COPPOLI (da Coppolis, de Copulis), Ivo (Ivo da Perugia)
Figlio di Niccolò, il C. nacque nella città di Perugia con molta probabilità negli ultimi anni del secolo XIV. Nel 1420 - secondo la Genealogia de Coppolorum familia di Pietro Geronimo Cencio riportata dal Vermiglioli - fece costruire nel duomo perugino la cappella di S. Ivo.
La partecipazione del C. alla vita pubblica cittadina è testimoniata a partire dagli anni immediatamente successivi alla morte di Braccio da Montone. Il C. appare strettamente legato all'oligarchia nobile che assunse il governo perugino in quel periodo. Nel febbraio 1425 fece parte dell'ambasceria inviata da Perugia a Martino V perché il pontefice fugasse ogni sospetto di suoi appoggi a cittadini che avevano sostenuto il governo braccesco ed erano stati esiliati. Nel luglio dello stesso anno il C. venne eletto tra i Cinque della guerra.
Nel medesimo tomo di anni il C. aveva già acquistato buona fama di giurista e forse aveva già cominciato ad insegnare nello Studio perugino. Nel 1430, infatti, egli - che l'anno precedente aveva fatto parte di un'altra ambasceria perugina presso il pontefice - verune richiesto, insieme con l'altro giurista Francesco Mansueti, dal condottiero Niccolò Piccinino, allora al servizio di Filippo Maria Visconti, perché lo aiutasse a risolvere una controversia sorta tra i Comuni di Genova e di Savona.
I contrasti tra le due città erano di lunga data e derivavano dalle pretese genovesi di imporre all'altra città il pagamento di gabelle o di limitarne la libertà di commercio. Nel 1422 Savona rifiutò di pagare dazi su merci provenienti da Genova e, quando i giudici di quest'ultima città la condannarono, si rivolse al duca di Milano. Il Visconti in un primo tempo affidò la soluzione della vertenza Bartolomeo Volpe. Ma questi non riuscì pronunciarsi e, dopo aver inutilmente atteso per alcuni anni, il Visconti avocò a sé la causa e ne delegò la decisione al Piccinino. Il condottiero citò i rappresentanti delledue parti a Novara e affidò la vertenza al suo vicario Lorenzo di Gentile, il quale nel gennaio 1431 venne affiancato dal C. e dal Mansueti. Ma prima che questi giungessero ad una decisione, il Visconti avocò di nuovo a sé la causa e si pronunciò contro Savona.
Rientrato a Perugia il 16 apr. 1431, il C. l'anno successivo fece parte di un'ulteriore ambasceria a Roma. I Perugini temevano che il nuovo papa Eugenio IV volesse concedere a Corrado Trinci il vicariato apostolico per Nocera e per dissuaderlo inviarono ambasciatori al pontefice. Questi accolse la richiesta e invitò il C. a insegnare nello Studio romano. Egli ricevette lo stipendio annuo di 300 fiorini d'oro e il 16 ottobre venne anche nominato avvocato concistoriale. Poiché per ricoprire tale carica era necessario aver insegnato almeno un triennio (Renazzi) appare evidente che il C. era stato già in precedenza lettore nell'università perugina.
Non sappiamo quanto tempo il C. si fermasse a Roma. Di certo insegnava di nuovo a Perugia alla fine del 1437: due sue Recollectae ai titoli 1 e 2 del libro XII del Digesto, conservate nel ms. 483 della Classense di Ravenna, portano la data del 21 ottobre di quell'anno. L'anno successivo venne eletto tra i Ricordatori del Comune perugino e successivamente tra i Dieci dell'arbitrio. Ancora tra i Ricordatori nel 1439, nel 1440 fu eletto avvocato del Comune e fece parte della delegazione perugina inviata a trattare con Niccolò Piccinino che aveva fermato le sue truppe davanti alle mura di Perugia e chiedeva una grossa somma alla città.
