TOMADINI, Jacopo (Giacomo Bartolomeo)
Nato il 24 agosto 1820 a Cividale del Friuli, allora territorio asburgico, da Domenico, falegname e sacrestano, e Maddalena Scoziero. Ebbe due fratelli, Luigi e Benedetto, e tre sorelle, Orsola, Maria e Giovanna. A partire dai venticinque anni circa si firmò con il nome ‘Jacopo’. Fu avviato alla musica dall’organista e maestro di cappella del duomo, don Giovanni Battista Candotti (1809-1876). Studiò poi a Udine contrappunto con Francesco Comencini e violoncello con Luigi Casioli, divenendo valente compositore oltre che abile interprete all’organo, al violoncello e all’arpa. Il 19 settembre 1846 venne ordinato sacerdote: già da un anno circa era mansionario e organista in duomo; mantenne questi ruoli fino al 1877, quando, subentrando a Candotti, ottenne un canonicato e la direzione della cappella, che esercitò fin quasi alla morte. Fu anche catechista nelle scuole locali femminili, confessore delle Orsoline del monastero maggiore, insegnante di canto nel seminario di Udine (1855-1866), direttore del Museo archeologico di Cividale dal 1877 alla morte, direttore dell’Istituto filarmonico udinese (1864; oggi Conservatorio statale di Udine a lui intitolato), membro dal 1855 della Pontificia Accademia di Santa Cecilia e dal 1864 dell’Istituto filarmonico drammatico di Padova e dell’Accademia dell’Istituto musicale di Firenze.
Sebbene gli fossero stati segnalati o proposti nel corso degli anni incarichi musicali in istituzioni di spicco – maestro di cappella di St-Philippe-du-Roule a Parigi, nel duomo di Milano, a S. Marco in Venezia, in alcune chiese di Roma – preferì rimanere nel paese natale. Ciò non gli impedì di crearsi una ricca rete di rapporti con importanti musicisti e musicologi, tra di essi Franz Liszt, Pietro Alfieri, Luigi Ferdinando Casamorata, Fortunato Santini, Guerrino Amelli, Giuseppe Greggiati, Simone Velluti Zati, Geremia Sbolci, Raimondo Boucheron, Stephen Morelot, Edmond de Coussemaker. Tali relazioni furono in parte favorite da diverse lunghe permanenze a Roma e Firenze, soprattutto negli anni Sessanta, dapprima per gestire una causa del Capitolo di Cividale contro l’arcivescovo di Udine, indi per salvare il Capitolo dalla soppressione minacciata dalla legge Rattazzi. In particolare si legò, col sostegno di Candotti, a quanti operavano per la riforma della musica sacra e contribuì personalmente allo sviluppo del movimento ceciliano in Italia: affiancò Amelli nella direzione del periodico Musica sacra fondato nel 1877 (vi spiccano le loro trascrizioni organistiche dal Palestrina), e nel 1880 fu presidente d’onore del primo congresso nazionale di musica sacra a Milano, quando si costituì ufficialmente l’Associazione italiana di S. Cecilia (aveva fatto parte del Comitato promotore).
Morì in Cividale il 21 gennaio 1883.
La produzione musicale di Tomadini supera le 700 composizioni, perlopiù sacre (mottetti, graduali, inni, salmi, messe, litanie, responsori), e fu orientata dalle necessità della cappella cividalese, da committenze private, dalla partecipazione a concorsi di composizione e dalla volontà di additare possibili percorsi per il rinnovamento della musica sacra. Si conserva sparsa tra diverse biblioteche e archivi, tra cui spicca l’Archivio musicale capitolare di Cividale del Friuli. Se nelle prime composizioni Tomadini appariva ancora legato al genere melodrammatico, dalla metà degli anni Quaranta iniziò ad accostare le proprie composizioni a una scrittura contrappuntistica, guardando ai grandi esempi della polifonia rinascimentale, il Palestrina in primis.
Una parte significativa delle composizioni corali è a tre voci virili e organo, secondo le disponibilità di Cividale e delle cantorie nei piccoli centri, essendo vietato il canto alle donne e scarsi i cori di fanciulli; ma molti suoi lavori prevedono anche la presenza dell’orchestra, con tanto di arpa e timpani. Tra tutte godettero di una buona popolarità e diffusione: le 26 Canzoncine popolari in onore di Maria Ss. (1880 ca.) a due-quattro voci e organo; i venti Motectula eucaristici (1879 ca.) e la Messa di s. Cecilia (1870), entrambe a tre voci virili e organo (o armonium e arpa); il mottetto Anima Christi (1879) per tenore solo, tre voci virili e organo (o armonium e arpa); i Missus per la novena di Natale. Non eguale favore godettero invece i Fioretti alla Madonna e al Sacro Cuore di Gesù, sessantasei composizioni a cinque voci virili a cappella, scritte nel 1882 secondo i principi della modalità antica. Di centrale importanza nel catalogo di Tomadini è La resurrezione del Cristo, cantata a quattro voci e orchestra, testo di Vincenzo Meini parafrasato dalla sequenza Victimæ paschali, vincitrice di un concorso indetto nel 1864 dall’Istituto musicale fiorentino cui partecipò anche Antonio Bazzini; fu elogiata da Liszt (è stata eseguita alla Scala nel 1977 e riedita a Udine nel 2013). Tra le opere di maggior impegno vi sono la Messa ducale (1868) per tre voci maschili e orchestra, commissionata dal duca Simone Velluti Zati per la prima messa di suo figlio Donato, forse l’opera più aderente agli ideali estetici del compositore; il Te Deum (1879) e il Miserere in Mi minore (1881), entrambi a tre voci virili, archi, timpano e organo.
