RANZI, Ivo
RANZI, Ivo. – Nacque a Pergola il 3 settembre 1903, da Romolo e da Edvige Ugatti.
Conseguì la laurea in fisica all’Università di Bologna nel luglio del 1925, con una tesi Sulla variazione delle distanze reticolari nel salgemma e nella calcite sotto l’azione di uno sforzo, i cui risultati furono pubblicati nel marzo del 1926 su Nuovo Cimento (s. 8, vol. 3, n. 3, pp. 135-143). Fu poi assistente volontario nell’istituto di fisica dell’Università di Bologna, dove proseguì la sua attività scientifica, dedicandosi soprattutto allo studio dei fenomeni atmosferici. Il 19 dicembre 1927 sposò Irma Rossi, dalla quale ebbe due figli, Aldo e Alberto. A partire dall’a.a. 1927-28 fu incaricato dell’insegnamento di meteorologia agraria nell’Istituto superiore agrario di Bologna, poi facoltà di agraria dell’Università; a questa materia, che insegnò fino al 1934-35, dedicò un manuale (Meteorologia e climatologia agraria, Bologna s.d. [ma 1928]). Dal 1928-29 al 1931-32, pur continuando l’insegnamento a Bologna, ebbe un incarico presso l’istituto di fisica dell’Università di Camerino dove, nel dicembre del 1930, conseguì la libera docenza in fisica sperimentale. Dal 1932-33 fu incaricato a Bologna anche dell’insegnamento della fisica medica, e nel 1933 fu nominato assistente effettivo presso l’istituto di fisica, dove, dal 1935-36, tenne l’insegnamento di fisica superiore.
In tale periodo l’interesse di Ranzi per i fenomeni atmosferici prese una direzione decisamente nuova. Nel 1925, anno della sua laurea, era stata dimostrata l’esistenza di uno strato dell’alta atmosfera capace di riflettere le onde radio, ribattezzato nel 1929 con il nome di ionosfera (Dominici, 1998, pp. 859-861). Avanzata da Arthur Kennelly e Oliver Heaviside nel 1902, per spiegare il successo del primo collegamento transatlantico con onde radio effettuato da Guglielmo Marconi, poi abbandonata a favore di altre spiegazioni, l’idea della ionosfera era stata ripresa con grande fervore sperimentale all’inizio degli anni Venti, dopo l’avvio di un nuovo ciclo di tecnologie di trasmissione basato sulle onde corte a fascio e realizzato ancora una volta da Marconi. Le ricerche dimostrarono che la ionosfera aveva un’estensione molto ampia (da 50 a 1000 km di altezza), e che i suoi vari strati presentavano condizioni di variabilità a seconda dell’ora, della stagione, dell’attività solare e dell’alternanza giorno/notte, con conseguenze sulla propagazione delle onde radio. All’inizio degli anni Trenta furono perciò avviati, a vantaggio dei servizi di radiocomunicazioni, sondaggi sistematici con apparati chiamati ionosonde, che emettevano impulsi radio a varie frequenze e ne analizzavano gli echi di ritorno (ibid., pp. 861-863).
A quell’epoca Ranzi collaborava già con il Comitato radiotelegrafico del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) per misurare le altezze degli strati riflettenti, effettuando sondaggi radio (Ricerche sui fenomeni di propagazione delle radioonde, Fabriano 1931) che gli valsero il premio della Fondazione Querini Stampalia, assegnato dall’Istituto veneto di scienze, lettere e arti «per il miglior lavoro diretto a far progredire […] l’interpretazione dei fenomeni relativi alla portata delle radiocomunicazioni» (Gullino, 1996, pp. 520-521). Nel 1932 realizzò a Camerino una ionosonda (Dominici, 1998, pp. 863 s.) con la quale effettuò sondaggi sistematici, avanzando ipotesi sui meccanismi di ionizzazione nell’alta atmosfera (Causes of ionization in the upper atmosphere, in Nature, 1932, vol. 130, p. 545; Recording wireless echoes on the transmitting station, ibid., 1933, vol. 132, p. 174; Phase variations of reflected radio-waves, and possible connection with the Earth’s magnetic field, ibid., 1934, vol. 133, p. 908). Dal settembre al novembre del 1933 prese parte, con Bruno Rossi e Sergio De Benedetti, a un’importante missione scientifica per lo studio dei raggi cosmici, promossa dal CNR in Eritrea; i risultati furono raccolti nel maggio del 1934 in un supplemento della Ricerca scientifica (V [1934], vol. 1, suppl. al n. 9-10, pp. 559-605): B. Rossi - I. Ranzi - S. De Benedetti, Missione scientifica in Eritrea per lo studio della radiazione penetrante (raggi cosmici). Ranzi partecipò alle misure dell’effetto di latitudine e realizzò ricerche sulle condizioni della ionosfera in prossimità dell’equatore (ibid., pp. 575-578 e 598-605).
