ARTEVELDE, Jacob van
Di lui, che è da considerare come l'eroe nazionale fiammingo, non si sa l'anno della nascita; suo padre, Giovanni, era stato ricco commerciante e industriale di Gand e aveva smerciato in tutta l'Europa e persino a Roma i drappi di sua produzione. La vita di Iacopo d'Artevelde comincia a presentare un interesse nel 1337, quando Gand vide interrotto il suo floridissimo commercio con l'Inghilterra e fu vicina alla rovina. Causa dell'interruzione, la fedeltà del conte Luigi di Nevers al suo signore, il re di Francia, che era in guerra col re inglese. Il popolo di Gand si ribellò allora contro il conte, e Iacopo, divenuto capo del popolo, riuscì, mediante un trattato di neutralità e di libero commercio con ambedue gli stati belligeranti, a far rinascere l'industria cittadina. Divenuto sempre più aspro il suo contrasto con il conte delle Fiandre, che era rimasto fedelissimo al re Filippo VI di Valois, Iacopo tentò di mettere d'accordo e di riunire in federazione le grandi città della Fiandra, del Brabante e del Hainaut. Riconobbe perciò i diritti del re inglese, Edoardo III, al trono di Francia. Il conte, perduto ogni favore dei sudditi, si ritirò a Parigi. Edoardo distrusse la flotta francese nel fiume di Bruges, lo Zwin. All'apogeo della sua popolarità, il d'A. cominciò allora la guerra aperta contro la Francia, con lo scopo di ricuperare le antiche città di Lilla e di Tournai: ma la guerra ebbe esito sfavorevole. Il popolo fiammingo, stanco della preponderanza di Gand (i Gantesi rovinavano l'industria dei tessuti nelle piccole città, per arricchirsi, e costringevano molti operai a fuggire in Inghilterra: l'effetto fu che i profughi fecero sorgere l'industria dei tessuti in quest'ultimo paese, a tutto danno della stessa Fiandra), si sollevò nel 1340 contro Gand. La città stessa si mostrò divisa all'interno e dopo una lotta sanguinosa vi predominò, su tutte le altre, la corporazione dei tessitori, il cui decano fu il potentissimo rivale di d'Artevelde, non più soccorso da Edoardo III. I tessitori gantesi si ribellarono contro d'Artevelde, istigati anche dal conte Luigi, e in un tumulto l'eroe fu ucciso, il 17 o il 24 luglio 1345.
Philips van A., figlio del precedente, nacque a Gand nel 1340. Dopo la morte del padre, tutta la famiglia trovò rifugio in Inghilterra; ma Filippo ritornò in Fiandra nel 1360. La vita di Filippo fu tranquilla finché le stravaganti spese del conte Luigi di Mâle, figlio di Luigi di Nevers, fecero di nuovo ribellare i Gantesi, nel 1380. Allora, poiché la rivolta non aveva avuto successo e la città aveva dovuto sostenere un lungo assedio, si ricorse nel 1382 al figlio del grande Iacopo, il cui nome era sempre vivo tra il popolo. Filippo riunì la popolazione ancora valida, e con circa 50.000 uomini si recò a Bruges, dove si trovava il conte a capo d'un esercito di 45.000 militi. Una battaglia assai sanguinosa segnò la vittoria di Filippo che potè entrare in Bruges: la città fu saccheggiata e poi affidata alla corporazione dei tessitori, alleata con quella di Gand. Tutta la Fiandra, a eccezione di Termonde e di Oudenaerde, riconobbe Filippo come ruwaert, cioè anti-conte.
Bisogna ben distinguere l'azione e il programma politico di Iacopo da quello di Filippo. Iacopo fu il difensore del popolo fiammingo contro il conte Luigi di Nevers, fedele alla Francia, cioè fu l'assertore del nazionalismo fiammingo. Filippo difese il basso popolo contro l'oppressione dei ricchi borghesi, alla cui testa si trovava il conte Luigi di Mâle. Questo conte non era affatto francofilo come suo padre; ma nell'avversa fortuna si rivolse al re di Francia, trovando poi un aiuto in Filippo, duca di Borgogna, zio del re Carlo VI. La battaglia di Rosebeke del 27 novembre 1382, decisa in pochi minuti, e finita con una strage dei Fiamminghi poneva fine a quest'episodio della lotta secolare tra Fiamminghi e Francesi e al predominio di Gand. Tra i caduti fu anche Filippo.
Bibl.: Bibliogr. Nat. de l'Acad. R. de Belgique, Bruxelles 1866, I, pp. 478-487; H. Pirenne, Histoire de Belgique, II, 3ª ed., Bruxelles 1922, pp. 93-200. Sulla battaglia di Rosebeke, v. H. Delbrück, Geschichte der Kriegskunst, 2ª ed., Berlino 1923, III, pp. 459-64.