Tati, Jacques
Un comico tra le nuvole
Alto e allampanato, silenzioso e imperturbabile, Jacques Tati è stato uno dei comici europei più amati del Novecento. Il postino François e soprattutto Monsieur Hulot sono i personaggi in cui riversò il suo incredibile genio interpretativo. Come Buster Keaton, egli ha saputo elaborare una comicità particolare, fondata su elementi sonori e visivi che fanno da sfondo alla sua straordinaria mimica
La storia ebbe inizio nel 1908 a Pecq, il piccolo villaggio francese dove Jacques nacque con il vero cognome di Tatischeff, che più tardi, quando intraprese la carriera d’attore abbreviò! Per realizzare il suo sogno si trasferì verso la fine degli anni Venti a Parigi, dove, nel corso degli anni Trenta, iniziò a recitare in vari cortometraggi. Il successo, però, arrivò inizialmente nei cabaret e nei music hall della capitale, dove divenne celebre per le sue pantomime sportive. Dopo aver partecipato alla Seconda guerra mondiale, ricominciò a lavorare nel cinema con un regista molto famoso all’epoca, Claude Autant-Lara.
Tati era ormai pronto per il suo primo celebre personaggio, il postino François, che compare per la prima volta nel 1947 nel cortometraggio L’école des facteurs («La scuola dei postini»), diretto dallo stesso protagonista. Con la sua divisa troppo stretta, la borsa sempre al collo e la testa tra le nuvole, François aveva in sé tutte le caratteristiche che avrebbero reso immortale la comicità di Tati.
Su queste basi, Tati costruì il suo primo grande successo, Giorno di festa (1949). François è immerso nei preparativi di una festa nel villaggio, ma, colpito da un filmato in cui ha potuto constatare la velocità e l’efficienza dei postini americani, cerca inutilmente di imitarli. In questo film Tati riuscì subito a realizzare la sua originale idea di cinema, fatta di delicata e acuta ironia e attenta osservazione dei cambiamenti in atto nella società francese.
La sua celebrità sarebbe ancora aumentata con l’ideazione di Monsieur Hulot, il personaggio con il quale viene più frequentemente identificato. Vestito con un cappello a larghe falde e un paio di pantaloni alla caviglia, caratterizzato da un’espressione stralunata quanto impassibile, di pochissime e spesso incomprensibili parole, Hulot si affermò subito come un’insuperabile maschera comica. Il primo film in cui comparve, Le vacanze di Monsieur Hulot (1953), fu un grande successo: nessuno prima di lui era riuscito a scatenare un tale caos su una spiaggia e a suscitare tante risate tra il pubblico.
Ormai divenuto famosissimo, Tati realizzò il suo capolavoro, Mio zio (1958), prima opera a colori in cui l’eroe da lui impersonato viene affiancato nelle avventure dal nipote. In questo film Tati contrappone con garbo e ironia il mondo benestante e ultramoderno da cui proviene il ragazzo al quartiere popolare, raffigurato con colori tenui, in cui vive l’adorabile Monsieur Hulot. Forte di momenti di una comicità irrefrenabile, come la scena del disastroso party in giardino, Mio zio divenne un modello per molti altri attori e registi.
Lo sguardo attento di Tati sulla trasformazione della società francese avrebbe caratterizzato molti anni più tardi Playtime – Tempo di divertimento (1967), film in cui Hulot è il surreale spettatore di una caotica Parigi, trasformata in una metropoli fredda ed estranea in cui nessuno più riesce a comunicare.
Nonostante il grande valore artistico, Playtime – Tempo di divertimento fu però un grande insuccesso commerciale che portò addirittura al fallimento la casa di produzione di Tati. Le avventure di Tati non erano però ancora finite. Videro così la luce altri due deliziosi film, Monsieur Hulot nel caos del traffico (1971), in cui Hulot è alle prese con il frenetico traffico della città di Amsterdam, e Il circo di Tati (1974), poetico omaggio al mondo del circo.
Con solo sei film Tati riuscì così a diventare una delle stelle più luminose della storia del cinema.
Tati scomparve qualche anno più tardi, nel 1982 a Parigi, ma la sua fantasia avrebbe continuato a offrire originali spunti. Come nel caso dello splendido cartone animato Appuntamento a Belleville (2003) di Sylvain Chomet in cui il genio di Tati rivive in ogni disegno.