SEIFERT, Jaroslav
(App. II, II, p. 805)
Poeta boemo, morto a Praga il 10 gennaio 1986. Nel 1984 gli è stato conferito il premio Nobel per la letteratura.
Dopo il 1948 rinunciò al lavoro giornalistico di redattore per dedicarsi esclusivamente alla poesia. Nel clima dello stalinismo egli ricercò valori sicuri nella tradizione boema, nelle reminiscenze dell'infanzia e sul tema di Praga. Con la raccolta Šel malíř chudĕ do svĕta ("Andò il pittore povero nel mondo", 1949) S. riscopre il mondo delle illustrazioni popolari di M. Aleš. I tredici rondò del ciclo Mozart v Praze ("Mozart a Praga", 1951; trad. it. nell'antologia Vestita di luce. Poesie 1925-1967, 1986), intrisi di malinconia, sono stati antedatati al 1946 per eludere la censura. Vĕnec sonetů ("Corona di sonetti"), dello stesso periodo, uscì a distanza di anni, in un volume con Praha ("Praga", 1956). Píseň o Viktorce ("La canzone su Viktorka", 1950) fu condannata dalla critica ufficiale del periodo, che mal sopportò il senso tragico della vita che ne emana. In Maminka ("La mamma", 1954) S. si rifugia nella memoria di un'infanzia povera e tuttavia ricordata con rimpianto; la raccolta ebbe una vasta popolarità e ottenne il premio di Stato. A partire dallo stesso anno iniziò la pubblicazione delle opere di S. in sette volumi (Dílo, "Opere", 1954-70).
Negli anni Cinquanta il verso di S. sembra ormai fissato: melodico e armonioso, esso conserva una forma strofica e ricche rime regolari. Con la raccolta Koncert na ostrovĕ ("Concerto sull'isola", 1965) sopravviene una sorprendente rigenerazione artistica: S. rinuncia in modo programmatico alle metafore e alla rima e nel suo verso libero penetrano toni da colloquio quotidiano. Le riflessioni sulla vita che inesorabilmente sfugge e i ricordi del passato si alternano a toni carichi d'ironia e durezza laddove S. parla della guerra o delle aberrazioni della società di oggi: come in Halleyova kometa ("La cometa di Halley", 1967), Odlévání zvonů ("La colata delle campane", 1967), Pražský hrad (Il Castello di Praga, in Carte segrete, 9, 1969). Più volte S. assunse posizioni coraggiose a favore della libertà di espressione nel proprio paese. Negli anni successivi all'intervento sovietico in Cecoslovacchia (1968) egli conobbe un nuovo periodo di ostracismo, rimanendo però sempre un autore molto letto e amato da un pubblico numeroso; tuttavia, mentre la sua opera precedente veniva riproposta in varie antologie, le poesie scritte negli anni Settanta circolarono a lungo solo in edizioni dattiloscritte. Deštník z Piccadilly (1979; trad. it., L'ombrello di Piccadilly, 1985) e Morový sloup (1977 e 1981; trad. it., La colonna della peste, 1985) uscirono all'estero prima che in Cecoslovacchia. Si tratta di raccolte in cui S. cerca la risposta alle angosce esistenziali e nello stesso tempo si aggrappa alla vita identificata con l'amore. La sperimentazione espressiva per alcuni aspetti riporta alla stagione poetica del S. giovane; vanno segnalati anche influssi del linguaggio biblico. Da menzionare a questo proposito il fatto che S. aveva tradotto, assieme a S. Segert, il Cantico dei cantici (Píseň písní, 1958).
L'ultima raccolta è intitolata Býti básníkem (1983; trad. it., Essere poeta, in antologia con L'ombrello di Piccadilly, citato). Il libro dei ricordi di S. porta il titolo programmatico di Ušecky krásy svĕta (1981 e 1982; trad. it., Tutte le bellezze del mondo, 1985).
Bibl.: A.M. Ripellino, Storia della poesia ceca contemporanea, Roma 19812; S. Corduas, in J. Seifert, Vestita di luce, Torino 1986; Z. Pešat, Jaroslav Seifert, Praga 1991.