Finanziere e uomo politico svizzero (Ginevra 1732 - Coppet 1804). La notorietà acquisita in campo finanziario, aprì a N. la strada della vita pubblica. Chiamato da Luigi XVI a dirigere le finanze francesi (1777) tentò di risanare i bilanci statali, ma osteggiato dai ceti privilegiati venne allontanato. Dopo lo scoppio della Rivoluzione si ritirò a vita privata.
Di famiglia originaria della Pomerania, fu dal padre, Carlo Federico, professore di diritto, inviato giovanissimo a Parigi, dove s'iniziò alla carriera bancaria presso il suo compatriota Vernet. Le sue notevoli capacità tecniche gli spianarono la via e nel 1762, con l'aiuto finanziario dello stesso Vernet, s'associò ai Thellusson, con i quali diede vita a quella banca Thellusson-Necker, subito affermatasi come la prima di Francia. Fortunate speculazioni granarie e audaci operazioni di banca resero in breve assai ricchi i due titolari. L'anno precedente aveva sposato Suzanne Curchod, donna intelligente, colta e letterata, le cui conoscenze negli ambienti politici lo aiutarono a lasciare gli affari per dedicarsi all'attività pubblica. N. si costruì una solida reputazione grazie a due scritti: Éloge de Colbert (premiato dall'Académie française nel 1773) e Essai sur la législation et le commerce des grains (1775), in cui criticava la politica economica di Turgot, dichiarandosi contrario alla libera circolazione delle granaglie. Nel 1776 ebbe da Luigi XVI la nomina a direttore del Tesoro e, l'anno seguente, non potendo assumere la carica di ministro in quanto straniero e protestante, quella a direttore generale delle Finanze. N. impose economie nei bilanci ministeriali, abolì la manomorta sul demanio reale, fece ricorso al prestito forzoso; i suoi tentativi di riformare l'amministrazione gli valsero l'ostilità dei ceti privilegiati, che imposero al re il suo allontanamento, nonostante il favore popolare venutogli dalla pubblicazione del Compte rendu au roy (1781), denuncia della situazione finanziaria dello stato e dei responsabili degli sprechi, in cui svelava la paurosa situazione delle finanze francesi e non senza certo dottrinario demagogismo indicava con la cruda e un po' semplicistica realtà delle cifre i colpevoli. Ritiratosi a Saint-Ouen, scrisse De l'administration des finances de France (1784), critica ai provvedimenti assunti dal suo successore Calonne; richiamato nell'ag. 1788 come direttore generale delle Finanze, N. annunciò immediatamente la convocazione degli Stati generali. Inviso alla corte, fu costretto a dimettersi l'11 luglio 1789; la notizia della sua destituzione fece esplodere a Parigi l'insurrezione popolare culminata con l'assalto alla Bastiglia. Richiamato dal re il 16 luglio, tentò invano di opporsi alla confisca dei beni del clero e al crescente deficit; dimessosi nel sett. 1790, si ritirò a Coppet con la figlia, madame de Staël, dimenticato dai contemporanei, ai quali cercò invano di ricordarsi con opere di economia e di politica (De l'administration de M. Necker par lui même , 1791, apologia della sua opera di amministratore; Du pouvoir exécutif dans les grands états, 1792 e De la révolution française, 1797).