Goody, Jack
Goody, Jack (propr. John Rankine)
Antropologo inglese, nato a Londra il 27 luglio 1919. Nel 1940, chiamato alle armi, interruppe gli studi di letteratura all'università di Cambridge. Prigioniero a Tobruk nel 1942, fu internato a Chieti e, dopo l'armistizio italiano, attraversò a piedi l'Abruzzo verso le linee degli alleati, ma venne catturato a Roma e inviato in Germania, dove fu liberato dagli Americani. Dalle vicende di quel periodo è nata la sua vocazione all'antropologia, nutrita di "passione per le cose umane". Conseguita la laurea in letteratura nel 1946, si iscrisse ai corsi di Antropologia sociale della University of Oxford alla scuola di E. Evans-Pritchard e M. Fortes. Su suggerimento di quest'ultimo avviò un'intensa ricerca di campo tra i LoWiili e i LoDagaa del Ghana voltaico in ripetute missioni (1950-52, 1956-57, 1964-66). Assistente di Fortes al dipartimento di Antropologia sociale della University of Cambridge, nel 1973 gli successe quale William Wyse professor alla cattedra di Antropologia sociale, che ha tenuto fino al 1984. Dal 1976 è fellow della British Academy.
Nella sua opera scientifica si riconoscono due fasi senza discontinuità cronologica. La prima comprende una serie di monografie etnografiche e storiche relative alla ricerca di campo nel Ghana, in particolare sull'organizzazione domestica, la discendenza, i riti mortuari, la successione negli uffici. Un importante apporto è la trascrizione del mito di Bagre, che i LoDagaa recitano nei riti iniziatici per trasmettere ai giovani il sapere sulla creazione e le concezioni cosmologiche, rara fonte orale di una cultura tradizionale africana, preziosa per lo studio comparativo della religione, non solo africana. In una prima edizione nella collana Oxford library of African literature (1972) ha pubblicato il testo originale con traduzione letterale e semantica, e in una successiva edizione francese (1980) ha compiuto, insieme a S.W.D.K. Gandah, uno dei suoi informatori, l'analisi filologica e contenutistica di quattro diverse versioni dello stesso mito. Nella seconda fase appare evidente l'intento di G. di riportare l'antropologia sociale britannica, e in genere l'antropologia culturale, alle grandi visioni comparative della cultura umana che ispirarono studiosi come E.B. Tylor e J.G. Frazer, traendo vantaggio dalla vasta messe di ricerca di campo e attenendosi a un metodo critico più controllato e provveduto. G. si dedica, infatti, a una costante indagine comparativa, storica e analitica delle più svariate manifestazioni culturali - il riflesso di classe sul modo di cucinare, i mutamenti storici della famiglia europea, il rapporto tra scrittura e organizzazione sociale, tra scrittura e oralità, la cultura dei fiori, i problemi delle rappresentazioni e dell'iconoclastia -, indagini tutte caratterizzate dalla sorprendente originalità delle tematiche e dall'analisi intuitiva unita a severa critica metodologica. Tale ricca produzione costituisce un corpus letterario per il quale G. viene riconosciuto come uno dei maestri del nostro tempo.
Tra le sue pubblicazioni segnaliamo: Death, property and the ancestors (1962); Technology, tradition and the State in Africa (1971); The myth of the Bagre (1972); Production and reproduction. A comparative study of the domestic domain (1976; trad. it. 1979); The domestication of the savage mind (1977; trad. it. 1981); Une récitation de Bagré (1980); Cooking, cuisine and class (1982); The development of the family and marriage in Europe (1983; trad. it. 1984); The logic of writing and the organization of society (1986); The interface between the written and the oral (1987); The culture of flowers (1993); The expansive moment. The rise of social anthropology in Britain and Africa 1918-1970 (1995); The East in the West (1996); L'homme, l'écriture et la mort. Entretiens avec Pierre-Emmanuel Dauzat (1996); Oltre i muri. La mia prigionia in Italia (1997); Representations and contradictions. Ambivalence towards images, theatre, fiction, relics and sexuality (1997); Food and love. A cultural history of East and West (1998).
bibliografia
M. Izard, A. de Sales, Goody Jack Rankine, in P. Bonte, M. Izard, Dictionnaire de l'ethnologie et de l'anthropologie, Paris 1991, pp. 302-03.
Goody, Jack, in Encyclopedia of social and cultural anthropology, ed. A. Barnard, J. Spencer, London-New York 1996, p. 376.
A. Colajanni, Note sul futuro della professione antropologica: l'utilità dell'antropologia come problema teorico e applicativo, in Etnoantropologia 1997-98, 6-7, pp. 23-35.
L. Lombardi Satriani, I fiori di Goody, in Etnoantropologia 1997-98, 6-7, pp. 37-42.
V. Maher, Una scuola non molto britannica, in Etnoantropologia 1997-98, 6-7, pp. 43-53.