Stewart, James
Nome d'arte di James Maitlandt, attore cinematografico statunitense, nato a Indiana il 20 maggio 1908 e morto a Los Angeles il 2 luglio 1997. Uno degli interpreti più amati di Hollywood, simbolo perfetto dell'americano medio, onesto, semplice e diretto, intrepido uomo qualunque che incarna la tranquilla ma eroica fermezza di principi, l'idealismo e l'ottimismo di un'intera nazione. Nel corso della sua lunga carriera, costellata di successi, ottenne il premio Oscar nel 1941 con The Philadelphia story (1940; Scandalo a Filadelfia) di George Cukor e, dopo varie nominations, nel 1985 gli fu conferito un Oscar alla carriera, oltre alla Medal of freedom, la più importante onorificenza civile americana.
Di famiglia borghese, studiò architettura a Princeton e iniziò a calcare i palcoscenici di Broadway insieme all'amico Henry Fonda. L'aspetto delicato e i modi schivi, da timido e laconico ragazzo di provincia, resero complicati i suoi primi passi nell'universo hollywoodiano. Esordì sullo schermo nel ruolo di un reporter in un modesto giallo con Spencer Tracy, Murder man (1935; Ultime notizie) di Tim Whelan. Messo sotto contratto dalla Metro Goldwyn Mayer, nel 1936 ebbe ruoli minori nelle commedie Wife versus secretary (Gelosia) di Clarence Brown, Small town girl (La provinciale) di William A. Wellman e The gorgeous hussy (Troppo amata), ancora di Brown, ottenendo la sua prima parte importante accanto a Eleanor Powell nel film musicale Born to dance (Nata per danzare) di Roy Del Ruth. Il ruolo da protagonista arrivò con la parte del netturbino nel melodramma Seventh heaven (1937; Settimo cielo) di Henry King, seguito dall'innocua commedia Navy blue and gold (1937; La vita a vent'anni). Dopo altre partecipazioni a film di scarso rilievo, come Vivacious lady (1938; Una donna vivace) di George Stevens e Of human hearts (1938; Cuori umani) di Brown, arrivò al successo grazie alla divertente commedia di Frank Capra You can't take it with you (1938; L'eterna illusione), in cui interpreta il figlio di un banchiere che s'innamora di una ragazza di modesta condizione. Investigatore nei guai ma salvato dall'amore nella curiosa commedia gialla It's a wonderful world (1939; Questo mondo è meraviglioso) di W.S. Van Dyke, S. esordì nel western nel ruolo dello sceriffo dai solidi principi di Destry rides again (1939; Partita d'azzardo) di George Marshall al fianco di Marlene Dietrich.
Tornò a lavorare con Capra nella perfetta commedia idealista e 'democratica' Mr. Smith goes to Washington (1939; Mister Smith va a Washington) ‒ per la quale ottenne una nomination all'Oscar ‒ e interpretò il romantico commesso che scrive lettere d'amore a una ragazza sconosciuta in The shop around the corner (1940; Scrivimi fermo posta) di Ernst Lubitsch. Con The Philadelphia story, elegante commedia sofisticata diretta da Cukor, entrò ufficialmente nell'Olimpo dei divi hollywoodiani per la sua interpretazione del reporter Mike Connor, che restituisce all'ex marito ancora innamorato (Cary Grant) la bella ereditiera (Katharine Hepburn) in procinto di risposarsi con un insopportabile politico. Prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale S. fece in tempo a prendere parte alla pirotecnica commedia musicale Ziegfeld girl (Le fanciulle delle follie) di Robert Z. Leonard, uscito nel 1941. Durante il conflitto prese i gradi di colonnello e pilotò il suo bombardiere in numerose missioni operative sulla Germania (fino al suo ritiro dal servizio, avvenuto nel 1968, S. fu brigadiere generale nella riserva dell'Air Force, il grado più alto mai raggiunto nell'esercito da un uomo di spettacolo). Carico di decorazioni, tornò alla vita civile e sullo schermo nel nuovo film di Capra, la fortunata e fiabesca commedia It's a wonderful life (1946; La vita è meravigliosa), che gli valse una nuova nomination all'Oscar per l'interpretazione del buon George Bailey, sull'orlo della bancarotta dopo una vita dedicata al prossimo e aspirante suicida, ma salvato da un angelo. Seguì quindi un'altra parabola edificante, sebbene assai meno riuscita, Magic town (1947; La città magica) di Wellman. S. cominciò a uscire parzialmente dal cliché del personaggio candido, timido, gentile e un po' goffo in Call Northside 777 (1948; Chiamate Nord 777) di Henry Hathaway, ispirato a un fatto di cronaca, in cui interpreta un cinico giornalista che a poco a poco si convince dell'innocenza di un giovane ingiustamente accusato dell'omicidio di un poliziotto. Nel 1948 con Rope (Nodo alla gola o Cocktail per un cadavere), in cui calibra con perfetta intensità la figura del professore che smaschera due suoi allievi colpevoli di un delitto gratuito, cominciò la sua collaborazione con Alfred Hitchcock, per poi tornare l'anno successivo a impersonare il tipico eroe americano ‒ un asso del baseball che riprende a giocare dopo aver perso una gamba ‒ in The Stratton story (1949; Il ritorno del campione), diretto da Sam Wood.
