PIRONA, Jacopo
PIRONA, Jacopo. – Nacque a Dignano al Tagliamento il 22 novembre 1789 da Giovan Battista, «in una vecchia famiglia friulana di agiata e civile condizione» (Marchetti, 1974, p. 600).
Ultimati gli studi presso il seminario di Udine, Pirona divenne abate e, giovandosi della sua condizione di religioso (in quell’epoca il personale insegnante delle scuole pubbliche era costituito in prevalenza da ecclesiastici), intraprese, a partire dal 1814, la carriera di docente dapprima nelle classi inferiori per poi conseguire la cattedra di latino e greco, di filologia e storia, e infine di filologia latina e greca e storia universale. Insegnò sempre al ginnasio comunale di Udine, del quale nel 1850 divenne direttore.
In qualità di vicesegretario e quindi presidente dell’Accademia di scienze, lettere ed arti, si impegnò in un complesso ed estenuante «programma di lavoro […] per la raccolta del materiale archeologico ed archivistico e per la trascrizione di tutti i documenti e le memorie scritte riguardanti il Friuli comunque reperibili» (Marchetti, 1974, p. 602; con rimando a J. Pirona, Per i monumenti storici del Friuli, 1832, come sede nella quale era stato esposto il progetto). Superate molte resistenze, questa sua passione civile fu coronata dalla realizzazione di una biblioteca-museo, aperta, per quanto parzialmente, nel 1866; in tale occasione fu nominato conservatore del Museo civico.
Morì a Udine il 4 gennaio 1870.
Vissuto nella transizione fra diverse amministrazioni (cittadino del Regno italico fino al 1814, passato all’amministrazione austroungarica e infine transitato, negli ultimi anni della sua vita, con il 1866, al Regno d’Italia), «nella sua veste di insegnante e direttore di scuola pubblica – oltre che di persona impegnata nella promozione culturale della città e del Friuli» (Frau, 2011, p. 2776), l’abate Pirona «rappresenta una delle personalità più autorevoli della eletta schiera di religiosi e laici dell’Ottocento, per lo più di nobile famiglia, i quali continuarono la benemerita opera degli eruditi dei secoli precedenti, specialmente del Settecento, rivolta alla scoperta e alla valorizzazione dei vari aspetti culturali del Friuli, agevolati in tale attività anche dalla posizione economica e sociale di cui per lo più godevano» (p. 2775).
Seppe mantenere sempre buoni rapporti con le pubbliche autorità oltre a intessere una fitta trama di contatti con le personalità del mondo culturale e istituzionale dell’epoca (getta luce sull’intensità di tali relazioni la corrispondenza fatta oggetto di ricerca nei lavori di Elisa Snidero, 2003-04 e 2007-08). Per quanto concerne in particolare la sua posizione ’politica’, Pirona si mantenne «alquanto riservato ed equilibrato nei giudizi, conciliante nelle controversie» riuscendo a farsi apprezzare dalle figure «più in vista della sua epoca, pur appartenenti a orientamenti diversi» (Frau, 2011, p. 2776). Ciononostante non si sottrasse alla responsabilità di dirigere, in collaborazione con Carlo Alessandro Carnier, il trisettimanale di indirizzo liberale Lo spettatore friulano (2-30 maggio 1848) «che ebbe però vita difficile per le interferenze delle autorità politiche e militari che lo sorvegliarono assiduamente» (F. Della Peruta, Il giornalismo italiano del Risorgimento. Dal 1847 all’Unità, Milano 2011, p. 115).
Maturò interessi linguistici fin dagli anni della sua formazione e in particolare dovette coltivare studi sul friulano (tanto è vero che Graziadio Isaia Ascoli gli dedicò il saggio giovanile sull’affinità tra friulano e ‘valacco’: Ascoli, 1846). Il prodotto più importante di tali interessi, l’opera alla quale il suo nome resta inscindibilmente legato è il Vocabolario friulano la cui realizzazione era stata avviata intorno al 1845 (Frau, 2011, p. 2777), ma che giunse a compimento solo nel 1871 per cura del nipote Giulio Andrea, studioso di scienze naturali e di geografia, gradualmente affiancatosi allo zio di cui continuò e perfezionò l’opera (sugli interessi linguistici di Giulio Andrea Pirona cfr. Frau, 1995).
Si tratta dunque di opera postuma «in quanto, pur essendo uscito il primo fascicolo nel 1867, come si ricava, tra l’altro, dal carteggio inedito con Prospero Antonini, essa giunse a conclusione dopo la scomparsa dell’autore» (Zolli, 1989, p. 23).
Il dizionario si inserisce nella fioritura di vocabolari dialettali che attraversa tutto il secolo XIX e conosce un «particolare sviluppo soprattutto dopo il 1860 con la costituzione del Regno unitario» in una fase di risveglio della cultura e del sentimento nazionali. Il loro scopo era quello di «fornire uno strumento per apprendere la lingua nazionale» in maniera tale da «facilitare l’apprendimento dell’italiano ai nativi delle singole regioni» (Frau, 2010, pp. 52, 55). Sotto l’aspetto linguistico questa fioritura «si ricollegava, più o meno direttamente, al movimento ideale manzoniano per la lingua, nel senso che ai vocabolari dialettali era serbato principalmente, al di là dello scopo più strettamente didattico, l’ufficio di dimostrare la viva, fondamentale unità degli idiomi regionali italiani» (Il vecchio e il nuovo Pirona, saggio introduttivo premesso a G.A. Pirona - E. Carletti - G.B. Corgnali, Il nuovo Pirona, 1935, p. XIII).
