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Taubes, Jacob

Dizionario di filosofia (2009)
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Taubes, Jacob


Filosofo e teologo austriaco (Vienna 1923 - Zurigo 1987). Di origine ebraica, si trasferì con la famiglia a Zurigo nel 1936, dove studiò filosofia e storia, laureandosi nel 1947 con una dissertazione dal titolo Abendländische Eschatologie (trad. it. Escatologia occidentale). È questa l’unica opera sistematica pubblicata da T., che traccia un’originale ricostruzione della storia dell’escatologia e dell’idea messianica nel pensiero dell’Occidente, da Giovanni, Paolo e Agostino a Gioacchino da Fiore, da Hegel e Marx a Kierkegaard e Nietzsche. Dopo aver insegnato sociologia delle religioni nell’univ. ebraica di Gerusalemme, nel 1956 fu chiamato come prof. di storia delle religioni e di filosofia della religione alla Columbia University di New York. Dal 1966 ottenne una cattedra presso la Freie Universität di Berlino, che conservò fino al 1979, anno in cui assunse la direzione del nuovo Dipartimento di ermeneutica, creato appositamente presso l’Istituto di filosofia. Nel 1987, già gravemente ammalato, tenne presso il Centro studi della comunità evangelica di Heidelberg un seminario sulla Lettera ai Romani (pubbl. post. con il titolo Die politische Theologie des Paulus; trad. it. La teologia politica di san Paolo). I numerosi saggi, conferenze e scambi epistolari in cui T. sviluppa il suo pensiero sono contenuti per la maggior parte in raccolte postume (pubbl. in italiano in Il prezzo del messianesimo e Messianesimo e cultura). Tra i protagonisti del dibattito teologico del Novecento, T. pose al centro della sua riflessione la concezione gnostico-apocalittica del tempo come fine e origine, interrogando alla luce di questa concezione il percorso della storia in quanto disvelamento della verità. Nelle lezioni dedicate alla teologia politica paolina T. individuò in quest’ultima il punto di congiunzione tra il messianesimo cristiano e quello ebraico, accomunati a suo avviso non per il loro anelito alla trascendenza, ma per la loro positiva valutazione del tempo storico e contingente insita nella stessa radice messianica.

Vedi anche
Benjamin, Walter Benjamin ‹bè-›, Walter. - Filosofo, critico e sociologo tedesco (Berlino 1892 - Port Bou, Spagna, 1940). Studiò a Berlino, Friburgo e Monaco, laureandosi in filosofia a Berna (1919). Si accostò quindi al marxismo di G. Lukács e strinse amicizia con M. Horkheimer e Th. W. Adorno con i quali collaborò ... Derrida, Jacques Derrida ‹dëridà›, Jacques. - Filosofo francese (El Biar, Algeri, 1930 - Parigi 2004). Di formazione fenomenologica, studioso di Nietzsche, Heidegger e Levinas, della psicoanalisi e dello strutturalismo, Derrida, Jacques fu uno dei protagonisti del pensiero della "differenza".  Vita e pensiero. Professore ... storia Il complesso delle azioni umane nel corso del tempo, nel senso sia degli eventi politici sia dei costumi e delle istituzioni in cui esse si sono organizzate. Modernamente, anche tutto ciò che le condiziona e ciò che esse coinvolgono (fatti geografici ed ecologici, fatti demografici, presupposti antropologici ... filosofia Attività di pensiero che attinge ciò che è costante e uniforme al di là del variare dei fenomeni, con l’ambizione di definire le strutture permanenti della realtà e di indicare norme universali di comportamento. 1. Definizioni La filosofia può definirsi come una forma di sapere che, pur nella grande ...
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