BOURSONNE (Burson), Jacques de
Originario della località omonima nel dipartimento dell'Oise, il B., come tanti altri nobili francesi, dovette venire al seguito di Carlo I d'Angiò nel Regno di Sicilia, dove lo troviamo per la prima volta nel 1267. All'inizio di quell'anno, il 9 febbr. 1267, fu incaricato dal re di recarsi, insieme con Fulco de Barre, in Sicilia per accogliervi il principe Enrico di Castiglia e condurlo a Napoli.
Il B. si poté sistemare definitivamente nel Regno dopo la vittoria di Carlo I su Corradino di Svevia e la repressione delle ultime resistenze ghibelline: allora il re gli destinò come sposa - secondo una prassi, frequentemente usata da Carlo d'Angiò in quegli anni, di sposare le figlie dei baroni indigeni con nobiluomini francesi venuti con lui nel Regno - Ilaria Filangieri, figlia di Riccardo, uno dei capi più in vista dell'opposizione ghibellina, fuggito dal Regno dopo la sconfitta di Corradino, alla quale il 17 giugno 1269 furono restituiti i beni del padre. In quell'anno fu concessa anche al B. stesso una serie di feudi situati in parte nelle vicinanze di Nocera, di cui era stato signore Riccardo Filangieri, in parte in Calabria come il castello e la terra di Satriano.
La prima importante carica ricoperta dal B. durante il regno di Carlo I fu quella di vicario in Toscana, alla quale il re lo nominò il 3 giugno 1272. Le cose toscane, del resto, non dovevano essergli estranee, se già nella primavera del 1270 il re lo aveva mandato a Pisa per concludere la pace con questa città. Lo sbarco del B. e dei suoi tre colleghi a Pisa, il 27 marzo 1270, provocò tumulti nella città, cosicché gli ambasciatori angioini dovettero trasferirsi a Lucca, da dove invitarono le città guelfe della Toscana ad accordarsi con Pisa. Il 14 apr. 1270 fu conclusa la pace tra Carlo I e Pisa, il 2 maggio seguente, a Pistoia, in presenza e con il consenso del B., milite, familiare e procuratore di re Carlo, quella tra Pisa da una parte e Firenze, Prato, Volterra, Colle e San Gimignano dall'altra.
Tuttavia sull'attività del B. come vicario in Toscana si conoscono solamente alcuni particolari. Il suo compito precipuo consisteva nel rafforzare la fazione guelfa e nel sostenere i partigiani angioini. A questo scopo, l'11 novembre del 1272, il re gli conferì la facoltà di concludere con tutti i Comuni, comunità e persone private che ritenesse opportuno, patti di amicizia. Nell'estate del 1272, poco dopo il suo arrivo in Toscana, il B. intraprese una spedizione contro il potente signore ghibellino Ubaldino degli Ubaldini, provocando le vive proteste del papa. Fu incaricato varie volte di occuparsi delle faccende interne di Lucca e ricevette, il 2 genn. 1273, il preciso ordine di riportare la pace in questa città. Nella tutela degli interessi finanziari angioini non procedette, a quel che pare, con troppi scrupoli, usando mezzi poco leciti per riscuotere dalle città i contributi dovuti, come dimostrano varie lettere di protesta indirizzate al re. Il B. fu richiamato dalla Toscana il 9 marzo 1274 e sostituito il 24 con Gualtieri Appard.
Nel 1277 una missione militare condusse il B. in Ungheria: nell'agosto di quell'anno si imbarcò a Manfredonia per passare con una piccola flotta, composta da due galee, un galeone e dodici teride e con un considerevole numero di stipendiari comandati da Guglielmo Brunel, sulla costa dalmata. Tuttavia gli scopi di questa spedizione non risultano del tutto chiari; a quel che pare le truppe erano destinate a soccorrere il genero di Carlo I, Ladislao d'Ungheria, contro la ribelle nobiltà ungherese, ma nello stesso tempo a distogliere il re ungherese dalla sua pericolosa alleanza con Rodolfo d'Asburgo. Certo è che nell'estate del 1278 il B. era di ritorno a Napoli.