Malgrado le ingenerose riserve di chi ne rimprovera «l’impostazione ideologica, che denuncia una visione diglossica estremamente discriminatoria» relegando la lingua friulana «a usi bassi, mentre gli usi colti sono riservati alla lingua italiana» (Carrozzo, 2014; cfr., in partic., il § 2, Il Vocabolario friulano di Jacopo Pirona: il primo grande vocabolario friulano, nella cornice del Risorgimento italiano), la pubblicazione del Vocabolario va «considerata fondamentale non solo nella storia culturale della nostra regione ma anche nel processo di appropriazione culturale, da parte dei friulani, del loro patrimonio linguistico» (è il condivisibile giudizio che si legge in http:// www.istitutladinfurlan.it/daf/vocabolari/139); ne va dunque rivalutata l’importanza ai fini della costruzione della stessa coscienza metalinguistica della comunità friulana. A rileggere anzi con attenzione l’avvertenza Al lettore, si coglie una sostanziale adesione alla visione ascoliana che fonda l’educazione linguistica su un graduale processo di accostamento ‘dal dialetto alla lingua’: «In ognuna delle diverse regioni d’Italia devono i fanciulli nella loro educazione sottostare ad una difficile prova, eh’ è quella di passare dall’uso della lingua, che hanno imparata a casa dalla nutrice, all’uso della lingua che s’impara a scuola dal maestro. I Toscani soli hanno la fortuna di avere breve il passo da fare dal volgare loro alla buona lingua, perché la buona lingua italiana s’è insediata sul volgare toscano più che su altri volgari e, essendo stati Toscani quelli che primi hanno ridotto a forma grammaticale i volgari italici. Tuttavia dai fanciulli di Toscana un passo, comeché breve, deve pur farsi. Un passo molto più arduo deve farsi dai fanciulli di ogni altra regione italiana. Il qual passo sta nel dover essi istituire un confronto perpetuo tra la lingua classica e quella che hanno imparata in fasce e che parlano e odono parlare continuamente nel proprio paese».
Opere. Per i monumenti storici del Friuli: discorso, Udine 1832; Vocabolario friulano dell’abate J. P. …, per cura del dott. Giulio Andrea Pirona, Venezia 1871; G.A. Pirona - E. Carletti - G.B. Corgnali, Il Nuovo Pirona. Vocabolario friulano, Udine 1935 (2ª ed., con aggiunte e correzioni riordinate da G. Frau, Udine 1992 e successive ristampe).
Fonti e Bibl.: G.I. Ascoli, Sull’idioma friulano e sulla sua affinità colla lingua valacca. Schizzo storico-filologico, Udine 1846; G. Marchetti, Il Friuli. Uomini e tempi, 2ª ed. agg., a cura di G. D’Aronco, Udine 1974 (1ª ed., Udine 1959), pp. 600-605, 611 (a Giuseppe Marchetti si deve il primo organico e vivace profilo biografico su Pirona; il testo di riferimento più recente è la voce destinata da Giovanni Frau, in Nuovo Liruti, 2011); P. Zolli, Il ‘Vocabolario friulano’ a duecento anni dalla nascita di J. P., in Ce fastu?, LXV (1989), 1, pp. 21-25; G. Frau, Giulio Andrea Pirona linguista, in Sot la Nape, XLVII (1995), 4, pp. 7-16, poi in Giulio Andrea Pirona 1822-1895. Atti del convegno di studi nel centenario della morte… 1995, a cura di R. Vecchiet, Udine 1997, pp. 24-33 e, da ultimo, in Linguistica forojuliensia et alia, a cura di F. Vicario, Udine 2013, pp. 425-436; E. Snidero, Il carteggio tra l’abate J. P. e il conte Prospero Antonini (tesi di laurea), Università degli studi di Udine, Facoltà di lettere e filosofia, a.a. 2003-2004; Ead., Corrispondenti dell’abate J. P. (diss.), Università degli Studi di Udine, Facoltà di lettere e filosofia, corso di laurea specialistica in lettere, a.a. 2007-2008; G. Frau, I dizionari della lingua friulana, in Il lessico friulano. Dai documenti antichi al dizionario storico, Atti del convegno di studi… 2009, a cura di F. Vicario, Udine 2010, pp. 49-68; Id., P. J., in Nuovo Liruti. Dizionario biografico dei Friulani, III, L’età contemporanea, a cura di C. Scalon - C. Griggio - G. Bergamini, Udine 2011, pp. 2775-2780; A. Carrozzo, La lexicografía friulana del último siglo y medio. De los diccionarios dialectales a los diccionarios normativos y a las nuevas tecnologías, in Lexicografía de las lenguas románicas, a cura di F. Córdoba Rodríguez - E. González Seoane - M.D. Sánchez Palomino, Berlin 2014 (trad. it. La lessicografia friulana dell’ultimo secolo e mezzo. Dai dizionari dialettali ai dizionari normativi, alle nuove tecnologie, per la quale si rimanda a http://www.arlef.it/ download/lessicografia_friulana.pdf).