TURGENEV, Ivan Sergeevič
Scrittore russo. Nacque il 28 ottobre (9 novembre) 1818 a Orel. Il padre, di antica famiglia nobile decaduta, ufficiale dei corazzieri, aveva fatto un matrimonio d'interesse con una Lutovinov, di famiglia poco nota, ma ricchissima. Donna energica e dispotica, Varvara Petrovna ebbe nell'educazione d'Ivan e dell'altro figlio Nikolaj, un'influenza negativa. L'istruzione dei due ragazzi nei primi anni fu disordinata e confusa. Ma al fanciullo giovò l'innata passione per la lettura, alimentata da un vecchio servo autodidatta. All'età di dodici anni nel 1830, egli fu messo in collegio a Mosca, dove compì gli studî secondarî e iniziò quelli universitarî continuati poi a Pietroburgo. Ma più che il compimento degli studî ebbero importanza per il giovinetto le letture assidue di scrittori russi come Batjuškov, Žukovskij, Puškin e Gogol′. A Pietroburgo conobbe Pletnev, e accogliendo il suo invito fece il suo esordio di poeta sul Sovremennik (Contemporaneo). Ben diversa da quella di poeta, nel senso ristretto della parola, doveva essere la sua ulteriore carriera letteraria, ma questi inizî non appaiono senza importanza a chi abbia presente il valore lirico dell'opera turgeneviana, fino alla sua più alta espressione della maturità, i Poemetti in prosa. Gli studî non completati in Russia, furono continuati dal T. in Germania, la Mecca della gioventù intellettuale russa del tempo. A Berlino in mezzo alla colonia russa, tra cui erano Stankevič (v.), Herzen (v.) e Bakunin (v.), T. s'imbevette di filosofia hegeliana e di studî storici. Con l'intervallo di un ritorno in Russia e di un viaggio in Italia (a Roma e a Napoli tra l'altro), il primo contatto con l'estero si prolungò per T. fino al 1842. Due diverse storie d'amore s'intrecciarono con la ripresa del lavoro letterario durante il soggiorno nella tenuta materna di Spasskoe: una con una giovane cucitrice che lo fece padre di una bambina, da lui più tardi riconosciuta e mandata a vivere in Francia, l'altra rimasta allo stadio sentimentale e intellettuale con la sorella di Bakunin. Fu durante questo soggiorno in Russia che il giovane entusiasta, legatosi ai circoli progressisti del tempo, tra l'altro al gruppo di Belinskij (v.) fece il famoso "giuramento di Annibale", com'egli stesso disse, di combattere con tutte le sue forze contro la servitù della gleba, della quale nell'infanzia aveva conosciuto nella tenuta materna, gl'inconvenienti e gli orrori, e di cui dopo il contatto con l'Europa, comprendeva ormai anche l'insostenibilità con le nuove correnti economiche, politiche e sociali della vita moderna. La sua attività letteraria rimame però per i primi tempi estranea a queste correnti. Nel 1843 egli scriveva infatti ancora poesie liriche, poemetti (il più noto è Paraša) e scene drammatiche. L'accoglienza favorevole della critica gli mostrò che aveva ormai trovato la sua via. Messa da parte l'idea di diventare professore di filosofia, egli continuò a scrivere. Negli anni 1843-1847 si compì la decisa trasformazione del poeta in prosatore. Cade in questo periodo anche la conoscenza con la cantante Pauline Viardot (cognome da fanciulla P. Garcia) che entusiasmava le folle russe all'Opera italiana. Fu dapprima una passione ardente, trasformatasi poi in affetto e amicizia così costanti che tutta la vita di T. restò legata a quella della Viardot. Intanto con la pubblicazione di un racconto Chor e Kalinyč, pubblicato col sottotitolo redazionale Dalle memorie di un cacciatore, nella rivista Sovremennik, passata sotto la direzione di Nekrasov, T. si affermava in pieno scrittore. Al primo racconto del 1847 altri ne seguirono fino al 1852, quando col titolo di Zapiski ochotnika (Memorie di un cacciatore), essi furono riuniti in volume. Grande fu l'ammirazione per il pittore della campagna e dei costumi russi, ma non meno grande il riflesso che i racconti trovarono nell'opinione pubblica, diretta verso l'abolizione della servitù della gleba. Se erronea è l'opinione di chi in essi volle vedere un vero e proprio atto d'accusa contro la tradizionale istituzione non c'è tuttavia dubbio che al movimento di liberazione T. contribuì efficacemente, influendo anche, a quanto pare, sullo stato d'animo del nuovo sovrano, Alessandro II, che all'abolizione procedette nel 1861. Due avvenimenti avevano intanto influito decisamente sulla vita di T.: la morte della madre che lo lasciò padrone di un ricco patrimonio e il breve esilio nella propria tenuta, sotto la sorveglianza della polizia, in seguito a un breve articolo per la morte di Gogol′. Non appena gli fu possibile, T. lasciò nuovamente la Russia, stabilendosi a Parigi presso la famiglia Viardot. Grazie alle amicizie dei Viardot, egli poté presto entrare in relazione con molti letterati francesi e tedeschi del tempo (oltre che a Parigi i Viardot vivevano di frequente a Baden-Baden e Turgenev li seguì quasi sempre nelle loro peregrinazioni). Il lavoro letterario gli fu facilitato da una vita relativamente serena. Nel 1856 usciva il suo primo romanzo Rudin, cui dovevano rapidamente seguirne altre tre: nel 1859 Dvorjanskoe gnezdo (Un nido di nobili), nel 1860 Nakanune (Alla vigilia), nel 1862 Otcy i deti (Padri e figli).
