Twardowski, Jan
Poeta polacco, nato a Varsavia il 1° giugno 1915. Ha iniziato a pubblicare singole poesie nel 1933, ma l'esordio in volume risale al 1937 con la raccolta Powrót Andersena (Il ritorno di Andersen). Attraverso l'influsso dei poeti riuniti intorno alla rivista Skamander (Scamandro), da cui si emanciperà negli anni Cinquanta, si manifestano alcune costanti dell'intera produzione poetica di T.: il paesaggio rurale come spazio lirico privilegiato e la particolare attenzione rivolta all'infanzia. A questa dedicherà più tardi una raccolta di brevi narrazioni catechistiche, Zeszyt w kratkę. Rozmowy z dziećmi i nie tylko z dziećmi (1973, Quaderno a quadretti. Conversazioni con i bambini e non solo con i bambini), scritte in una prosa mirata a sollecitare l'immaginazione infantile e che molto deve non solo ad Andersen, ma anche all'insegnamento di J. Korczak.
L'inizio degli studi teologici (1944) e la successiva consacrazione sacerdotale (1948) hanno segnato una nuova fase nella vita di T.: ormai poeta artisticamente maturo (Wiersze, 1959, Poesie), ha conseguito un notevole successo, anche internazionale, con Znaki ufności (1970, Segni di fiducia), confermato dalle successive raccolte e volumi antologici, tra cui Niebieskie okulary (1980, Gli occhiali celesti), Na osiołku (1986, Sull'asinello), Nie przyszedłem pana nawracać. Wiersze 1937-1985 (1986, Non sono venuto per convertirLa. Poesie 1937-1985), Trzeba iść dalej, czyli spacer biedronki (1994, Bisogna andare avanti, ovvero passeggiata della coccinella).
La sua poesia nasce dal contatto con la comune esperienza di tutti i giorni e dalla missione sacerdotale, aliena da intenti moralistici e didatticheggianti, percorsa da motivi mariani e da riflessioni sulla centralità della figura del Cristo, prive di qualsivoglia speculazione teologica, ma direttamente ispirate alla fonte primaria del Vangelo. La forma di supplica, di litania, di tanti suoi versi, diventa implorazione privata, non più collettiva, che assorbe elementi del cantico e della poesia popolare, attingendo a tratti anche ai motivi delle narrazioni apocrife. Lontana dalla poesia devozionale ridondante di metafore, la lingua poetica di T. guarda alla semplicità della parola evangelica respingendo ogni autocompiacimento estetico (Postanowienie, Proponimento, in Znaki ufności). La linearità del discorso lirico, denso di colloquialismi, si risolve non di rado nell'aforisma, o nel paradosso, che non è solo figura retorica, ma punto di partenza di una visione dialettica del mondo, mai pessimista, in cui anche lo spazio profano della vita quotidiana, insieme alla natura, permette di cogliere l'invisibile presenza e la saggezza creatrice di Dio.
bibliografia
A. Sulikowski, Świat poetycki księdza Jana Twardowskiego (Il mondo poetico del sacerdote Jan Twardowski), Lublin 1995.