Whale, James
Regista teatrale e cinematografico inglese, naturalizzato statunitense, nato a Dudley il 22 luglio 1889 e morto a Hollywood il 29 maggio 1957. Fu un regista colto e raffinato, capace di spaziare con eleganza tra generi diversi. La sua fama è legata a tre film horror, in seguito oggetto di numerosi remake: Frankenstein (1931), The invisible man (1933; L'uomo invisibile) e Bride of Frankenstein (1935; La moglie di Frankenstein).
Di famiglia operaia, dopo studi brevi e irregolari nel 1910 trovò lavoro a Londra come cartoonist. Durante la Prima guerra mondiale fu catturato dai tedeschi, e nel campo di prigionia si accostò al teatro come regista. Una volta liberato continuò a occuparsene come attore e scenografo, e nel 1928 mise in scena Journey's end di R.C. Sheriff, che ebbe grande successo. Dopo aver portato lo spettacolo a Broadway, venne chiamato a Hollywood: direttore dei dialoghi per alcuni film, diresse poi la trasposizione cinematografica di Journey's end (1930). Venne quindi assunto da Carl Laemmle Jr della Universal Pictures, con il quale stabilì rapidamente uno stretto e fecondo sodalizio professionale. Girò Waterloo bridge (1931; La donna che non si deve amare), mélo tratto dal dramma di R.E. Sherwood, ma a metterlo in luce fu Frankenstein, la più celebre e la migliore fra le trasposizioni del romanzo di M. Shelley. Affidato alla maschera di Boris Karloff (il mostro) ma anche alla finezza interpretativa di Colin Clive (il dottor Frankenstein), il film, con uno stile asciutto ma elaborato dal punto di vista visivo, riesce a far emergere la complessità dei rapporti tra la 'creatura' e il suo artefice, con commoventi toni di dolente melanconia. Divenuto il regista di punta della Universal, nei cinque anni successivi alternò le commedie e i drammi romantici alle storie ricche di mistero, tra le quali spiccano The invisibile man, dal romanzo di H.G. Wells, visivamente ragguardevole, anche in virtù di elaborati effetti speciali (come la fasciatura che occulta il volto del protagonista Claude Rains), e Bride of Frankenstein, dalle immagini di forte impatto, come la celebre e bizzarra acconciatura provvista di antenne della protagonista (Elsa Lanchester), o l'incontro della 'creatura' con un pifferaio, dal cui dolce suono rimane incantata. Di minore qualità, pur se comunque interessanti, sono invece altri suoi titoli gotici o fantastici del periodo, come The old dark house (1932), dal romanzo Benighted di J.B. Priestley, e The kiss before the mirror (1933; Il bacio davanti allo specchio), dal dramma di L. Fodor. Benché poco portato per il musical, W. fece un grande successo anche dell'ambizioso Show boat (1936; La canzone di Magnolia), dallo spettacolo teatrale di J.D. Kern e O. Hammerstein II basato sul romanzo di E. Ferber. Nello stesso anno però Laemmle perse il controllo della Universal, e i nuovi dirigenti, che puntavano su produzioni meno costose e visivamente più tradizionali, relegarono W. in posizione marginale, restringendogli i finanziamenti e lo spazio di libertà creativa. Il regista fu confinato a film di committenza, diretti sotto il controllo dei produttori; gli unici di valore sono la commedia The great Garrick (1937; L'ultima beffa di Don Giovanni), dalla pièce Ladies and gentlemen di E. Vadja, il dramma romantico Port of seven seas (1938; Il porto dei sette mari), dalla pièce Fanny di M. Pagnol, e l'avventuroso The man in the iron mask (1939; La maschera di ferro), dal romanzo di A. Dumas padre. Stanco di questa situazione, nel 1941 W. abbandonò il cinema e si dedicò alla pittura e al teatro. Tentò un ritorno con il noir Hello out there (1949), dal dramma di W. Saroyan, che però, nonostante le lodi di Jean Renoir, John Huston e Charlie Chaplin, non trovò un distributore. Ormai dimenticato da tutti, fu trovato annegato nella sua piscina, forse suicida.
Nel 1962 ha avuto inizio il processo di riscoperta e rivalutazione delle sue opere (anche di Hello out there, proiettato nelle sale per la prima volta nel 1967), attraverso saggi, retrospettive (tenutesi a San Sebastián nel 1989 e a Lisbona nel 1991), romanzi (Father of Frankenstein, 1995, di Ch. Bram; En enfer avec James Whale, 1999, di F. Rivière), film (Gods and monsters, 1998, Demoni e dei, di Bill Condon, tratto dal libro di Bram).
R. Ellis, A journey into darkness: the art of James Whale's horror films, New York 1980; J. Curtis, James Whale, Metuchen (NJ) 1982, 2a ed. accresciuta James Whale: a new world of gods and monsters, Boston 1998; M. Gatiss, James Whale: a biography, London-New York 1995.