jausir
Verbo provenzale, " gioire ", " godere ": al gerundio in Pg XXVI 144 vei jausen lo joi qu'esper, denan.
Il vocabolo, largamente usato nella lirica trobadorica per esprimere con varietà di valori semantici la gioia amorosa (v. JOI), nel discorso di Arnaut Daniel è trasferito in chiave religiosa, alludendo alla sperata prossima felicità, dopo la purgazione.
Nel verso dantesco forma coppia alliterante e figura etimologica con joi, stilema caro ai trovatori e allo stesso Arnaut (cfr. XVIII 6, ediz. Toja: " iauzirai ioi, en vergier o dinz cambra ").