Insieme con questi romanzi. videro la luce anche alcuni dei migliori racconti turgeneviani: Mumu (1854), Asja (1858), Pervaja ljubov (Primo amore, 1860). La maniera poetica dello scrittore s'era formata con una certa lentezza, ma dal momento di questa formazione egli fu sempre fedele a sé stesso. E la maturità raggiunta in Padri e figli non fu superata che in quel che può dirsi il canto del cigno dello scrittore: i Poemetti in prosa.
Quasi nessuno fra gli scrittori russi vide le sue nuove opere accolte con l'interesse con cui furono accolte le opere di T. in questo periodo; ma più che dal loro valore artistico, ciò dipese dal loro contenuto sociale e dalla conseguente curiosità della critica e del pubblico di sapere quale sarebbe stato l'atteggiamento di T. di fronte a questa o quella corrente e quale l'influenza di una sua opera sulla nuova generazione. Da Rudin a Padri e figli egli effettivamente aveva costruito i suoi romanzi intorno a tipi presi dalla viva realtà russa, apparendo sempre partigiano attraverso le idee espresse da questo o quel personaggio del racconto. Apparendo soltanto, ché in verità il sano equilibrio artistico dello scrittore non era mai partigiano, neppure quando le sue simpatie erano più che trasparenti nella scelta non solo dei soggetti ma dei particolari della narrazione. Il fatto è che la pittura della realtà, anche trasfigurata dall'arte, non era sempre gradita, e le polemiche si svolgevano soprattutto intorno a ciò che T. avrebbe potuto o dovuto dire o addirittura intorno a quello che la critica e i lettori gli volevano far dire o gli rimproveravano di aver taciuto. Oggi che il contenuto delle polemiche intorno a questo o quel personaggio o atteggiamento turgeneviano ha un interesse puramente storico, noi possiamo chiaramente vedere come l'argomento sociale e politico fosse al centro della creazione di T., perché di esso era impregnata la realtà che si offriva alla sua elaborazione artistica, risolvendosi in essa, talvolta imperfettamente, ma talvolta anche senza residui. E i personaggi creati da T., indipendentemente dalla tendenza che incarnavano o che a loro veniva attribuita, sono vivi di vita propria. In molti di essi si avverte anzi una nota fortemente subiettiva, mentre dall'impostazione e dalla struttura dei racconti traspare quel fondo romantico che era nell'animo di T. e che affascina il lettore con un alone di poesia.