Un'altra missione gli fu affidata quattro anni dopo, nel 1282, poco dopo la rivolta del Vespro: alla fine di quell'anno, nel dicembre, il B., insieme con cinque altri gentiluomini angioini, fu mandato da Carlo I a Messina per trattarvi con Pietro III d'Aragona la data e le modalità del duello fra i due re, che doveva decidere le sorti della Sicilia. Il 30 dic. 1282 i sopraddetti sei cavalieri decisero nel palazzo reale di Messina che il duello avrebbe avuto luogo nel contado di Bordeaux, il 1º giugno 1283. Ma i preparativi di guerra continuavano da ambedue le parti. Il principe Carlo di Salerno, erede al trono e vicario del Regno durante l'assenza del padre, impiegò tutte le forze per mettere in stato di difesa le coste del Regno e per riconquistare l'isola perduta. In questo periodo di generale mobilitazione delle forze angioine al B. fu affidata la difesa di Brindisi; infine, il 20 nov. 1283, Carlo di Salerno lo nominò viceammiraglio del Regno di Sicilia, abolendo con questo atto i quattro viceammiragli finora esistenti. Incaricò quindi il B. - al quale come viceammiraglio spettavano, in base ai capitoli del suo ufficio che il principe gli mandò, quasi le stesse prerogative dell'ammiraglio - dell'organizzazione di una flotta angioina per la progettata offensiva contro la Sicilia.
Nel corso dell'inverno e della primavera del 1284 il B. si adoperò con impegno a formare una flotta; il che non era facile per le difficoltà finanziarie e la mancanza di equipaggi specializzati, cosicché si vide costretto ad arruolare marinai anche a Pisa. Nel maggio del 1284 mandò al principe di Salerno un rapporto sullo stato della costruzione della flotta. Tale rapporto, insieme con le devastazioni commesse dalla flotta aragonese spintasi fin nel golfo di Napoli, doveva far decidere il principe a iniziare, malgrado il divieto del padre ancora assente, il contrattacco.
Nella battaglia navale svoltasi il 5 giugno 1284 nel golfo di Napoli tra la flotta aragonese, comandata dal famoso ammiraglio Ruggiero di Lauria, e quella angioina comandata dal principe di Salerno stesso e dal suo viceammiraglio B., la galera del principe, sulla quale si trovava anche lo stesso B., fu catturata dal Lauria che condusse prigionieri in Sicilia lo sfortunato principe e il Boursonne.
Il B. pare riacquistasse la libertà insieme con il principe di Salerno - ormai Carlo II d'Angiò - alla fine del 1288. Certo è che nel 1289 risulta capitano di guerra nel principato, carica che mantenne fino al 20 agosto di quell'anno, quando Carlo II nominò al suo posto Tommaso di Sanseverino. In compenso gli fu affidata la difesa della Calabria: risulta capitano di questa provincia nel marzo del 1290. Insieme col Sanseverino, membro come lui del Consiglio della Vicaria durante l'assenza di Carlo II, tra la fine del 1290 e l'inizio del 1291 riscosse le collette nel Principato, nella Terra di Lavoro e nell'Abruzzo.
Nel 1292 Carlo II gli affidò di nuovo incarichi concernenti la flotta: il 7 novembre di quell'anno il B. ricevette la commissione di costruire e di armare nel porto di Napoli, insieme con fra' Matteo Ruggiero di Salerno, quaranta galere per la guerra contro la Sicilia. I lavori di costruzione si protrassero per tutto il 1293, e il 30 apr. 1294 al B. e a Matteo Ruggiero fu ordinato di costruire altre trentasei galere.
Per i molteplici servizi resigli Carlo II aveva concesso al B., il 9 nov. 1292, il castello di Giffoni nel principato di Salerno. Ne risultò una violenta guerriglia tra il giustiziere della provincia, incaricato di consegnare al B. il castello, e gli abitanti del castello stesso che volevano restare sotto il potere demaniale e si opposero ostinatamente ad accettare il B. come signore feudale. La lotta si trascinò per più di un anno, cosicché Carlo II alla fine del 1293 si vide costretto a revocare l'infeudazione del B. e a lasciare il castello sotto l'amministrazione diretta del giustiziere del principato.
Negli ultimi anni di vita il B. partecipò ancora a varie imprese militari: era incaricato nel 1296 come capitano di guerra della difesa del ducato di Amalfi; accompagnò nel 1298-99 come consigliere Tommaso Sanseverino durante il lungo assedio di Castellabate, conclusosi con la riconquista della città caduta in precedenza nelle mani degli Aragonesi. Seguì infine, nel 1299, Roberto duca di Calabria durante la sua spedizione in Sicilia, e deve aver trovato la morte durante l'impresa contro il castello di Gagliano (febbraio 1300), nel corso della quale perì gran parte della cavalleria franco-angioina.
Lasciò due figli nati dal suo primo matrimonio con Ilaria Filangieri: Riccardo, che fu elevato da Roberto d'Angiò alla dignità di conte di Satriano, e una figlia, Giovanna. Il primogenito, di nome Giacometto, era premorto al padre. Dopo la morte della prima moglie, il B. si era risposato prima con Filippa di Joinville, vedova di Filippo Echinard e di Giovanni de la Gonesse, e, quando morì anch'ella, con Giovanna dell'Aquila, vedova di Ludovico de' Monti.
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