Scrittore ungherese (Nagyfény 1899 - Budapest 1969); trascorse la gioventù in mezzo ai contadini della Ormányság, nella regione transdanubiana. Nei suoi romanzi (Szép Zsuska "Bella Zs.", 1924; Börtön "Carcere", 1925; A vas fiai "I figli del ferro", 1936; Boldog Margit "Beata Margherita", 1937; Julianus barát "Frate Giuliano", 1938; Süllyedő világ "Mondo che s'affonda", 1940) e nei suoi drammi (Földindulás "Frana", 1938; Végrendelet "Testamento", 1939) egli affronta tutti i problemi della gente ungherese, auspicando il rafforzamento etnico ed etico dei contadini, cui attribuisce la missione di far progredire la nazione magiara. Dopo la seconda guerra mondiale la sua problematica si è allargata, mostrandosi K. attento al destino dell'umanità nei romanzi: Vizöntő "Acquario", 1948; Az égő csipkebokor "Il roveto ardente", 1957; Új ég, új föld "Nuovo cielo, nuova terra", 1958.