Grazie alla sua fama di esperto di radioonde, nel 1934 gli fu commissionata dall’editore Zanichelli la stesura, con Gian Giuseppe Palmieri, di un contributo sulle Basi fisiche e biofisiche della marconiterapia nel Trattato italiano di marconiterapia (Bologna 1936).
Nel febbraio del 1936 il ministero dell’Educazione nazionale, su proposta della facoltà di scienze dell’Università di Bologna, gli confermò la libera docenza, e nel 1937 vinse la cattedra di fisica superiore dell’Università di Cagliari. Frattanto, nel dicembre del 1936, era stato costituito dal CNR l’Istituto nazionale di geofisica, con sede presso l’istituto di fisica dell’Università di Roma, nella città universitaria da poco inaugurata; la direzione era stata affidata ad Antonino Lo Surdo che di lì a poco sarebbe divenuto direttore anche dell’istituto di fisica dell’Università, alla morte improvvisa di Orso Mario Corbino nel gennaio del 1937. L’attività di Ranzi per il CNR era nota a Lo Surdo, che lo considerava ‘eminente specialista’ delle ricerche sulla ionosfera, e subito ne assicurò la collaborazione al neocostituito istituto. L’incarico conferito riguardava la costruzione di una ionosonda da utilizzare nella sede di Roma dell’istituto di geofisica: oltre alla realizzazione dell’apparato, era prevista la pubblicazione di un articolo di descrizione dell’apparato stesso con la presentazione dei primi risultati, cosa che avvenne nel fascicolo di maggio-giugno 1938 della Ricerca scientifica (La stazione ionosferica dell’Istituto nazionale di geofisica, ripubblicato in forma di estratto dal vol. 9, n. 5-6, nelle Pubblicazioni dell’Istituto nazionale di geofisica, n. 4). Da allora la rilevazione dei dati sulla ionosfera è uno dei servizi tecnici di base dell’istituto.
Nell’agosto del 1938 Lo Surdo autorizzò Ranzi a costruire a Cagliari un’altra ionosonda e lo incaricò di gestire entrambi gli apparati, recandosi a Roma una volta al mese. Dell’attività sull’apparecchio di Roma, in assenza di Ranzi, fu incaricato un assistente dell’istituto di fisica dell’Università, Antonio Bolle. Alla fine del 1938 Ranzi fu chiamato dall’Università di Perugia alla cattedra di fisica della facoltà di medicina, e l’attività sull’apparato di Cagliari fu sospesa, mentre fu avviata, insieme a Bolle, la realizzazione a Roma di una ionosonda di concezione innovativa, entrata in attività nel 1940 (Foresta Martin - Calcara, 2010, pp. 126-128). Frattanto, nel 1939, Ranzi aveva anche progettato e costruito per l’istituto un apparecchio per localizzare e studiare i focolai da cui hanno origine le tempeste atmosferiche (Radiogoniometro registratore per atmosferici, ripubblicato come estratto da La ricerca scientifica, X (1939), n. 7-8, nelle Pubblicazioni dell’Istituto nazionale di geofisica, n. 21), tema sul quale aveva già lavorato in precedenza (Ricerche sugli atmosferici, estratto da Dati e memorie sulle Radiocomunicazioni, Roma 1931), e in cui convergevano il suo interesse per i fenomeni atmosferici e le sue ricerche sulle radioonde. Il ministero dell’Aeronautica, che collaborava con l’istituto di geofisica ed era particolarmente interessato all’attività di Ranzi, ne richiese due esemplari per il servizio meteo e per la sicurezza aerea (Foresta Martin - Calcara, 2010, p. 125). Dall’anno accademico 1941-42 Ranzi fu trasferito alla cattedra di fisica superiore nella facoltà di scienze dell’Università di Firenze, dove però non poté iniziare l’insegnamento. Con l’entrata in guerra dell’Italia, infatti, era stato arruolato nella Marina, e inviato in Libia. Rientrato a Roma per motivi di salute nel 1942, fu trattenuto in servizio presso la Marina che, adducendo ragioni militari eccezionali (presumibilmente legate alla sua attività nel campo delle radiocomunicazioni), non autorizzò il rientro all’Università, mentre gli permise di proseguire la collaborazione con l’Istituto di geofisica.
