Lenica, Jan
Regista del cinema di animazione e illustratore polacco, naturalizzato francese, nato a Poznań il 4 gennaio 1928 e morto a Berlino il 5 ottobre 2001. Autore di cultura europea, molto vicino allo spirito di E. Ionesco e A. Jarry, surrealista nella concezione e tragicomico nell'impostazione, interpretò la condizione dell'uomo metropolitano con tecniche originali che permettono di annoverarlo tra i maggiori innovatori dell'animazione contemporanea. I suoi film, illustrazioni e manifesti sono stati oggetto di mostre e retrospettive in tutto il mondo. Nel 1960, 1963 e 1965 fu premiato all'Internationale Kurzfilmtage di Oberhausen mentre nel 1986 gli venne assegnato il premio alla carriera; ricevette inoltre il Bundesfilmpreis nel 1964, 1965 e 1969.
Dopo aver studiato arte e musica con il padre Alfred Lenica, noto pittore di scuola espressionista, seguì i corsi di architettura al Politecnico di Varsavia, dove si laureò nel 1952. Nel 1945 esordì come caricaturista sulla rivista satirica "Szpilki" (Spilli), affinando così i suoi interessi verso la grafica, e divenendo, a partire dal 1952, uno dei maestri della cartellonistica polacca, soprattutto per i suoi manifesti cinematografici per la Film Polski, grazie ai quali ricevette numerosi premi in vari Paesi. Il suo esordio nel cinema di animazione risale al 1957, quando realizzò, in collaborazione con Walerian Borowczyk, i cortometraggi Był sobie raz (C'era una volta), Nagrodzone uczucia (I sentimenti premiati), Strip Tease e Sztandar młodych (Lo stendardo dei giovani), oggi considerati dei classici dell'animazione polacca. Seguì il film sperimentale dal vero Dom (1958, La casa). Già da queste opere si delinea la tendenza dei due maestri verso l'uso spregiudicato e funzionale delle diverse tecniche dell'animazione, spesso alternate nello stesso film: carta ritagliata, pittura sotto la macchina da presa, incisioni animate, disegni, riprese dal vero. Nel 1959, durante un soggiorno a Parigi, L. realizzò, in collaborazione con Henri Gruel, Monsieur Tête, su un testo di Ionesco, un'assurda storia con metamorfosi e allucinazioni che ben si combina con il suo visionario uso dell'animazione. Nowy Janko muzykant (1960, Il nuovo Janko musicista), dall'omonimo racconto di H. Sienkiewicz, fu il primo film che diresse da solo, seguito da Labyrint (1962, Il labirinto), entrambi basati su una poetica di impronta esistenzialistica. Nel 1963 si trasferì in Francia, ma lavorò spesso anche in Germania, dove tornò a Ionesco con Die Nashörner (1963), tratto dalla pièce Le rhinocéros, in cui i temi del teatro dell'assurdo vengono trasposti nell'animazione con rara pulizia compositiva, riscontrabile anche nei successivi A (1964), La femme-fleur (1965), da un testo di A. Pieyre de Mandiargues, Weg zum Nachbarn (1966) e Stilleben (1969), gli ultimi due di produzione tedesca, che lo collocarono tra i più geniali artisti dell'animazione internazionale. Nel 1969 realizzò il suo primo lungometraggio, Adam II, anch'esso di produzione tedesca (e che ricorda Le théâtre de M. et M.me Kabal, 1967, di Borowczyk) dove L. tracciò, nel suo consueto stile rigoroso ed essenziale, il profilo di un uomo immerso nella più totale solitudine, asservito fisicamente e spiritualmente alla scienza e alla tecnologia, e che pure cerca di preservare una delle componenti peculiari della natura umana, la curiosità. Il passaggio al lungometraggio non intaccò la matrice sperimentale del lavoro di L., il quale aveva impiegato tre anni per realizzare questo film, servendosi di un numero ridottissimo di collaboratori. Su un registro stilistico, tecnico e contenutistico completamente diverso si colloca il successivo Fantorro, le dernier justicier (1971), parodia dei serial e omaggio al cinema di Louis Feuillade, realizzato mediante una disinvolta combinazione di disegno animato e pixillation (ripresa di attori e scene dal vero a passo uno). In quest'opera emerge un L. ormai padrone del linguaggio cinematografico, ironico, intriso di nostalgia del sogno surrealista e del cinema delle origini, come risulta evidente dalla fotografia in bianco e nero con interventi di coloritura a mano sul fotogramma. Nello stesso anno tornò al disegno animato e ai suoi temi abituali con Die Holle, di produzione tedesca, l'inquietante storia di un uomo segregato all'interno di un orologio. Nel corso di un periodo di insegnamento alla Harvard University (a Cambridge nel Massachusetts) realizzò per il Film Study Center Landscape (1974). Al suo rientro in Francia si avvicinò alla patafisica di A. Jarry, dapprima con lo special televisivo di produzione tedesca Ubu roi (1976) e poi con il lungometraggio Ubu et la grande gidouille (1979), tratto da Ubu enchaîné e Ubu cocu. Nel 1979 diresse il Dipartimento di animazione dell'università di Kassel. Nel 1986 si trasferì in Germania, dove fino al 1994 insegnò alla Hochschule der Künste di Berlino. Dopo una lunga assenza dal cinema, a partire dal 1995 lavorò in Polonia alla realizzazione di Wyspa R.O. (L'isola R.O.), un mediometraggio che combina riprese dal vero e tecniche di animazione, e che uscì alla fine del 2001, poco tempo dopo la sua morte.Gli sono stati dedicati in Polonia tre documentari a carattere biografico, Lenica (1994) di Wojciech J. Kukla, Jan Lenica (1995) di Joanna Cichocka-Gula e Wyspa Jana Lenicy (1998, L'isola di Jan Lenica) di Marcin Gyżycki.
Z. Kałuzyński, Jan Lenica, Warszawa 1963.
Jan Lenica, hrsg. Z. Kałuzyński, Oberhausen 1966.
Jan Lenica, éd. J.-L. Passek, Paris 1980.
Jan Lenica, Plakat- und Filmkunst, hrsg. H.-J. Kristahn, Berlin 1981.
Jan Lenica, hrsg. J. Döring, Hamburg 1991.
Centrum Sztuki Współczesnej (Centro per le arti contemporanee), Jan Lenica, Warszawa 2000.
Jan Lenica: labyrint, a cura di E. Czerwiakowska, T. Kujawski, Poznań 2002.