MINCER, Jacob
Economista statunitense, nato a Tomaszów (Polonia) il 15 luglio 1922. Professore di Economia alla Columbia University di New York, ha ricoperto anche incarichi importanti presso altre università e istituti di ricerca come il National bureau of economic research. M. è noto soprattutto per i suoi studi nei campi dell'economia del lavoro e dell'economia della formazione. Tra le sue principali pubblicazioni si ricordano i libri Economic forecast and expectations (1969) e Schooling, experience and earnings (1974). Numerosi anche gli articoli, alcuni dei quali vere e proprie pietre miliari per analisi su temi legati alle decisioni sulla formazione, sul capitale umano, sulla partecipazione al mercato del lavoro, sulla mobilità e sulle migrazioni. Nei suoi primi lavori M. applica le analisi relative al capitale umano per spiegare la dispersione dei redditi da lavoro. L'ipotesi di base sulla teoria del capitale umano si collega alla possibilità di valutare l'istruzione e, in generale, la formazione, come bene al quale può essere attribuito un prezzo di mercato, in quanto si tratta di un investimento effettuato dai singoli individui in vista dell'acquisizione e del miglioramento della propria capacità professionale e, quindi, di una futura più elevata retribuzione.
Queste analisi hanno trovato la loro massima esplicitazione nel volume già ricordato del 1974, nel quale M. descrive la funzione del salario come funzione degli investimenti in capitale umano e in job training (formazione sul posto di lavoro), tramite un notissimo modello econometrico da lui sviluppato. Per misurare la quantità di capitale umano accumulata da un lavoratore, sia in termini d'istruzione prima dell'ingresso nel mercato del lavoro sia di quella cumulata nel posto di lavoro, M. considera il numero di anni necessari per la formazione e quelli trascorsi sul posto di lavoro. I risultati delle stime di M. mostrano come il rendimento dell'istruzione sia tendenzialmente superiore a quello dell'esperienza lavorativa. Inoltre, M. mostra come il tasso di crescita dell'istruzione sia descrescente all'aumentare del numero di anni trascorsi nel sistema formativo stesso.
Gli stessi concetti di capitale umano sono stati utilizzati da M. per analizzare i differenziali salariali per sesso. In un articolo del 1962 (Labor force partecipation of married women: A study of labor supply, in Aspects of labor economics, a cura di H.G. Lewis), punto di partenza per i moderni studi sull'offerta di lavoro, M. introduce la considerazione che le decisioni di offerta di lavoro dei singoli membri familiari vengono prese all'interno della famiglia. Questa idea è alla base dello sviluppo della successiva scuola della nuova economia della famiglia.
Considerare simultaneamente le decisioni di partecipazione del marito e della moglie al mercato del lavoro permette una separazione empirica degli effetti di reddito e sostituzione. In sostanza M. rileva come l'offerta di lavoro delle donne sposate mostri un'elevata sensibilità alle variazioni temporanee del reddito del marito (effetto del lavoratore addizionale), offerta che tuttavia in fasi di recessione è assorbita da un più diffuso effetto di aspettative pessimistiche (effetto del lavoratore scoraggiato). Importante è inoltre il concetto di costo opportunità del tempo (costo diverso tra marito e moglie in termini di valore delle alternative, oppure delle opportunità che debbono essere sacrificate); tale approccio permette di analizzare sia l'offerta di lavoro (in particolare le fluttuazioni cicliche nelle decisioni di partecipazione al mercato del lavoro della donna), sia le decisioni relative a caratteristiche tradizionalmente extraeconomiche quali la fertilità. In questo modo, attraverso le decisioni relative al capitale umano e alla partecipazione, M. ha gettato le basi formali per analisi su aspetti tradizionalmente considerati extraeconomici. In un articolo scritto in collaborazione con S.W. Polachek (Family investment in human capital: earnings of women, in Journal of Political Economy, 1974), M. ha analizzato i differenziali di reddito tra uomini e donne coniugando le ipotesi relative al capitale umano alle decisioni di offerta della famiglia. Secondo questi studi, i differenziali salariali sarebbero frutto non tanto di discriminazioni esistenti nei confronti della donna, quanto del diverso attaccamento (alternanza di periodi di lavoro con periodi di non partecipazione) al mercato del lavoro. Successivamente M. ha allargato il campo di analisi (partendo dalle considerazioni precedentemente sviluppate) per analizzare il dualismo tra l'evoluzione dei salari, da un lato, e la mobilità del lavoro nelle dinamiche di carriera e nel ciclo di vita del lavoratore, dall'altro. La mobilità salariale e la mobilità occupazionale vengono spiegate sulla base delle specificazioni relative al capitale umano e all'esperienza formativa nel lavoro. Da questo tipo di conclusioni derivano specifiche intuizioni in tema di contratti impliciti, traiettorie salariali lungo il ''ciclo di vita'' del lavoratore e la natura della disoccupazione. Nella stessa direzione si muovono anche le analisi relative ai fenomeni migratori. Infine, gli ultimi studi di M. sono rivolti all'analisi degli effetti del salario minimo e dell'attività sindacale, in condizioni di eccesso di offerta (disoccupazione) su grandezze quali l'occupazione, il turnover, il livello salariale e le decisioni di formazione.
Tra le altre opere di M., si segnalano: Market prices, opportunity costs and income effects (1963); Labor force participation and unemployment (1966); Labor mobility and wages (1981); Union effects in wages, turnovers and training (1983); Models of man in industrial relations research: discussion, in Industrial and Labor Relations Review (ottobre 1989); The collected essays of Jacob Mincer (2 voll., 1993).