Se nel 1930 il prefetto di Macerata, redigendo il certificato di buona condotta richiesto per la libera docenza, aveva dichiarato Ranzi non iscritto al Partito nazionale fascista benché ‘di sentimenti favorevoli’ al regime, la deriva razzista del governo Mussolini e l’entrata in guerra dell’Italia nel 1940 rivelarono in lui una convinta adesione al fascismo, frutto forse di un’evoluzione segnata dal sostegno governativo al settore scientifico in cui era direttamente coinvolto. Nel 1937 si macchiò di un grave episodio di antisemitismo ai danni di Giulio Racah, e dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, fu distaccato presso la Wehrmacht (Foresta Martin - Calcara, 2010, pp. 185 s.; Dominici, 2015, pp. 16-18). Dopo la liberazione di Roma, fu sottoposto a procedimento di epurazione, tra l’ottobre del 1944 e il febbraio del 1948, e in tale periodo si dedicò alla stesura di una monografia sull’Acustica applicata alle costruzioni (Milano 1948). Il procedimento si concluse in primo grado con una proposta di dispensa dal servizio, cancellata in appello dal Consiglio di Stato. Già alla fine del 1944, però, gli era stato revocato l’incarico presso l’Istituto di geofisica, e nel marzo del 1948 la facoltà di scienze di Firenze negò l’assenso al suo reintegro nella cattedra di fisica superiore, mentre in giugno il rettore Bruno Borghi, politicamente vicino a Giorgio La Pira, lo deferì al consiglio di disciplina dell’Ateneo, imputandogli, tra l’altro, la partecipazione ai tentativi tedeschi di requisire materiale scientifico nell’Istituto di fisica.
Venne così a determinarsi una difficile situazione accademica e politica, provvisoriamente risolta attraverso il conferimento, per intervento dei ministri degli Affari esteri e della Pubblica Istruzione, di speciali incarichi di ricerca, che portarono Ranzi a trasferirsi a Buenos Aires dalla fine del 1948 al 1953. Qui diresse, tra l’altro, l’installazione, nel 1951, di una stazione di osservazione ionosferica a Deception Island, in Antartide (Una notevole anomalia della regione F2 nell’Antartide, in Geofisica pura e applicata, 1952, vol. 23, pp. 65-68; Una spedizione all’Antartide occidentale per lo studio della ionosfera, in Geofisica e meteorologia, 1953, pp. 3 s.). La tensione con i colleghi fiorentini, pur non risolta, si stemperò, e al suo rientro Ranzi riprese gradualmente l’insegnamento, interrotto da un trasferimento di poche settimane presso l’Università del Cairo all’inizio del 1955.
Pur essendo cessata la collaborazione diretta con l’Istituto nazionale di geofisica, Ranzi rimase un riferimento per quanti al suo interno si occupavano di ionosfera.
