Mason, James (propr. James Neville)
Attore cinematografico inglese, nato a Huddersfield (Yorkshire) il 15 maggio 1909 e morto a Losanna (Svizzera) il 27 luglio 1984. Interprete di solida formazione teatrale, diede vita a una moltitudine di personaggi che dietro modi formalmente ineccepibili nascondono un'ambiguità di fondo, un tormento inconfessabile o una fondamentale malvagità: figure misteriose e contraddittorie, ricche di sfaccettature che egli rese magnificamente sfruttando la sua maschera severa e imperscrutabile, ma straordinariamente mobile. Nel 1955, con il film A star is born (1954; È nata una stella) di George Cukor, vinse il Golden Globe come miglior attore e ottenne una nomination all'Oscar. Fu poi due volte candidato all'Oscar come miglior attore non protagonista: nel 1967 per Georgy girl (1966; Georgy, svegliati) di Silvio Narizzano e nel 1983 per The verdict (1982; Il verdetto) di Sidney Lumet.
Si laureò in architettura presso la Cambridge University, ma preferì il teatro alla professione e ben presto entrò a far parte di alcune compagnie itineranti. Scrisse qualche pièce e per alcuni anni alternò il lavoro per il teatro, nel quale si era intanto affermato, a modesti ruoli per il cinema, in cui si era cimentato dalla metà degli anni Trenta, fino a quando cominciò a ottenere i primi successi sullo schermo grazie ad alcune interpretazioni di rilievo: il marito malvagio in The man in grey (1943; L'uomo in grigio) di Leslie Arliss, il cinico Lord Manderstoke in Fanny by gaslight (1944; Il mio amore vivrà) di Anthony Asquith, il rigido tutore in The seventh veil (1945; Il settimo velo) di Compton Bennett e soprattutto il rivoluzionario irlandese braccato dalla polizia in Odd man out (1947; Il fuggiasco) di Carol Reed, una delle sue migliori interpretazioni. Ormai affermato, recitò in The upturned glass (1947; Persecuzione) di Lawrence Huntington la parte di Michael Joyce, un neurochirurgo psicologicamente disturbato che, in preda a un delirio di onnipotenza, compie un crudele omicidio. Non meno cupe le atmosfere in cui si muovono i personaggi dei due noir, Caught (Presi nella morsa) e The reckless moment (Sgomento), entrambi del 1949, che M. interpretò per la regia di Max Ophuls, mentre decisamente melodrammatico è il ruolo che recitò, con successo di pubblico ma non di critica, al fianco di Ava Gardner nel leggendario Pandora and the Flying Dutchman (1951; Pandora) di Albert Lewin. Furono invece prove di indiscussa bravura le sue interpretazioni immediatamente successive: il maresciallo Erwin Rommel, di cui offrì una caratterizzazione a tratti commovente, in The desert fox (1951; Rommel, la volpe del deserto) di Henry Hathaway, un film discusso, all'epoca, per la rappresentazione non sommariamente liquidatoria che forniva del nemico tedesco; l'enigmatico, cinico ed elegante Cicero, famosa spia dei nazisti durante la Seconda guerra mondiale, in Five fingers (1952; Operazione Cicero) di Joseph L. Mankiewicz; e, per lo stesso regista, il Bruto shakespeariano in Julius Caesar (1953; Giulio Cesare). Ebbe poi il ruolo di Norman Maine nell'atipico musical A star is born, rifatto da Cukor con accresciuto vigore drammatico sulla falsariga dell'omonimo film realizzato nel 1937 da William A. Wellman. M. rese con struggente amarezza la sofferenza del suo personaggio, un attore ormai in declino che assiste al crescente successo della moglie (Judy Garland), fino all'apice tragico della vicenda, che è anche una lucida e a volte ironica illustrazione dei crudeli meccanismi del mondo del cinema. Recitò poi la parte di un ineccepibile insegnante stravolto e consumato dall'abuso di farmaci in Bigger than life (1956; Dietro lo specchio) di Nicholas Ray, film prodotto dallo stesso M., e quella del misterioso e oscuro Philip Vandamm, cortese e malvagio capo del controspionaggio, nel capolavoro di Alfred Hitchcock North by Northwest (1959; Intrigo internazionale). In questa galleria di ruoli torbidi e complessi ‒ una costante nella carriera di M. che ne esaltò, anziché soffocarne, le potenzialità interpretative ‒ s'iscrive anche l'eccellente caratterizzazione dell'ambiguo professor Humbert Humbert, soggiogato fino alla rovina da una conturbante adolescente, in Lolita (1962) di Stanley Kubrick. M. disegna questo personaggio come vittima di un'ossessione autodistruttiva, sempre in bilico tra violento desiderio e fredda collera.Attore assai popolare, M. partecipò a molti altri film: il kolossal di Anthony Mann The fall of the Roman empire (1964; La caduta dell'impero romano) nel ruolo di Timonide, The deadly affair (1967; Chiamata per il morto) di Lumet, nel quale impersona l'investigatore Smiley; The Mackintosh man (1973; L'agente speciale Mackintosh) di John Huston; The cross of iron (1977; La croce di ferro) di Sam Peckinpah, nella parte del colonnello Brandt; la commedia Heaven can wait (1978; Il paradiso può attendere) di Warren Beatty e Buck Henry, in cui riveste il divertente ruolo dell'angelo signor Jordan. Fu molto apprezzato, da pubblico e critica, anche in ruoli non da protagonista, come quello del maturo James Leamington, che chiede in moglie la figlia di un suo dipendente, nella commedia Georgy girl, e quello dell'infido avvocato determinato a tutto pur di sconfiggere il suo antagonista (Paul Newman) nel drammatico The verdict. Gli ultimi anni della sua carriera furono caratterizzati da lavori di scarso rilievo, a esclusione di Evil under the Sun (1981; Delitto sotto il sole) di Guy Hamilton, giallo tratto da uno dei romanzi di A. Christie, e del film per la televisione Dr. Fischer of Geneva (1984; Dottor Fischer di Ginevra), nel quale M. confermò il suo talento impersonando magistralmente un anziano, cinico miliardario. Alcuni anni prima di morire l'attore ripercorse la propria storia in un libro, Before I forget: autobiography and drawings, pubblicato a Londra nel 1981.
C. Hirschhorn, The films of James Mason, London 1975.
R. Haver, A star is born: the making of the 1954 movie and its 1983 restoration, New York 1988.
D. de Rosso, James Mason: a personal biography, Oxford 1989.
S. Morley, James Mason: odd man out, New York 1989.
K. Sweeney, James Mason: a bio-bibliography, Westport (CT) 1999.