SWEELINCK, Jan Pieterszon
Musicista, nato a Deventer (o ad Amsterdam?) nel 1562, morto ad Amsterdam il 16 ottobre 1621. Suo padre era organista alla "Vecchia Chiesa" di Amsterdam, e lo Sw. gli successe nel 1580, dopo averne esercitato le funzioni, in via straordinaria, per diversi anni. Non è certo ch'egli abbia studiato a Venezia sotto la guida di Gioseffo Zarlino e di A. Gabrieli, come molti hanno ritenuto. Si obietta tra l'altro, a questa opinione, la troppo breve durata che avrebbero avuto a Venezia gli studî dello Sw., del quale sappiamo essere egli di nuovo ad Amsterdam già nel 1577.
Comunque, dei due grandi Veneziani egli studiò le opere, traducendo le Istituzioni armoniche dello Zarlino (da lui detto "l'Apostolo della scienza musicale") e mostrando spesso stilemi marciani nelle sue proprie composizioni. Durante la sua vita egli ottenne immensa gloria come virtuoso non soltanto d'organo ma anche di clavicembalo: alle sue esecuzioni organistiche traeva gran folla d'entusiasti, e la città di Amsterdam gli fece donativo d'un costoso clavicembalo d'Anversa. Alla sua morte fu dettato dal poeta olandese Joost van den Vondel un epitafio nel quale egli è chiamato "Fenice della musica".
Il valore delle sue composizioni ha del resto conservato il nome dello Sw. in grande onore. Sembra che - lui vivo - di esse fossero ricercate più le pagine vocali che le strumentali, e in ogni caso è significativo il fatto che prima del 1621 non siano apparse edizioni se non di musiche vocali. Delle quali edizioni si possono intanto ricordare: 4 libri di Psaumes de David da 4 a 8 voci (Amsterdam e Haarlem 1604-23; rist. Berlino [su testo tradotto] 1616-18); Rimes françaises et italiennes da 2 a 3 voci avec chansons a 4 (Leida 1612); Cantiones sacrae cum basso continuo ad organum a 5 voci (Anversa 1619); oltre a canti per nozze e canzoni varie in raccolte collettive.
Ma l'edizione integrale curata da M. Seiffert a Lipsia (1895-1901) per la Vereeniging voor Noord-Nederlands Musikgeschiedenis comprende nei suoi 12 volumi, oltre alle dianzi citate pagine vocali, anche un lavoro didattico (contenente regole e norme per i compositori), e quella ricca serie di pagine strumentali per organo e per clavicembalo alla quale specialmente è oggi legata la maggior gloria dello Sw.
Se infatti nelle composizioni vocali lo Sw. ha saputo raggiungere una solidità e una forza stilistica tali da bastare, tra l'altro, alla creazione di tutto un corpus di canto sacro ancora oggi in onore nella famiglia calvinista - anche più dense di valori estetici e storici sono quelle Fantasie, Toccate, Variazioni per tastiera d'organo o di cembalo, cui non solo le scuole olandesi ma anche quelle tedesche fecero capo fino all'apparizione di G. Frescobaldi. Ivi infatti troviamo alcune delle più importanti basi della secentesca scrittura per tastiera: tra le altre, un forte avviamento al fugato, un sicuro intuito delle risorse d'un dato canto riguardo alla variazione, un accorto procedimento modulatorio, venato spesso di cromatismo. Senza dubbio l'estro dello Sw. è meno vario e libero di quello che dinamizza e illumina le pagine nord-italiane del tempo. Ma in compenso la composizione sweelinckiana, che tien già conto delle stilistiche del vecchio Gabrieli e di Claudio Merulo (per tacere degli altri pur significativi italiani), rappresenta già un ulteriore passo dialettico: vi si avverte un ripensamento unitario di quelle esperienze e delle altre concomitanti nel tempo. La scrittura strumentale è già più calma e disciplinata: i varî piani della polifonia vi sono più costanti e levigati e il discorso vi procede con densità musicale anche nei passi di effetto. Musica non molto fervida, né ricca di colore, ma eminente nella storia appunto per questa sua intima riassunzione di varî stilemi in uno "stile" coerente, sicuro ed ampio, dal quale muovono, verso il loro nuovo differenziamento, molti dei più forti esponenti della tastiera secentesca.