Perilli, Ivo
Sceneggiatore e regista cinematografico, nato a Roma il 10 aprile 1902 e morto ivi il 24 novembre 1994. Inizialmente collaboratore e scenarista di Mario Camerini, poi, nel secondo dopoguerra, autore di spicco nelle grandi produzioni nazionali e internazionali, viene ricordato anche come profetico antesignano del Neorealismo in particolare per la sfortunata e censurata regia di Ragazzo nel 1933.
Figlio di un farmacista, esordì giovanissimo come cartellonista, pittore e arredatore per i set del muto, giungendo poi alla Cines come scenografo, costumista e art director. Si dedicò quindi alla regia, prima come aiuto di Camerini (Gli uomini, che mascalzoni…, 1932) e poi come documentarista (Zara, 1933). Nello stesso anno con Ragazzo (a oggi perduto), sceneggiato con Emilio Cecchi, realizzò un'opera di forti ambizioni veriste, con attori presi dalla strada e gli scenari delle periferie popolari romane; ma il film fu bloccato per "immoralità e inopportunità politica" la sera stessa della prima. Si trattava di un approccio dimesso al quotidiano che P. tentò in altre collaborazioni (Passaporto rosso, 1935, di Guido Brignone, non accreditato; Lo smemorato, 1936, di Gennaro Righelli; Felicita Colombo, 1937 di Mario Mattoli), tutte giocate sul filo della farsa popolare, del dramma in costume (Ginevra degli Almieri, 1935, di Guido Brignone; Fra' Diavolo, 1942, di Luigi Zampa) o dell'invenzione surreale (Animali pazzi, 1939, di Carlo Ludovico Bragaglia), e comunque agli antipodi del cinema dei telefoni bianchi. Fu, però, con Camerini che P. lavorò in modo continuativo, sceneggiando molti dei suoi successi (T'amerò sempre, 1933; Il cappello a tre punte, 1935; Batticuore, 1939; Grandi magazzini, 1939; I promessi sposi, 1941), per altro favorendo, con Darò un milione (1935), sempre di Camerini, l'approdo al cinema di Cesare Zavattini (in piena guerra, insieme scrissero Diamo a tutti un cavallo a dondolo, mai realizzato) e di Roberto Rossellini con Luciano Serra pilota (1938) di Goffredo Alessandrini. Tornò alla regia durante la guerra con una commediola dove Assia Noris si destreggia in tre ruoli (Margherita fra i tre, 1942) e con un film in costume girato alla Scala di Milano, La primadonna (1943); ma fu anche tra i primi a collegare il cinema italiano tradizionale alla mutata realtà del dopoguerra con aspri esiti realistici (Due lettere anonime, 1945, di Camerini; Un uomo ritorna, 1946, di Max Neufeld). Successivamente le grandi produzioni Ponti/De Laurentiis lo portarono a collaborare con Giuseppe De Santis (Riso amaro, 1949) e Alberto Lattuada (Anna, 1951; La lupa, 1953; La tempe-sta, 1958), o a lavorare ai grandi successi commerciali dell'epoca come Il brigante Musolino (1950) e Ulisse (1954) di Camerini, War and peace (1955; Guerra e pace) di King Vidor, Barabba (1961) di Richard Fleischer e La Bibbia (1966) di John Huston. Al tempo stesso, però, P. scrisse anche riflessioni sul malessere e l'ipocrisia della borghesia per Europa '51 (1952) di Rossellini o Le infedeli (1953) diretto da Mario Monicelli e da Steno.
Sempre molto attivo nel favorire l'approccio degli scrittori al cinema, P. ebbe la fortuna e il merito di lavorare con tutti i grandi narratori di quegli anni: da A. Moravia a G. Piovene, da V. Cardarelli a E. Flaiano, da M. Soldati a E. Patti e V. Brancati, solo per citarne alcuni. Rilevanti anche le sue collaborazioni a livello internazionale ‒ oltre a quelle ricordate, con Robert Rossen per Mambo, 1954, René Clément per La diga sul Pacifico, 1957 o Martin Ritt per Jovanka e le altre, noto anche come Fire branded women (1960) ‒ che portarono la critica statunitense a premiarlo con il Filmdom's Famous Five nel 1956. Negli ultimi anni della carriera la televisione (per cui realizzò anche il censurato Caravaggio, 1967, di Silverio Blasi e Vita di Leonardo, 1971, di Renato Castellani) prese il posto del cinema, ma ancora nel 1974, con Luigi Comencini, era riuscito a divertirsi nel costruire un'ironica, anacronistica parodia dannunziana: Mio Dio, come sono caduta in basso!.
J.A. Gili, Intervista a Ivo Perilli, in Nuovi materiali sul cinema italiano 1929-1943, Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro, 2°vol., Pesaro 1976; F. Savio, Intervista a Ivo Perilli, in Cinecittà anni Trenta, Roma 1979.