Gli anni seguenti ‒ epoca d'oro della carriera di S., money making star dal 1952 al 1957, con un rivoluzionario contratto per la Universal Pictures che gli concedeva una percentuale sugli incassi ‒ lo videro impegnato principalmente nel genere western. Al toccante Broken arrow (1950; L'amante indiana) di Delmer Daves, uno dei primi western 'dalla parte degli indiani', seguì Winchester '73 (1950) di Anthony Mann, raffinata variazione sul tema della vendetta, modello della lunga serie di film interpretati da S. per il regista. In Harvey (1950), deliziosa commedia surreale diretta da Henry Koster, S. fornì una delle sue prove più sorprendenti (ottenendo la quarta nomination all'Oscar) nel difficile ruolo di Elwood Dowd, l'alcolizzato sognatore ‒ che la sorella farà ricoverare in una clinica psichiatrica ‒ che vive in un suo mondo fantastico in compagnia di un immaginario grosso coniglio parlante (ruolo già recitato da S. a Broadway nel 1947). Fu poi il medico/clown Buttons in The greatest show on earth (1952; Il più grande spettacolo del mondo) di Cecil B. DeMille, ambientato nel mondo del circo. Tra il 1952 e il 1956 S. lavorò esclusivamente con Mann (sette film) e Hitchcock (due). Per il primo interpretò, in successione, i due western Bend of the river (1952; Là dove scende il fiume) e il magistrale The naked spur (1953; Lo sperone nudo), in cui S. è un cacciatore di taglie; Thunder bay (1953; La baia del tuono), il biografico The Glenn Miller story (1953; La storia di Glenn Miller), lo straordinario The far country (1955; Terra lontana), drammatica parabola western ambientata fra Canada e Alaska, il poco significativo Strategic air command (1955; Aquile nell'infinito) e il capolavoro assoluto di Mann, ancora una volta un western, The man from Laramie (1955; L'uomo di Laramie), epica e magnifica tragedia della frontiera dai toni shakespeariani che condensa con superba intensità i temi prediletti del regista ‒ la vendetta, la violenza, il destino. Di altissimo livello anche i film che in quel periodo S. realizzò con Hitchcock: Rear window (1954; La finestra sul cortile), immortale classico della suspense, e The man who knew too much (1956; L'uomo che sapeva troppo), complesso intrigo giallo esaltato da un uso raffinato e allusivo del sonoro. Dopo essere stato il leggendario aviatore Charles Lindbergh in The Spirit of St. Louis (1957; L'aquila solitaria) di Billy Wilder, ricostruzione della prima trasvolata solitaria dell'Atlantico, S. tornò al western con Night passage (1957; Passaggio di notte) di James Neilson e girò il suo quarto film con Hitchcock, l'inquietante giallo psicologico Vertigo (1958; La donna che visse due volte), in cui S. è il detective sofferente di vertigini che s'innamora della bella suicida ‒ e poi della sua presunta sosia ‒ impersonata da Kim Novak. Seguì il raffinato dramma giudiziario Anatomy of a murder (1959; Anatomia di un omicidio) di Otto Preminger, che valse a S. ‒ impeccabile e misurato nel ruolo dell'avvocato di provincia Paul Biegler ‒ la sua ultima nomination all'Oscar nonché la coppa Volpi alla Mostra del cinema di Venezia. Agente investigativo a fine carriera in The FBI story (1959; Sono un agente dell'FBI) di Mervyn LeRoy, maggiore dell'esercito in missione in Cina nel 1944 in The mountain road (1960; Tempesta sulla Cina) di Daniel Mann, S. avviò la sua collaborazione con John Ford interpretando l'anziano sceriffo di Two rode together (1961; Cavalcarono insieme), per poi ricoprire il ruolo del senatore Stoddard‒ rivale in amore del solitario cowboy interpretato da John Wayne ‒ nel crepuscolare, amaro e serrato