DERRIDA, Jacques
Filosofo francese, nato a El-Biar (Algeria) il 15 luglio 1930 da famiglia ebrea. Professore di Filosofia all'Ecole Normale Supérieure di Parigi, tra i fondatori del Collège International de Philosophie, dal 1984 è directeur d'études all'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi. Negli anni Settanta e Ottanta ha insegnato a lungo nelle università statunitensi (Johns Hopkins e Yale University), influenzando i critici impegnati nel dibattito sul postmoderno e sul decostruzionismo (v. in questa Appendice).
Formatosi nell'ambito della fenomenologia (è del 1962 la traduzione del saggio di E. Husserl sull'origine della geometria) ma con il significativo apporto della teoria psicanalitica di J. Lacan (da cui in seguito prenderà le distanze), D. ha partecipato attivamente al dibattito apertosi in Francia negli anni Sessanta sulla crisi delle teorie strutturalistiche, mettendo in discussione lo scientismo dello strutturalismo linguistico e antropologico ed elaborando un'originale teoria filosofica e semiotica basata sulla critica delle categorie logiche tradizionali.
Nel 1967 escono le tre opere ancor oggi più importanti di D., che delineano una teoria ispirata a Nietzsche, Heidegger, Husserl, Freud e, più sotterraneamente, all'esegesi talmudica riproposta in anni vicini da E. Levinas: L'écriture et la différence, De la grammatologie, La voix et le phénomène (trad. it., rispettivamente: 1971, 1969, 1968). Partendo da una critica del linguaggio, che nella tradizionale accezione sia storicistica che strutturalistica è il luogo in cui si struttura la metafisica occidentale, fondata sulla contrapposizione discriminante tra forma e significato, D. arriva a sostenere l'inattingibilità dell'essere (del significato) nella parola; non è più quindi la logica il fondamento della filosofia ma, in una prospettiva che si pretende antimetafisica, spetta alla grammatologia come scienza della scrittura porre le basi per la ricostruzione di un metodo di pensiero, rivolto a esaminare le ''tracce'' dell'essere nella tradizione del discorso.
Negli anni seguenti D. ha articolato questa teoria con una fitta serie di interventi e discussioni sulle scienze umane (con C. Lévi-Strauss e M. Foucault) e su linguistica e letteratura (con M. Blanchot, J.-P. Richard, R. Barthes e con il gruppo della rivista Tel Quel); così, data la permanenza ''debole'' del senso nella catena significante della scrittura, la différance ("differanza", dal significato etimologico di différer, "differire") diviene la figura di un rinvio continuo di significati, su cui si fonda il procedimento del pensiero.
Nei testi degli anni Settanta, Marges de la philosophie (1972) e Positions (1972; trad. it., 1975), D. delinea il nuovo statuto alogico della filosofia, mentre in Eperons. Les styles de Nietzsche (1973 e 1978; trad. it., 1976) e La verité en peinture (1979; trad. it., 1982) analizza la possibilità di uno statuto dei linguaggi filosofico e artistico; particolare rilievo per decifrare l'ermeneutica derridiana hanno Glas (1974) e La carte postale. De Socrate à Freud et au de là (1980), racconto letterario, quest'ultimo, di una ''disseminazione'' di significati condotta attraverso la comunicazione epistolare.
Tra gli scritti successivi: D'un ton apocalyptique adopté naguère en philosophie (1983; trad. it., 1985); Psyché. Inventions de l'autre (1987); De l'esprit. Heidegger et la question (1987).
Bibl.: F. Whal, La philosophie entre l'avant et l'après structuralisme, in Qu' est-ce-que le structuralisme?, Parigi 1967; G. Vattimo, Le avventure della differenza, Milano 1980; M. Ferraris, Differenze. La filosofia francese dopo lo strutturalismo, ivi 1981; Les fins de l'homme. A partir du travail de Jacques Derrida, a cura di J.-L. Nancy e Ph. Lacoue-Labarthe, Parigi 1981; S. Petrosino, Jacques Derrida e la legge del possibile, Napoli 1983; M. Ferraris, Derrida 1975-1985. Sviluppi teoretici e fortuna filosofica, in Nuova Corrente, 93-94 (1984), pp. 351-78; Taking chances: Derrida, psycoanalysis and litterature, a cura di J. H. Smith e W. Kerrigan, Baltimora-Londra 1984; H. Kimmerle, Derrida zur Einführung, Amburgo 1988.