Tra il 1949 e il 1951, l’Istituto realizzò due nuove ionosonde e a Bolle si aggiunsero Tiberio e Pietro Dominici; quest’ultimo avrebbe ricordato in seguito Bolle e Ranzi come suoi maestri. Gli apparati fabbricati internamente furono utilizzati fino al 1958, anche se nel frattempo alla realizzazione in proprio si sostituì gradualmente l’acquisto di apparati standardizzati di produzione industriale (Dominici, 1998, p. 864). In questo periodo l’attività scientifica di Ranzi si svolse in collaborazione con l’Istituto superiore delle poste e telecomunicazioni diretto da Vittorio Gori, e assunse una più marcata dimensione internazionale attraverso la partecipazione in ambito NATO sia a programmi pubblici sia a ricerche coperte dal segreto militare. Nel corso dell’anno geofisico internazionale (1957-58) Ranzi condusse insieme a Dominici alcune ricerche, i cui risultati sono stati solo di recente declassificati, per la realizzazione di un nuovo tipo di radar (OTH; Spinelli, 2008; Meloni - Alfonsi, 2009, p. 134).
Dal 1958 insegnò nel corso di specializzazione in telecomunicazioni per ingegneri, presso l’Istituto superiore delle poste e telecomunicazioni, oggi ISCOM, dove dal gennaio del 1959 divenne titolare della cattedra di radiotelegrafia e radiotelefonia cessando dal ruolo di professore universitario. Pubblicò un manuale (Propagazione troposferica e ionosferica delle onde elettromagnetiche, Roma 1964), e nel 1961 curò la voce Radiopropagazione, per la prima volta presente come voce autonoma nella Appendice III dell’Enciclopedia Italiana (Storia delle telecomunicazioni, 2011, p. 207). Nel 1973, infine, organizzò a Roma, per l’Advisory group for aerospace research and development della NATO, il panel internazionale Propagation effects on frequency sharing, del quale curò gli atti (Neuilly sur Seine 1973). Nel corso degli anni Settanta, però, l’importanza assunta dalle attività spaziali fece passare in secondo piano, nell’ambito delle telecomunicazioni, le ricerche sulla ionosfera (Dominici, 1998, pp. 873-875).
In pensione dal 1° novembre 1978, morì a Porto San Giorgio il 14 agosto 1985.
Opere. Non esiste una bibliografia completa dei lavori di Ranzi, del quale sono state reperite circa trenta pubblicazioni tra articoli scientifici e manuali.
Fonti e Bibl.: Sono presenti fascicoli presso l’Archivio centrale dello Stato in Roma (Ministero Pubblica Istruzione, Direzione generale istruzione superiore, div. I, Liberi docenti, s. 3, b. 409; CNR, pos. 10a, Istituto nazionale di geofisica – Attività); presso l’archivio storico dell’Università di Bologna (nelle serie Fascicoli studenti, Fascicoli assistenti volontari, Fascicoli liberi docenti, Fascicoli professori incaricati); presso l’archivio storico dell’Università di Firenze (Fascicoli del personale, fasc. A3043 R.I.; presso l’archivio storico dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Fascicoli del personale, s. 3, f. 128).
Inoltre: G. Gullino, L’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Dalla rifondazione alla seconda guerra mondiale (1938-1946), Venezia 1996; P. Dominici, My first fifty years in ionospheric research, in Annali di geofisica, 1998, vol. 41, n. 5-6, pp. 857-883; L. Spinelli, Gli esperimenti segreti al Centro Marconi di Torre Chiaruccia, in La voce, 12 maggio 2008 (http://digilander. libero.it/aricv/archivio/2008/cresm2.htm; 28 maggio 2016); A. Meloni - L. Alfonsi, Geomagnetism and aeronomy activities in Italy during IGY, 1957/58, in Annals of geophysics, 2009, vol. 52, n. 2, pp. 127-135; F. Foresta Martin - G. Calcara, Per una storia della geofisica italiana. La nascita dell’Istituto nazionale di geofisica (1936) e la figura di Antonino Lo Surdo, Milano 2010, passim; Storia delle telecomunicazioni, a cura di V. Cantoni - G. Falcia-secca - G. Pelosi, I-II, Firenze 2011; D. Dominici, A fianco di Radio CORA: Arcetri ‘resistente’ nei ricordi di Michele Della Corte, in Il Colle di Galileo, 2015, vol. 4, n. 2, pp. 7-28.