PARKINSON, James
Medico, nato a Hoxton (Middlesex, Inghilterra) l'11 aprile 1755, morto a Londra il 21 dicembre 1824. Esercitò la medicina quasi costantemente a Londra: ingegno multiforme, si occupò anche di geologia, di paleontologia, di chimica.
Fu il primo in Inghilterra a descrivere esattamente un caso dí appendicite e a rendersi conto del pericolo rappresentato, in questa malattia, dall'eventualità della perforazione intestinale. Legò il suo nome alla paralisi agitante, malattia da lui descritta solo in un lavoro uscito a Londra nel 1817, col titolo: An essay on the shaking palsy. Altre opere: Medical admonitions addressed to families respecting of domestic medicine and the preservation of health (Londra 1799); The chemical pocket book, (ivi 1799); The way to health (ivi 1802).
Malattia di Parkinson. - Malattia che insorge per lo più nell'età matura, generalmente nel quinto decennio di vita. L'etiologia è ignota: l'azione dei traumi e delle emozioni, benché non sia negata da tutti, è certamente assai meno importante di quello che una volta si credesse; al più si tratta di fattori adiuvanti. Considerata per lungo tempo una nevrosi senza lesioni organiche anatomicamente apprezzabili, la malattia di Parkinson possiede invece, a quanto attualmente si conosce, un suo substrato anatomopatologico abbastanza ben definito.
Le lesioni istologiche colpiscono nel complesso quasi tutto l'encefalo, ma soprattutto, e con enorme prevalenza, le cellule del locus niger e del globus pallidus. Si tratta specialmente di alterazioni a carattere degenerativo, con atrofie, sclerosi, rigonfiamenti cellulari. Si rilevano inoltre distruzione di alcuni sistemi di cellule della nevroglia, alterazioni vasali. Le lesioni cellulari sono però di gran lunga le più importanti: la loro localizzazione prevalente nel globus pallidus e nel locus niger (formazioni filogeneticamente simili) permette di classificare la malattia di Parkinson tra le affezioni del sistema motorio extrapiramidale, delle quali essa è tra le più frequenti.
Le malattie di questo sistema si possono classificare, dal punto di vista della sintomatologia, in due gruppi: sindromi acinetico-iperton i che e sindromi ipercinetico-distoniche (v. nervoso, sistema). La malattia di Parkinson è l'affezione tipica del primo gruppo.
I sintomi caratteristici, che il più delle volte permettono di enunciare una diagnosi a prima vista, sono essenzialmente due: il tremore, e l'ipertonia dei muscoli che provoca uno stato di rigidità permanente, più o meno generalizzata. Il tremore è un sintoma molto precoce della malattia. Si manifesta negli arti e talvolta anche nei muscoli del viso. Negli arti è sempre più accentuato nelle parti distali e diventa meno evidente a mano a mano che si risale versti le parti prossimali. Ha un'ampiezza generalmente di qualche millimetro, un ritmo relativamente lento; è particolarmente apprezzabile allo stato di riposo, mentre è attenuato dai movimenti volontarî: si esagera invece durante le emozioni. Nelle dita delle mani, anche a causa dell'atteggiamento che esse abitualmente assumono (pollice in opposizione alle altre dita), il tremore simula il movimento che si compie per arrotolare una pillola o per contare delle monete. Negli arti inferiori, quando il malato è seduto, si ha un movimento continuo di urto del tallone contro il suolo; quando invece il malato è in posizione supina, si osserva per lo più un movimento di oscillazione laterale. Nella faccia si rilevano tremori della lingua, delle labbra, della mandibola. Il tremore s'inizia generalmente in una mano per estendersi poi con il progredire della malattia. Può anche restare localizzato in un caso la metà del corpo. In alcuni casi può mancare.
L'altro sintoma fondamentale è, come s'è detto, l'ipertonia muscolare. Questa è a carattere extrapiramidale (si osserva nei movimenti passivi di flessione e di estensione e si rileva con una sensazione di resistenza plastica permanente). Conseguenza dell'ipertonia muscolare è l'immobilità assoluta dei muscoli mimici, che conferisce al volto l'aspetto d'una maschera impassibile. Il tronco è flesso permanentemente in avanti. Gli arti superiori sono tenuti flessi ad angolo retto e addotti al tronco: si apprezza in essi il fenomeno della ruota dentata descritta da C. Negro. I movimenti volontarî, che sono del resto ridottissimi, si compiono con grande lentezza. L'andatura è a piccoli passi, a ritmo relativamente veloce, come se il malato stesse sempre in pericolo di cadere in avanti: una spinta leggerissima basta per mettere il soggetto in movimento, in qualunque direzione. I movimenti automatici associati (per es., quelli a tipo pendolare degli arti superiori) mancano. Subiettivamente il malato avverte una sensazione di astenia e di legatura in tutto il corpo.
Sintomi secondarî della malattia di Parkinson sono: loquela a scatti, talvolta veloce sino all'incomprensibilità, senza variazioni nel tono; disturbi vasomotorî e secretorî; di rado disturbi psichici. Il decorso è lentamente progressivo. La morte avviene per cause intercorrenti. Rimedî sintomatici contro il tremore e la rigidità sono la scopolamina, la duboisina, lo stramonio.
Sindrome Parkinsonoide da encefalite epidemica cronica. - Osservata dopo l'epidemia del 1918-1920. Generalmente si tratta di casi nei quali al periodo acuto è successo uno stato di benessere di mesi o di anni. La sindrome s'inizia subdolamente con la comparsa graduale dell'ipertonia che anche qui è il sintoma fondamentale. Il tremore è invece meno frequente che nel morbo di Parkinson e manca spesso dei caratteri di tipicità descritti più sopra. Esistono associazioni con altri sintomi: fenomeni ipercinetici (mioclonie); crisi oculogire, disturbi del sonno e di altre funzioni vegetative; scialorrea intensa; disturbi psichici molto frequenti. Si nota inoltre nel parkinsonismo da encefalite epidemica una gran differenza fra un caso e l'altro per ciò che riguarda la gravità dei sintomi. I segni che più avvicinano il parkinsonismo al vero morbo di Parkinson sono l'ipertonia, l'atteggiamento del corpo, il tipo di andatura, la facies. A stabilire poi la differenza che esiste fra le due sindromi, che pure sono clinicamente così simili, concorrono i dati anatomici. Nel globus pallidus, nel locus niger e nella corteccia cerebrale, come ha constatato, in lavori divenuti classici, A. Donaggio, esistono alterazioni a tipo infiammatorio. In tutto l'encefalo, sebbene in minore misura, esistono le stesse lesioni e anche nei varî organi interni si ha il reperto abituale di tutte le malattie infettive. È necessario ricordare che, secondo l'opinione ormai dominante, il parkinsonismo da encefalite epidemica non è un postumo della malattia acuta, ma è invece l'aspetto stesso di questa, divenuta cronica. Rimedî sintomatici: il luminal, l'atropina, la scopolamina, lo stramonio.
Bibl.: L. De Lisi, Malattie del sistema extrapiramidale (nel vol. IV del trattato Medicina interna, Torino 1932).