GOYEN, Jan van
Pittore, nato a Leida il 13 gennaio 1596; morto all'Aia il 27 aprile 1656. Accanto ai Ruisdael è il più celebre dei paesisti olandesi del sec. XVII. Dopo essere stato con varî maestri a Leida rimase un anno (1616-17) a Haarlem con Isaia van de Velde. Nel 1618 si stabilì con proprio studio a Leida, ove già intorno al 1630 era considerato fra i principali artisti viventi. Trasferitosi nel 1634 all'Aia, nel medesimo anno passò a Haarlem nella casa di Isacco van Ruisdael, padre del famoso Jacob. All'Aia, grazie alla sua facile produttività, avrebbe potuto godere una vita agiata, ma, perdutosi in speculazioni di vario genere, morì in condizioni non floride. Una sua figlia sposò il pittore Jan Steen.
I quadri del v. G. attestano i suoi viaggi nelle Provincie Unite, per raccogliervi schizzi da cui poi trasse motivi. Raramente risultano dipinti sul sito. Mentre intorno al 1620 imitava ancora Isaia van de Velde, acquistò gradualmente una maniera personale, delicata, spesso alquanto languida, con una tavolozza grigio-bionda, con un'atmosfera ora limpida ora vaporosa, ma sempre naturalissima, senza gli elementi eroici e le note patetiche così cari al grande Ruisdael e a Jan Both. Di fronte a questi l'arte del v. G. è più contemplativa. La parte figurativa è sempre del tutto secondaria. Nell'ultimo ventennio della sua vita il maestro amò i vasti cieli nuvolosi che si riflettono nelle onde ora mosse ora calme di qualche largo fiume olandese. Fu assorto nello studio dei chiarori maestosi o timidi, dominato dall'alto silenzio degli spazî. Produsse allora quadri grandiosi come quelli nei musei di Schwerin (1641), di Cassel (1646), del "Mauritshuis" all'Aia (1655), dell'Istituto Städel a Francoforte sul Meno (1656).
Già durante la sua vita il v. G. ebbe imitatori, fra i quali ottimi Frans Knibbergen, Reinier van der Laeck, e Willem van der Schoeff, i cui quadri, quando non sono firmati, passano spesso sotto il nome del maestro. Degli altri suoi seguaci sono da notarsi Pieter van Asch, Willem Knijf e Jacob van der Croos. Salomon van Ruisdael subì il suo influsso.
Bibl.: O. Hirschmann, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XIV, Lipsia 1921; C. Hofstede De Groot, Holländische Maler, VIII, Esslingen-Parigi 1923, pp. 1-350; id., J. v. G., in The Burl. Mag., XLII (1923), pp. 4-27; I. H. I. Mellaert, Two Masterpieces by v. G., ibid., XLV (1924), p. 238.