Oltre La resurrezione del Cristo, altre composizioni ottennero riconoscimenti: un Regina cœli a tre voci miste e organo e una Messa a tre voci virili e organo il 2° premio della Société de musique religieuse di Nancy (rispettivamente 1852 e 1854), e una Messa a quattro voci virili il 2° premio dell’Union chorale di Parigi (1863). Solo parte della sua produzione venne edita, in periodici come Le chœur, Musica sacra e Fliegende Blätter für katholische Kirchen-Musik, o presso gli editori Ricordi, Berletti, Lucca, Venturini e, dopo la sua morte, Carrara e Pizzicato, nonché in riviste di musica sacra come La mystica corale.
Tomadini ha lasciato due saggi teorici, entrambi scritti nel 1882: Dell’antica tonalità, un dialogo dettato all’allievo Vittorio Franz, che rivela una profonda conoscenza e dimestichezza con gli antichi modi ecclesiastici (manoscritto; in Genero, 1984, pp. 161-187); e l’Accompagnamento del Canto fermo, in risposta ai Cinque quesiti di Musica ecclesiastica propostigli da Amelli per il Congresso di canto gregoriano di Arezzo del 1882, apparso postumo su Musica sacra nel 1884 e sulla rivista Guido Aretinus, I (1885), n. 1, col titolo Accompagnamento del canto liturgico: soluzione dei quesiti proposti al Congresso d’Arezzo.
Cividale del Friuli, Archivio musicale capitolare, Fondo J.T.; C. Podrecca, Monsignor J.T. e la sua musica sacra, Cividale del Friuli 1883; L. Pistorelli, J.T. e la sua “Risurrezione del Cristo”, in Rivista musicale italiana, VI (1899), pp. 762-791; Id., Il “Miserere” in Mi minore di J.T., in Rivista musicale italiana, VIII (1901), pp. 784-801; G. Trinko, J.T. e la musica sacra in Friuli, in Atti dell’Accademia di Udine, s. 3, XV (1908/09), pp. 3-36; G. Marioni, Un amico di J.T., in La Panarie, III (1926), 18, pp. 388-392; G. Biasutti, Sacerdoti distinti dell’arcidiocesi di Udine defunti dal 1863 al 1884, Udine 1958, pp. 15-19; G. Marchetti, Il Friuli. Uomini e tempi, II, Udine 1974, pp. 708-715; J.T. riformatore della musica sacra, a cura di G. Genero, Udine 1984; Archivio musicale capitolare, Cividale del Friuli: catalogo, CD-ROM a cura di A. Zanini, Udine 2000; M. Tartak - C. Steffan, T., J., in The new Grove dict. of music and musicians, XXV, London 2001, pp. 556 s.; Z. Domokos, Two letters of Franz Liszt written to J.T. A forgotten relationship among Liszt and his friends in church music, in Ostinato rigore: revue internationale d’études musicales, XVIII (2002), p. 201-212; R. Frisano, Vittorio Franz organista, compositore, insegnante in Friuli tra Ottocento e Novecento, Tolmezzo 2003, pp. 39-46, 51-53 e passim; L. Nassimbeni, Gli strumenti musicali di J.T. e un liutaio pordenonese, in Atti dell’Accademia San Marco di Pordenone, IV-VI (2002-2004), 1, pp. 293-312; F. Degrada, T., J., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XVI, Kassel 2006, coll. 899 s.; G.B. Candotti. Gli scritti musicali, a cura di L. Nassimbeni, Udine 2008, ad ind.; Z. Domokos, A Római 19. századi Palestrina-recepció hatása Liszt művészetére, diss., Budapest, Liszt Ferenc Zeneművészeti Egyetem 2009, pp. 34-39, 160-165, 171-175; A. Guerra, Musica sacra e arte organaria tra Ottocento e Novecento attraverso la stampa periodica cattolica di Udine (1868-1917), I, Udine 2011, pp. 119-149 et passim; Candotti, T., De Santi e la riforma della musica sacra, a cura di F. Colussi – L. Boscolo Folegana, Udine 2011; A. Zanini, T. G.B., in Nuovo Liruti. Dizionario biografico dei friulani, III/4, L’età contemporanea, a cura di C. Scalon – C. Griggio – G. Bergamini, Udine 2011, pp. 3339-3345; La musica sacra in Friuli tra Otto e Novecento. Atti dei convegni, Udine-Gorizia… 2011, Udine... 2012, a cura di L.L. de Nardo, Padova 2012 (in partic. M. Casadei Turroni Monti, La fortuna di T. tra lettere e musicografia non friulane, I, pp. 201-218; R. Calabretto, J.T. nella storiografia musicale del Novecento, II, pp. 159-183; L.L. de Nardo, Fonti per un corpus tomadiniano: il Fondo Perosa di Castellerio, II, pp. 185-198); L’opera di J.T.: approcci di studio. Atti del convegno, Udine… 2013, a cura di L.L. de Nardo, Basadella di Campoformido 2013; Lettere musicali di Giovanni Battista Candotti, a cura di F. Colussi (comprende i Regesti dei carteggi Candotti e T., a cura di A. Zanini), Udine 2014; J.T.: catalogo delle opere, a cura di A. Zanini, Udine, in corso di stampa. – Si ringrazia Alba Zanini per la generosa collaborazione.