MARTINEAU, James
Pensatore e pastore unitariano inglese, nato a Norwich il 21 aprile 1805, morto a Londra l'11 gennaio 1900. Dal 1840 professore di psicologia, filosofia morale ed economia politica a Manchester e dal 1853 a Londra, fu amico di John Stuart Mill, al cui empirismo associazionistico aderì per un certo tempo: ma più tardi, anche per influsso di un soggiorno in Germania, in cui ascoltò le lezioni di F. A. Trendelenburg, abbandonò tale concezione e divenne il maggiore rappresentante della reazione spiritualistica, orientata in senso dualistico e religioso, che l'Ottocento inglese oppose all'evoluzionismo positivistico.
Suoi scritti filosofici: The Rationale of Religious Inquiry (1836); Lectures in the Liverpool Controversy (1839); Endeavours after the Christian Life (voll. 2, 1843-47); Studies of Christianity (1858); Essays (voll. 2, 1868); Religion as affected by modern Materialism (1874); Modern Materialism (1876); Ideal Substitutes for God (1879); The Relation between Ethics and Religion (1881); Hours of Thought of Sacred Things (voll. 2, 1876); A Study of Spinoza (1882); Types of Ethical Theory (voll. 2, 1882; 3ª ed., 1891); A Study of Religion (voll. 2, 1888); The Seat of Authority in Religion (1890); Essays, Reviews and Addresses (voll. 4, 1890-91); Faith the Beginning, Self murrender the Fulfilment, of the Spiritual Life (1897). Il sistema del M. è sostanzialmente fondato su una caratteristica analisi del concetto naturalistico di causa e di quello spiritualistico di volontà. La causa non è per il M. (che riprende e critica il Kant) un semplice fenomeno, che venga considerato come tale in virtù della sua connessione categorica con un effetto: essa infatti si presenta come. principio assoluto dell'esistenza dell'effetto. Alla fenomenicità di questo si oppone, così, la noumenicità della causa: di qui la verità della tesi fisica asserente che a fondamento di tutto è la "forza". D'altra parte, nel campo dell'attività pratica, il volere, in quanto atto di scelta, manifesta la stessa assoluta causalità rispetto alle azioni, e pur avverte sé medesimo come legato alla suprema norma morale. Tanto dal punto di vista dell'interpretazione della natura quanto da quello della consapevolezza interiore è dunque necessario postulare un principio ultimo, causa incondizionata del mondo naturale e autorità determinante del volere umano. Metafisica ed etica concludono così in una teologia dualistica, che pur considerando la divinità come trascendente la pone in stretto rapporto col mondo e con l'uomo.
Bibl.: Principali scritti d'insieme: J. H. Hertz, The Ethical System of J. M., New York 1894; J. J. Wilkinson, J. M. s Ethik, Lipsia 1898; A. W. Jackson, J. M., Boston 1901; J. Drummond e Ch. B. Upton, The Life and Letters of J. M., voll. 2, Londra 1902; O. Price, J. M.s Religionsphilosphie, Lipsia 1902; J. Estlin Carpenter, J. M., Londra 1905; H. Jones, The Philosophy of M., Londra 1905; Ch. B. Upton, M. s Philosophy, Londra 1905. Bibliografia più particolare in Ueberweg-Œsterreich, Grundriss d. Gesch. d. Philos., V, 12ª ed., Berlino 1928, p. 190.