western da camera The man who shot Liberty Valance (1962; L'uomo che uccise Liberty Valance), uno degli ultimi capolavori del regista. Fece poi parte del cast prestigioso della spettacolare epopea a episodi How the West was won (1962; La conquista del West), per la regia di Ford, Henry Hathaway e George Marshall. Padre di una studentessa ribelle (Sandra Dee) nella simpatica commedia Take her, she's mine (1963; Prendila, è mia) di Koster, fu Wyatt Earp nell'ultimo, discontinuo western di Ford Cheyenne Autumn (1964; Il grande sentiero), destinato a risolversi in un di-sastro commerciale. Dopo quest'ultimo lavoro, S. non fu più diretto da autori di rilievo ‒ a eccezione di Robert Aldrich ‒, e la sua carriera cominciò inesorabilmente a declinare. Girò l'innocua commedia Dear Brigitte (1965; Erasmo il lentigginoso) ancora di Koster, in cui è il padre di un piccolo genio della matematica che idolatra Brigitte Bardot, poi la tronfia epopea in costume Shenandoah (1965; Shenandoah la valle dell'onore) di Andrew McLaglen. Ebbe ancora una buona occasione nel ruolo del pilota fallito dell'avventuroso The flight of the Phoenix (1965; Il volo della Fenice) di Aldrich, dopodiché si ritrovò impegnato ‒ ma sempre meno convinto e convincente ‒ in una lunga serie di western più o meno stereotipati, confinato in malinconici ruoli da 'anziano'. Rude cowboy nel rurale The rare breed (1966; Rancho Bravo) ancora di McLaglen, bravo sceriffo nell'incolore Firecreek (1968; L'ora della furia) di Vincent McEveety, bandito in fuga nell'altrettanto poco significativo Bandolero! (1968) di McLaglen, vecchio mandriano che cerca di trasformare un bordello in albergo nella commedia The Cheyenne social club (1970; Non stuzzicate i cowboys che dormono) di Gene Kelly. Diede temporaneamente addio al cinema con Fool's parade (1971; L'uomo dinamite) di McLaglen, nella parte di un anziano galeotto.
Gli anni successivi lo videro attivo quasi esclusivamente in produzioni televisive, come le serie The James Stewart show (1971-72) e Hawkins (1973-74), in cui interpreta un vecchio avvocato, ruolo che gli valse un Golden Globe. Di idee politiche conservatrici, fu favorevole alla guerra in Vietnam, ma proprio in quel conflitto perse uno dei suoi figli. S. riapparve sullo schermo, come comprimario di lusso, in The shootist (1976; Il pistolero), western patibolare diretto da Don Siegel con John Wayne anziano e malato cowboy in cerca di vendetta e un cast di vecchie glorie. Dopo Airport '77 (1977) di Jerry Jameson prese parte a The magic of Lassie (1978; La più bella avventura di Lassie) di Don Chaffey e quindi a The big sleep (1978; Marlowe indaga) di Michael Winner, nuova versione del noir di R. Chandler assai lontana dalle irrecuperabili atmosfere del film di Howard Haks (1946). Seguì il ritiro definitivo dagli schermi, anche se S. apparve in seguito in numerosi documentari dedicati a Hollywood.
Nel 1989 pubblicò con notevole successo una raccolta di poesie dal titolo Jimmy Stewart and his poems, mentre nel 1991, quasi in un ironico e diretto addio al cinema, prestò scherzosamente la sua voce al cane-sceriffo Wylie Burp del cartone animato diretto da Phil Nibbelink e Simon Wells dal titolo An American tail: Fievel goes West (1991; Fievel conquista il West).
K.D. Jones, A.F. McClure, A.E. Twomey, The films of James Stewart, New York 1970.
H. Thompson, James Stewart, New York 1974.
J.R. Parish, D.E. Stanke, The all-Americans, New York 1977.
J. Robbins, Everybody's man: a biography of James Stewart, New York 1985.
T. Thomas, A wonderful life: the films and career of James Stewart, Secaucus (NJ) 1988.