NERLI, Jacopo
NERLI, Jacopo. – Nacque a Firenze, da Tanai di Francesco dei Nerli e da Giovanna di Gino Capponi il 13 ottobre 1461.
Settimo di dieci figli maschi (senza contare le sei sorelle) crebbe nel quartiere di S. Spirito, gonfalone del Nicchio, nella casa dei Nerli in borgo S. Jacopo dinanzi alla casa di Pierangelo Salutati (così riportava Tribaldo di Amerigo dei Rossi che lo definiva, come il padre e i fratelli, suo grande amico, Ricordanze, c. 99r). Nel novembre 1485 sposò Lisabetta di Francesco di Tommaso Sassetti che gli portò in dote la somma di 1860 fiorini. Banchiere e mercante, fu a capo di una compagnia di tintori insieme con il fratello Benedetto, con cui fu attivo anche a Roma, e in corrispondenza con il banco Medici nei primi anni Novanta (furono in rapporti di collaborazione anche con il cognato Lorenzo Morelli).
Estratto al priorato nel 1468 quando non aveva ancora raggiunto l’età richiesta, fu gonfaloniere di compagnia per il suo quartiere nel 1494 e venne eletto priore dal Consiglio maggiore nel 1496. Di iniziale orientamento filomediceo come il padre Tanai, fu uno dei più animosi protagonisti degli accadimenti dell’autunno del 1494 nel corso dei quali si compì la ‘mutatione dello Stato’. Gonfaloniere in carica per il bimestre novembre-dicembre, ebbe un ruolo di spicco nelle turbolente vicende che sovvertirono il regime con la cacciata di Piero e la proclamazione della nuova Signoria. Fu Jacopo, secondo i racconti dei cronisti, che impedì a Piero l’accesso al palazzo dei Priori il 9 novembre 1494, e fu sempre lui che, raccolti in arme gli uomini del suo gonfalone, a fine dicembre 1494, nei giorni che precedettero la proclamazione del nuovo governo, si pose a guardia delle mura di Firenze, mettendo la sua casa a disposizione degli armati perché potessero ripararsi dal rigore della notte e dell’inverno: «più volte andamo a schaldarci in chasa di Iacopo detto: si moriva di freddo, era ghiaciato Arno», come racconta ancora una volta l’amico Tribaldo (Ricordanze, c.140r). La volubile condotta politica di Jacopo lo indusse tuttavia, pochi anni dopo, a partecipare alla congiura capeggiata da Bernardo Del Nero volta a favorire il rientro dei Medici in città. Nell’occasione ebbe la vita salva grazie al padre Tanai che, chiamato a giudicare i congiurati, si adoperò per arrestare l’inchiesta una volta che ebbe appreso del coinvolgimento del figlio.
Già convinto oppositore di Savonarola, per la scomunica del quale si impegnò in prima persona presso il papa, Jacopo partecipò ai tafferugli che seguirono all’arresto del frate nella primavera del 1498 nel convento di S. Marco, e nell’occasione perse un occhio a causa di un crocifisso di ottone che fra Niccolò Biliotti impugnò contro di lui nel tentativo di difendere il domenicano.
Come già su Tanai, anche su Jacopo si abbattè il discredito profondo di Francesco Guicciardini (1931, p. 99) il quale, nel ricordare la responsabilità primaria che Nerli e il suo compare messer Luca Corsini avevano avuto nel sovvertire il regime mediceo, non esitava a definirli entrambi «uomini giovani, sanza credito, sanza autorità, sanza consiglio e leggierissimi».
Nel 1501 venne inviato a Firenzuola come ambasciatore presso Ramazzotto, capitano al soldo del Borgia, per concedergli l’autorizzazione ad attraversare il territorio fiorentino.
Morì senza figli il 1° luglio 1505 a Firenze e fu sepolto come il padre in S. Francesco, poi S. Salvatore al Monte.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Decima repubblicana, 4, c. 48r; Deposito Gherardi Piccolomini d’Aragona, 139, cc. 93v-94r, 129; Mediceo Avanti il Principato, XLI, 275, LXXXVI, 9, cc. 87rv, 92r, 95rv; Notarile Ante Cosimiano, 393, c. 178v; Ufficio delle Tratte, 605, c. 83; 607, cc. 83, 158; Raccolta Sebregondi, 3802 A; Ufficiali poi magistrato della Grascia ,190, c. 318r; Firenze, Biblioteca nazionale centrale, Tribaldo de’ Rossi, Ricordanze (1481-1501), II. ii. 357, cc. 99r, 140r; P. Parenti, Historia fiorentina, a cura di A. Matucci, II, Firenze 2005, pp. 166, 212; L. Landucci, Diario fiorentino dal 1450 al 1516 continuato da un anonimo fino al 1542, a cura di I. Del Badia, Firenze 1969, p. 75; G. Guidi, Ciò che accadde al tempo della Signoria di novembre-dicembre in Firenze l’anno 1494, Firenze 1988, pp. 22, 26 s., 35 s., 41, 107, 124, 176; B. Masi, Ricordanze di Bartolomeo Masi calderaio fiorentino dal 1478 al 1526, a cura di G.O. Corazzini, Firenze 1906, p. 22; F. Guicciardini, Storie fiorentine dal 1378 al 1509, a cura di R. Palmarocchi, Bari 1931, pp. 95, 97, 99, 115, 153.