirò a Valchiusa. Il 15 aprile 1819 sposò a Hanley, nella contea di Stafford, Jessie Allen. Da allora la vita di S. diventa assai poco interessante: rivide per l'ultima volta l'Italia nel 1836-38. Morì il 25 giugno 1842.

Come storico, S. legò il suo nome alla già ricordata Histoire des républiques italiennes du moyen âge e a l'Histoire des Français, Parigi 1821-44, 31 voll. in 8°: l'ultimo contiene una tavola generale alfabetica e il penultimo non è suo. L'Histoire des républiques italiennes ha due idee direttrici non bene mediate tra loro: l'idea della storia come libertà, come sviluppo, e l'idea della storia come determinata dai governi, dagl'istituti. L'Italia fu grande quando era libera nelle sue repubbliche, si rimpicciolì moralmente, quando la Chiesa e il Principato la chiusero in una cappa di piombo. Dall'una Italia si passò all'altra per colpa dei principi, come Lorenzo il Magnifico, dei condottieri, della Chiesa. Il concetto di libertà in S. non risolve in sé il concetto di causa e S. resta in una posizione intermedia tra la storiografia settecentesca e l'ottocentesca. Posizione debole sul terreno storiografico-filosofico, ma eccellente sul terreno storiografico-pubblicistico, perché permise a S. e alla storiografia liberale nazionale italiana, che da lui deriva, l'affermazione della storia come libertà e la critica alla Chiesa e ai regimi politici autoritarî. E fu questo, anzi, il maggior risultato dell'opera del S.: il potente contributo alla formazione della coscienza nazionale liberale in Italia.

Quanto all'Histoire des Français, il suo titolo stesso rappresentò una rivoluzione storiografica: non il territorio, non la monarchia, ma la nazione, i Francesi, sono il soggetto della storia. L'economista non era apparso nell'Histoire des républiques italiennes du moyen âge, ma ebbe la sua parte nell'Histoire des Franfais e aprì alla riflessione un vasto campo con l'affermazione che le condizioni d'una nazione per provvedere ai suoi bisogni fisici influiscono sulle sue tendenze morali e sullo spirito del governo che la regge. Ma solo i primi volumi dell'Histoire des Français rivelano certo vigore di concezione.

Nella critica letteraria, S. fu uno dei fondatori della critica romantica. Alle basi della sua opera De la littérature du Midi de l'Europe (Parigi 1813, voll. 4) sta l'idea del circolo della vita morale e politica con la vita artistica, esposta dalla Staël in De la littérature considérée dans ses rapports avec les institutions sociales. Dalla Staël ancora è mutuato il concetto dell'influenza del clima sulla letteratura, ma S. si emancipa da questa erronea concezione, allorché nota che nel seno d'una stessa letteratura nazionale - per esempio la spagnola del Medioevo e della Santa Inquisizione - esistono differenze profonde che non si possono attribuire al clima. Il romanticismo per il S. consisteva appunto in questo: nel respingere l'autorità d'una poetica unica, assoluta, e nello sforzarsi a comprendere nei loro caratteri peculiari e nel loro sviluppo le letterature nazionali. Del romanticismo italiano, S. fu ritenuto un maestro e negli scrittori del Conciliatore ebbe i primi seguaci.