Il C. morì nel luglio 1441 per la peste che aveva colpito Perugia, e che provocò anche la morte del figlio Bonifacio e di vari famigliari, e venne sepolto nel duomo cittadino. Erra perciò il Renazzi che lo dice morto a Roma. Il C. si era sposato con Maddalena di Paolo Montesperelli; dal matrimonio nacquero Fortunato, celebre francescano fondatore e propagatore di Monti di pietà, e Bonifacio, il cui figlio Ivo insegnerà diritto a Perugia alla fine del secolo.
Dell'insegnamento universitario del C. non abbiamo molte notizie. Il Diplovataccio afferma che il C. ebbe una disputa con il giurista Ludovico Pontano, disputa di cui si troverebbe traccia in un consilium di Pier Filippo della Corgna (Consiliorum sive responsorum, Venetiis 1582, III, n. 252, p. 275 vb). In realtà, però, tale consiglio non fa menzione della disputa. Di una discussione sostenuta dal Pontano si trova traccia nel commento dello stesso all'Infortiatum alla l. sicum dote, ff. de solutomatrimonio (D. 23, 3, 22; cfr. L. Pontani, In primam atquesecundam Infortiati partem Commentaria, Venetiis 1580, f. 29 rb); ma i suoi interlocutori sono indicati genericamente come "moderniores" e manca il nome del Coppoli. Nel consilium prima citato, il Della Corgna, che dei C. era stato allievo, ricorda il pensiero del maestro in merito alla donazione di beni presenti e futuri.
Delle opere del C. restano, oltre alle Recollectae ai due titoli del Digestum Vetus prima citate e contenute nel ms. 483 della Classense, alcune Lecturae a parti del Vetus e del Codex, nonché alcuni consilia. Il ms. 171 della Biblioteca Albornoziana del Collegio di Spagna di Bologna conserva la sua Lectura ai libri II-V del Vetus. Ad altre parti del Vetus è dedicata la Lectura del C. contenuta nel ms. 243 della medesima biblioteca (Dolezalek). Il ms. 230 sempre del Collegio di Spagna conserva una Lectura al libro VI del Codice. Suoi consilia si trovano, poi, nel ms. 30 della Biblioteca comunale di Perugia, nel ms. 485 della Classense di Ravenna e nel cod. Urb. lat. 1132 della Biblioteca Apostolica Vaticana.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Perugia, Annales Decemvirales, sub anno 1429; Cronaca della città di Perugia dal 1309 al 1491, nota col nome di "Diario del Graziani", a cura di A. Fabretti, in Arch. stor. ital., XVI (1850), 1, pp. 307, 310, 345, 352; C. Cartario, Advocatorum Sacri Consistorti syllabum, Roma 1656, pp. 27, 206; L. Iacobilli, Bibliotheca Umbriae sive de scriptoribus provinciae Umbriae, Fulginiae 1658, p. 174; P. Pellini, Dell'historia di Perugia, Venezia 1664, II, pp. 291, 319, 335, 344 s., 423, 430, 439, 454, 456, 474; A. Oldoini, Athenaeum Augustum in quo Perusinorum scripta publice exponuntur, Perusiae 1678, pp. 160 s.; F. M. Renazzi, Storia dell'università degli studi di Roma, Roma 1805, II, pp. 130 ss.; V. Bini, Memorie istor. della perugina università, Perugia 1816, II, p. 362; G. B. Vermiglioli, Biografie degli scrittori perugini e notizie delle opere loro, I, Perugia 1828, pp. 347 ss.; T. Cuturi, Ruolo dei Professori della università di Perugia, Perugia 1892, p. 70; G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle Biblioteche d'Italia, IV, pp. 248, 250; V, p. 226; E. Besta, Fonti, in Storia del diritto ital., a cura di P. Del Giudice, I, 2, Milano 1925, p. 881; I. Scovazzi-F. Noberasco, Storia di Savona, Savona 1926, pp. 237 ss.;T. Dipiovataccio, De claris iurisconsultis, a cura di F. Schulz - A. Kantorowicz - G. Ribótti, in Studia gratiana, X (1968), p. 365; G. Ermini, Storia dell'università di Perugia, I, Firenze 1971, ad Indicem;G. Dolezalek, Verzeichnis der Handschriften zum römischen Recht bis 1600, Frankfurt a. M. 1972, sub voce.