COUR, Jacques
Commerciante e finanziere francese, nato sulla fine del sec. XIV da ricca famiglia di Bourges, morto a Chio il 25 novembre 1456. Nella sua cittb, ch'era allora centro di vita economica e politica della Francia fedele al re Carlo VII, egli si accordò con altri mercanti e banchieri e vi assunse la fabbricazione delle monete (1426). Dopo un viaggio in Oriente (1432), dal quale trasse nuove cognizioni in fatto di commercio e di economia monetaria e apprese dalle città italiane la tecnica della grande mercatura, creò con i fratelli Godart una società commerciale, che tra le altre operazioni assunse il carico di provvedere alla casa del re. Guadagnata così la fiducia di Carlo VII, divenne maître particulier des monnaies de Paris (1436) e argentier du roi (1439 circa), il quale ufficio corrispondeva a quello d'intendente generale della lista civile del re. Raccolte poi intorno a sé in compagnie commerciali le forze economiche di molti, fatta centro della sua prodigiosa attività Montpellier, aprì stabilimenti in tutte le maggiori città della Francia e in molte d'Europa, mandò in ogni parte agenti in gran numero, attese direttamente o fornì danaro a imprese industriali d'ogni specie; soprattutto organizzò grandi imprese di commercio nel Levante, cercando di togliere alle città italiane il monopolio del commercio orientale della Francia. Eugenio IV (1445), e Niccolò V (1448) gli concedettero il permesso di commerciare con gl'infedeli; i Cavalieri di Rodi entrarono in legami d'affari con lui, che trattò la pace fra loro e il soldano d'Egitto (1445); il soldano stesso promise ai mercanti francesi sicurezza e libertà ed espresse il desiderio che fosse nominato un console francese come custode del nuovo patto (1447). Né minore fu l'attività diplomatica e politica del C. Nobilitato (1441), commissario in Linguadoca (1442-44), consigliere del re, il C. pose la sua enorme forza economica a servizio della nuova Francia unitaria e monarchica, e, pur senza impiego statale, apparve al centro della vita dello stato. Promotore e artefice della riforma monetaria, che, fra il 1435 e il 1451, stabilizzò la moneta, il C. diede in mano al re una potenza finanziaria, che s'accompagnò alla forza nascente dell'esercito nazionale e ne rese possibile lo sviluppo. Mise i suoi beni a disposizione del re per la liberazione della Normandia dagli Inglesi. Fuori della Francia, il C. fu oratore a Genova (1445 e 1447), ai duchi di Savoia (1446), al papa Niccolò V (1448), ebbe parte nelle trattative per la cessazione dello scisma e appose il suo sigillo al documento che ne segnò la fine (1449). Si disse che la favolosa ricchezza del C., oltre a mezzo milione di fiorini, fosse stata messa insieme con mezzi illeciti. Ma il geniale mercante, mentre si studiava di creare una Francia economicamente libera dagli strauieri, lasciava, nella sagrestia della cattedrale di Bourges, nella loggia e nelle case di Montpellier, nella grande maison di Lione, soprattutto nel magnifico palazzo di Bourges, fortezza insieme e dimora regale, l'impronta di un uomo di cultura e di gusto, che le tradizioni dell'arte francese voleva ringiovanite dal sorriso dell'arte italiana. E tuttavia debitori, emuli, mercanti gelosi della fortuna di lui, riuscirono a guadagnare Carlo VII, al quale doveva già sonare sgradito il proverbio: "Jacques Cøur fait ce qu'il veut - le roi ce qu'il peut". Il C. fu arrestato (1451): un'inchiesta condotta da commissarî malevoli o interessati lo dichiarò colpevole di estorsioni, di falsa moneta, di esportazione di verghe d'oro e d'argento dal regno, di aiuti agl'infedeli (1453). Egli fu costretto a una vergognosa amende honorable in Poitiers (5 giugno 1453), e condannato al pagamento di 400.000 fiorini, al carcere, finché non avesse soddisfatto, poi al bando. Riuscì a evadere nell'ottobre 1454 e si rifugiò a Roma, dove Niccolò V, presso a morte, fece leggere in concistoro una dichiarazione, che ne riconosceva l'innocenza e ne lodava i servigi (20 marzo 1455). Partì poi con la spedizione organizzata da Callisto III contro gli infedeli, ma a Scio trovò la morte.
Bibl.: P. Clément, J. C. et Charles VIIe 2ª ed., Parigi 1863 e, rivista e ridotta, 1874; L. Guiraud, J. C., in Mém. de la soc. arch. de Montpellier, s. 2ª, II (1900); H. Prutz, J. C. von Bourges, in Hist. Stud., XCIII (1911); R. Bouvier, Un financier colonial au XVe siècle, J.C., Parigi 1928; G. Du Fresne de Beaucourt, in Rev. d. quest. histor., XLVII (1890), p. 433 segg.; C. B. Favre, in Rev. d'hist. diplom., XVI-XVII (1903); A. Joly, in Bibl. de l'école des chartes, LXXXIX (1928), p. 70 segg.