Nell'economia politica, S. non fu un economista di professione, un economista nel senso rigoroso della parola: era un autodidatta e gli mancò la solida formazione scientifica iniziale; troppo sentiva più le contingenze politiche che le grandi esigenze teoretiche. A Ginevra, in un ambiente permeato d'anglomania, subì l'influsso dell'opera dello Smith e scrisse De la richesse commerciale (voll. 2, Ginevra e Parigi 1803), che fu con quella del Say la prima volgarizzazione sul continente europeo delle dottrin, inglesi. L'eccessivo statalismo napoleonico fortificò la fede liberista del S. ma, quando constatò gli effetti sociali e morali dello sviluppo della grande industria in Inghilterra, pubblicò i Nouveaux principes d'économie politique (Parigi 1819). L'economia non era per lui una scienza autonoma ma una parte d'una scienza più vasta, che oggi corrisponde all'economia sociale (Sozialpolitik). Il fatto che il S. sia stato tra i primi a sferrare la reazione contro il sistema capitalistico, lo ha fatto considerare come un precursore del socialismo, ma il suo socialismo parve al Marx e all'Engels un socialismo da piccolo borghese per il suo amore per le fortune medie, per le divisioni in parti uguali della proprietà, per le piccole aziende industriali e agricole. Il S. è storicamente rappresentativo per aver impersonato il tipo del nuovo Europeo, che ha incorporato l'unità vaga del cosmopolitismo settecentesco nell'unità concreta dell'europeismo ottocentesco.

Il S. ha lasciato un interessante epistolario (cfr. J. C. L. Sismondi, Fragments de son journal et correspondance, a cura della signorina de Montgolfier, Parigi e Ginevra 1857, Lettres inédites de S., de Bonstetten, de Madame de Staël et de Madame de Souza à la Comtesse d'Albany, a cura di Saint-René Taillandier, Parigi 1863; G. C. L. S., Epistolario, con intr. e note a cura di Carlo Pellegrini, vol. I [1799-1814], Firenze 1933; vol. II [1814-1823], Firenze 1935).

Bibl.: J. R. De Salis, S., 1773-1842, La vie et l'oeuvre d'un cosmopolite philosophe, Parigi 1932; id., S., Lettres et documents inédits suivis d'une liste des sources et d'une bibliographie, ivi 1932. Per l'uomo, cfr. F. Mignet, Portraits et notices historiques et littéraires, II, ivi 1852, p. 45 segg.; Ch. A. Sainte-Beuve, Nouveaux lundis, VI, ivi 1872, p. 24 segg. Per le origini del pensiero politico, R. Ramat, S. e il mito di Ginevra, Firenze 1936. Per lo storico, B. Croce, Alessandro Manzoni, Bari 1930, pp. 56-65. Per il critico, C. Pellegrini, Il S. e la storia delle letterature dell'Europa meridionale, Ginevra 1926. Per l'economista, A. Aftalion, L'oeuvre économique de J. d. S., Parigi 1899. Per l'influenza in Italia, F. Bariola, Un amico dell'Italia e degli Italiani, in Bollettino della Società pavese di storia patria, 1921.

Vedi anche
Anne-Louise-Germaine Necker baronessa di Staël-Holstein Staël-Holstein ‹stàal hòlètain›, Anne-Louise-Germaine Necker baronessa di (nota come Madame de Staël). - Scrittrice francese (Parigi 1766 - ivi 1817), figlia del ministro J. Necker. Formatasi sui principî di Rousseau, cui consacrò le Lettres sur les ouvrages et le caractère de Jean-Jacques Rousseau (1788), ... storiografia Scienza e pratica dello scrivere opere relative a eventi storici del passato, in quanto si possano riconoscere in essa un’indagine critica e dei principi metodologici. ● Il complesso delle opere storiche scritte in un determinato periodo o relative a un determinato argomento o basate su un determinato ... Ludovico Arborio Gattinara dei marchesi di Brème Brème, Ludovico Arborio Gattinara dei marchesi di. - Letterato (Torino 1780 - ivi 1820), allievo prediletto di T. Valperga di Caluso, considerò sempre le lettere legate al rinnovamento civile. Così nacque Il Conciliatore (avrebbe voluto chiamarlo Il Bersagliere), dove combatté in favore del romanticismo ... Pécchio, Giuseppe, conte Pécchio, Giuseppe, conte. - Economista e patriota (Milano 1785 - Brighton 1835), uditore presso il Consiglio di stato (1810-14) durante il Regno Italico, fu nominato dal governo austriaco deputato della congregazione provinciale di Milano (1819). Collaborò al Conciliatore (1818-19) con articoli su temi ...
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leonardista
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de
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