SEIFERT, Jaroslav
Poeta boemo, nato a Praga il 23 settembre 1901.
Le prime raccolte Město v slzách (Città che piange, 1921) e Samá láska (Nient'altro che amore, 1923) sono pervase dalla fede nella rivoluzione e nel rinnovamento sociale.
Al movimento poetistico, che segnò la reazione alla poesia proletaria, aderì con Na vlnách T. S. F. (Sulle onde del telegrafo senza fili, 1925), Slavík zpívá špatně (L'usignolo canta male, 1926) e Poštovní holub (Colombo viaggiatore, 1929). Una diversione rappresenta la prosa Hvězdy nad Rajskou zahradou (Stelle sul giardino paradisiaco, 1929), serie di memorie del quartiere di Žižkov, ove il poeta nacque. In Jablko s klína (La mela dal grembo, 1933) trova una grazia verlainiana (egli ha tradotto Verlaine). Seguirono Ruce Venušiny (Le braccia di Venere, 1936), Jaro s Bohem (Primavera addio, 1937), Osm dní (Otto giorni, 1937), ciclo di meste poesie scritte per la morte del presidente Masaryk. La catastrofe boema ispirò a Seifert le glosse liriche di Zhasněte světla (Spegnete le luci, 1939). Durante la guerra apparvero Pantoumy o lásce (Pantumi [Strofe malesi] sull'amore, 1939), Malá romance o Ctiradovi a Šárce (Breve romanza su C. e Š., 1940), Malá romance o Oldřichovi a Boženě (Breve romanza su O. e B., 1940), Vějíř Boženy Němcovy (Il ventaglio di B. N., 1940). Allegoria di Praga e rievocazione dell'infanzia povera è il poema Světlem oděná (Vestita di luce, 1940).
Degli ultimi libri citiamo Jabloň sestrunami pavučin (Il melo dalle corde di ragnatele, 1943), Kamenný most (Ponte di pietra, 1944), Přílba hlíny (L'elmo d'argilla, 1947), Dokud nám neprší na rákev (Finché non piove sulla nostra bara, 1948).