LAFFITTE, Jacques
Finanziere e uomo politico, fu uno dei più caratteristici rappresentanti delle forze nuove della borghesia che la Rivoluzione del 1789 portò in prima linea nella vita della Francia. Nato da famiglia di artigiani a Baiona il 24 ottobre 1767, fin dalla giovinezza ebbe modo di rivelare, come impiegato in una casa di commercio, le sue spiccate attitudini per gli affari commerciali e finanziarî. Ventunenne, partì per Parigi e trovò impiego presso il banchiere Perregaux, proprietario e capo di una delle maggiori case bancarie francesi. Le rare doti di attività e di abilità resero assai rapida l'ascesa del L. negli uffici della banca. Il suo acuto senso degli affari e la giustezza delle sue visioni lo servirono mirabilmente negli anni agitati della Rivoluzione, quando l'incertezza e la precarietà erano le condizioni abituali in cui si svolgevano le attività commerciali e bancarie. In pochi anni salì alle funzioni direttive e divenne socio del Perregaux, e poi ne prese il posto quando il Perregaux entrò a far parte del senato imperiale. Nel 1809 la banca, passata in sua proprietà, assunse il suo nome, mentre la sua fortuna personale diventava cospicua, anche per la caratteristica tendenza risparmiatrice del Laffitte. Divenuto uno dei principali finanzieri dell'impero, reggente della Banca di Francia, si tenne lontano dalla vita politica coltivando buoni rapporti e acquistando fiducia nei campi più diversi. Luigi XVIII, fuggendo da Parigi il 20 marzo 1815, gli confidò una grossa somma; altrettanto fece Napoleone dopo Waterloo; il duca d'Orléans, il futuro Luigi Filippo, ebbe da lui larghi aiuti nei momenti difficili. Nella terribile situazione seguita al crollo di Waterloo il suo intervento fu provvidenziale, perché quasi solo sottoscrisse e fornì la somma necessaria a nutrire l'esercito francese affamato e minacciante rivolta, e l'altra chiesta da Blücher per rinunciare al saccheggio di Parigi.
Attraverso siffatta attività pubblica fu tratto nella vita politica, nella quale entrò come oppositore delle tendenze reazionarie della Restaurazione. Deputato fin dal 1816, emerse presto fra i liberali; la sua dimora a Parigi e la sua villa in campagna, del pari sontuose, divennero i centri in cui gli oppositori più in vista, da La Fayette a Thiers, a Mignet, facevano capo. Nel campo finanziario propugnò invano la conversione della rendita; nel campo politico preparò la situazione che nel luglio-agosto 1830 doveva determinare la caduta di Carlo X e l'avvento di Luigi Filippo. Ma in quegli anni di lotta la sua fortuna personale e la prosperità della sua banca cominciarono a essere fortemente intaccate.
Il trionfo della rivoluzione di luglio e la formazione della nuova monarchia lo portarono in prima linea fra gli uomini rappresentativi. Ministro senza portafoglio nel primo ministero di Luigi Filippo, divenne presidente del Consiglio tenendo anche il portafoglio delle Finanze nel secondo ministero costituito il 3 novembre I830. Ma la prova politica lo logorò rapidamente, dimostrando che le sue facoltà di uomo di governo non erano pari alle tremende difficoltà della situazione. In politica interna dovette superare gli scogli del processo ai ministri di Carlo X e dei tumulti popolari che nel febbraio 1831 portarono ai saccheggi della chiesa di Saint-Germain l'Auxerrois e dell'arcivescovado. In politica estera si trovò di fronte alle complicazioni suscitate dagli sviluppi rivoluzionarî in Belgio, Germania, Polonia, Italia. Per di più il ministero ch'egli presiedeva era diviso fra le contrastanti tendenze dei moderati e dei liberali a oltranza. Il L., fautore di una politica audace che avrebbe mirato a portare all'interno e all'estero ai massimi sviluppi della situazione creata dalla rivoluzione di luglio, si trovò in urto con la tendenza moderata del ministero, e venne anche abbandonato dal re, fautore di una politica di raccoglimento. Esautorato e sconfessato, si dimise il 13 marzo 1831, lasciando il posto al Perier. L'infelice prova ministeriale si era accompagnata anche allo sfacelo completo della sua ricchezza. Ma a questa rovina seppe reagire con l'antica energia e attività riprendendo la vita degli affari. Riafferrò il successo in questo campo a 70 anni con la fondazione della Cassa generale del commercio e dell'industria, che si rivelò benefica al piccolo commercio e alla piccola industria. Morì a Parigi il 26 maggio 1844.
Bibl.: J. Laffitte, Réflexions sur la réduction de la rente et l'état du crédit, Parigi 1824; A. Hesse, J. L., in Portraits des financiers, Parigi 1908.