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SAY, Jean-Baptiste

di Anna Maria Ratti - Enciclopedia Italiana (1936)
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SAY, Jean-Baptiste

Anna Maria Ratti

Economista francese nato a Lione il 5 gennaio 1767, morto a Parigi il 15 novembre 1832. Prese parte come volontario alla campagna del 1792, diresse dal 1794 al 1799 la Décade philosophique littéraire et politique. Membro del tribunato nel 1799, dopo la pubblicazione del Traité d'économie politique (1803), per le idee liberali espressevi, fu dal Primo Console privato della carica e dovette attendere fino al 1814 per poterne far uscire la 2ª ed. (che può considerarsi un completo rifacimento dell'opera). Si dedicò nel frattempo agli affari e creò una filatura di cotone a Auchy-les-Hesdin (Pas-de-Calais). Rientrato a Parigi nel 1814, fu mandato per qualche tempo dal governo a studiare le condizioni economiche dell'Inghilterra e nel 1816 iniziò un corso di lezioni all'Athénée. Nel 1819 fu creata per lui una cattedra di economia industriale al Conservatoire des arts et métiers e nel 1830 gli fu conferita la prima cattedra di economia politica al Collège de France.

Il S. è noto soprattutto come chiarificatore e volgarizzatore delle teorie di A. Smith che - alleggerite delle digressioni storico-politiche e precisate anche in qualche punto - egli espose sistematicamente secondo la tripartizione (produzione, distribuzione, consumo), divenuta poi tradizionale. Non va dimenticato però il contributo personale da lui portato sia alla metodologia, sia al contenuto della scienza economica. Fu il primo infatti a considerare l'economia come una scienza puramente teorica e descrittiva, rompendo la lunga tradizione che ne aveva fatto una scienza eminentemente pratica, e a voler applicare a essa il metodo sperimentale (solo però nella formulazione dei principî generali da cui vanno dedotte poi le conseguenze particolari). L'economia politica deve essere, secondo egli stesso dice nel sottotitolo del Traité, "une simple exposition de la manière dont se forment, se distribuent et se consomment les richesses", la ricerca e l'esposizione cioè delle leggi naturali che regolano la vita economica, e che escludono, per la loro stessa natura, l'opportunità di ogni intervento.

D'altra parte si deve pure a lui il merito di avere ricollegato la distribuzione alla produzione e allo scambio, adombrando così vagamente la teoria dell'equilibrio economico, e di avere messo in piena luce la figura dell'imprenditore che era stata confusa dalla scuola inglese con quella del capitalista. Teorico dell'industrialismo, come è stato perciò giustamente considerato, diede alle dottrine fisiocratiche il colpo di grazia, sostenendo (nella via già accennata da É. Condillac) che produzione non è solo la creazione di materia, ma anche la creazione di utilità, per cui l'industria, il commercio e le stesse arti liberali che creano "prodotti immateriali" devono ritenersi produttori quanto l'agricoltura.

Con la famosa loi des débouchés (i prodotti si scambiano con i prodotti e con i servizî), che fu da lui ammirabilmente esposta e che porta il suo nome - benché già intravvista da J. Tucker e da F. Mengotti - e soprattutto con le conseguenze che egli ne trasse circa l'impossibilità di crisi generali di sovrapproduzione (ricordiamo a questo proposito le polemiche con R. Malthus e S. Sismondi), la necessaria solidarietà della vita economica e la giustificazione del libero scambio, egli diede poi all'economia liberale una particolare impronta di ottimismo fondato sulla fiducia nell'efficacia dello sforzo umano, più che nella benevolenza della natura. Ottimismo che caratterizzò per lungo tempo la scuola francese nei confronti di quella inglese dominata da R. Malthus e da D. Ricardo.

Opere: Traité d'économie politique (voll. 2, Parigi 1803; 7ª ed., a cura di A. Clément, 1861; trad. it., Torino 1854); Cours complet d'économie politique pratique (voll. 6, Parigi 1828-29; 3ª ed., a cura di H. E. Say, voll. 2, 1852). Le due suddette opere principali sono pubblicate anche, insieme con le opere minori, nelle Œuvres complètes (in Collect. des principaux économistes, IX-XII, Parigi 1840-48).

Bibl.: F. Ferrara, in Biblioteca dell'economista, s. 1ª, VII, Torino 1885; A. Liesse, Un professeur d'ec. pol. sous la Restauration: J.-B. S., in Journal des ècon., 1901, pp. 3-22 e 16174; E. Allix, J.-B. S. et les origines de l'industrialisme, in Rev. d'éc. polit., 1910, pp. 303-13, 341-63; id., La méthode det la conception de l'éc. polit. dans l'œuvre de J.-B. S., in Rev. d'hist. ècon. et soc., 1911, pp. 321-60; E. Teilhac, L'œuvre écon. de J.-B. S., Parigi 1927.

Vedi anche
David Ricardo Ricardo ‹rikàadou›, David. - Economista inglese (Londra 1772 - Gatcomb Park, Gloucestershire, 1823) di famiglia ebrea, convertito al cristianesimo. Considerato uno dei massimi esponenti della scuola classica, i suoi studi sulla svalutazione della moneta, sulla rendita fondiaria, sugli scambi internazionali ... marginalismo In economia, sia il metodo di analisi basato sul principio marginalistico e, in particolare, sull’individuazione delle scelte ottime degli agenti economici attraverso il confronto tra beneficio e costo marginale (relativo all’ultima unità di produzione o consumo), sia un particolare indirizzo teorico ... Pellegrino Róssi Róssi, Pellegrino. - Economista, giurista e uomo politico (Carrara 1787 - Roma 1848). Liberal-moderato, fu nominato da Pio IX ministro dell'Interno e della Polizia, con l'interim delle Finanze, nel governo formato nel settembre 1848. Il suo tentativo di laicizzare il dominio temporale gli attirò l'ostilità ... Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismóndi Sismóndi (fr. Sismondi ‹sismõdì›), Jean-Charles-Léonard Simonde de. - Storico, letterato ed economista svizzero (Ginevra 1773 - ivi 1842). Lasciata Ginevra nel 1793 per ragioni politiche, si recò in Inghilterra, dove si avviò allo studio dei problemi economici; nel 1794 venne in Italia e si stabilì in ...
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    Economista (Lione 1767 - Parigi 1832), membro del Tribunato nel 1799, fu privato della carica da Napoleone nel 1803 per le idee liberali espresse nel Traité; studiò a lungo in Inghilterra e insegnò poi all'Athénée (1816), al Conservatoire d'arts et métiers (1819) e al Collège de France (1830). È comunemente ...
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