CARTER, James Earl
Presidente degli SUA, nato a Plains (Georgia) il 1° ottobre 1924 da una famiglia di piccoli agricoltori. Entrato nell'Accademia navale di Annapolis (1942), fece ritorno in Georgia (1953) per dedicarsi alla fattoria paterna e trasformarla, in breve tempo, in un'efficiente azienda agricola. Ottenuto un seggio nel Senato georgiano (1962) e poi la carica di governatore dello stato (1970), sviluppò un'azione antisegregazionista guadagnando largo seguito nell'elettorato di colore. Sul finire del 1974 pose la sua candidatura alla presidenza, sebbene fosse ancora poco noto a livello nazionale (pubblicò in quell'occasione un'autobiografia, Why not the best?).
Durante la campagna elettorale evitò di tracciare linee programmatiche impegnative, toccando piuttosto temi largamente sentiti, come la scarsa personalità di leader del presidente G. Ford e soprattutto l'eccessiva autonomia del segretario di stato (interviste al Time e al Sunday Times, 10 maggio e 11 luglio 1976). In un discorso pronunciato il 23 giugno a New York, criticò duramente la "diplomazia segreta" di H. Kissinger e lamentò la crisi dei princìpi morali della politica estera americana. Egli denunciava il tentativo di stabilire un'intesa con le principali potenze comuniste senza consultazione degli alleati, auspicando un'effettiva collaborazione con l'Europa occidentale e col Giappone; sottolineava la necessità di accettare il mondo nella varietà delle sue componenti ideologiche e di rinunciare a rigorose e intempestive esclusioni; proclamava che la democrazia americana non avrebbe mai ricercato accordi a spese degl'interessi nazionali, oppure a danno degli alleati, insistendo tuttavia sull'urgenza di negoziati bilaterali SUA-URSS. Il retroterra ideologico di tali posizioni era costituito dal richiamo al sentimento religioso e da accenti di largo populismo, ma soprattutto, evidentemente, dalla dottrina del sovietologo statunitense Z. Brzezinski. Ottenuta la candidatura democratica con la quasi totalità dei voti, il 2 novembre 1976 C. prevalse di stretta misura sul candidato repubblicano (50,4% dei voti popolari contro il 48,3 per Ford; 297 voti elettorali contro 241 per Ford). Egli ha compiuto le sue prime nomine nelle persone di C. Vance al dipartimento di stato, T. Lance all'Amministrazione e Bilancio, Z. Brzezinski quale consigliere presidenziale per la sicurezza, C. Schultze quale presidente del Comitato dei consiglieri economici.