A creare intorno allo scrittore l'ambiente polemico contribuirono anche le vicende personali di lui con alcuni esponenti caratteristici del tempo. E così avvenne che, passato il Sovremennik da Nekrasov a Dobroliubov (v.) e a Černyševskij, T. lasciò la rivista a lui cara e diede il romanzo Padri e figli al Russkij Vestnik (Il messaggero russo), di Katkov (v.), e ciò significò il distacco definitivo dalla gioventù liberaleggiante che aveva veduto la propria caricatura in Bazarov. Nella stessa epoca avvenne anche la rottura con Herzen, al quale negli anni precedenti T. era stato molto legato e al quale aveva dato anche la propria collaborazione. Questi distacchi e queste rotture non significarono però per T. l'abbandono delle proprie illusioni e delle proprie idee, ché anzi egli dal 1868 divenne collaboratore fisso della rivista liberale Vestnik Evropy (Il messaggero d'Europa) e più tardi sussidiò perfino la rivista pubblicata all'estero da Lavrov, Vpered (Avanti). Significò piuttosto una maggiore chiarezza di fronte a sé stesso e forse una maggiore obiettività personale nella valutazione dei problemi sociali e politici della sua patria, in conseguenza della lontananza dai dibattiti quotidiani dei problemi stessi. Lontananza che finì con risolversi in nostalgia e che parve anche diminuire la sua capacità creativa. Vi fu infatti una lunga pausa tra Padri e figli e il nuovo romanzo Dym (Fumo) pubblicato nel 1867 e una ancor più lunga tra questo e l'ultimo suo romanzo Nov′ (Terra vergine). Ma l'artista era sempre vivo e lo dimostrarono gioielli come il Re Lear della steppa (1870), Acque primaverili (1872) e finalmente Il canto dell'amore trionfante (1881), i Poemetti in prosa (1882) e Klara Milič (1885). Il titolo del racconto Il canto dell'amore trionfante potrebbe essere il simbolico titolo di tutta l'opera di Turgenev. Strano destino per uno scrittore che nella vita non aveva veduto trionfare il proprio amore, ma tante pagine invece aveva dedicate all'amore nelle sue opere e, come egli stesso disse una volta, non aveva potuto scrivere se non quando amava. Come già per l'Eugenio Oneghin di Puškin, in cui il vero eroe non è tanto Eugenio quanto Tatiana, così per i romanzi di Turgenev si potrebbe dire che i veri eroi sono le figure femminili; certamente sono quelle che più rappresentano l'animo del poeta, le sue illusioni e la sua fede, si chiamino esse Nataša, Lisa o Elena. Tutta la poesia dell'esistenza, di gioia o di dolore, che T. seppe intravedere anche attraverso le meno poetiche vicende, circonda queste creature rimaste ormai nella tradizione come le compagne della Tatiana puškiniana a rappresentare il tipo della donna russa.
Non meno bella forse dell'ultima pagina letteraria che T. scrisse con i Poemetti in prosa, fu l'ultima pagina sentimentale della sua vita: l'amore per la Savina, un'attrice venticinquenne che più tardi doveva diventar famosa, ma allora era agl'inizî della carriera. Lo scrittore era ritornato in Russia ancora una volta dopo le polemiche suscitate da Terra Vergine, ma quando queste polemiche s'erano calmate e anche i rapporti con Tolstoj e con Dostoevskij s'erano rasserenati. L'accoglienza che gli aveva fatto il pubblico russo al suo ritorno era stata addirittura entusiastica, e la cerimonia dell'inaugurazione del monumento a Puškin nel 1880, alla quale anch'egli, come Dostoevskij, pronunziò un discorso, fu la consacrazione della sua fama di scrittore. Al sorriso della gloria e all'illusione dell'amore seguì di nuovo l'abbandono della patria, accompagnato anche questa volta da un confuso sentimento d'attesa e di rimpianto insieme. La Russia scomparve per sempre questa volta agli occhi dello scrittore. Essa doveva accoglierne il corpo non molto tempo dopo, ché il 22 agosto (3 settembre) 1883, T. dopo aver dettato alla Viardot l'ultimo suo racconto Una fine, si spegneva a Bougival. La salma fu trasportata in Russia, dove, a Pietroburgo, i funerali dello scrittore furono uno nuova grandiosa dimostrazione di affetto e di ammirazione.
Testimone di buona parte della storia sociale e politica russa del sec. XIX dalla congiura dei decabristi all'inizio del terrore sotto Alessandro III; contemporaneo dei più alti spiriti del suo paese da Puškin a Tolstoj; animo sensibile non solo ai problemi della vita ma anche alle sue manifestazioni più intime; osservatore acuto dei continui rapporti intercorrenti tra la psicologia individuale e la vita storica; poeta di sensibilità squisita e artista sempre vigile delle necessità dell'arte; narratore per istinto e costruttore minuto e preciso della cornice da cui questo istinto deve essere frenato; intelletto chiaro, sempre nutrito di pensiero e di cultura, e russa e occidentale; romantico per natura ma realista per educazione; conoscitore come pochi delle infinite possibilità della sua lingua materna e sempre in guardia a non forzare tali possibilità per desiderio di novità o di stravaganza, T. rappresenta con la massima evidenza quel che possa essere una letteratura in cui Russia e Occidente si fondano in pieno. Ciò spiega anche perché, primo fra gli scrittori russi, T. conquistò subito, appena conosciuto, il favore dell'Occidente al quale la sua arte narrativa e la sua maniera di presentare la psicologia russa non giungevano come cosa estranea.
Ediz.: Polnoe Sobranie Sočinenij I. S. T. (raccolta completa delle opere di T.) in 12 volumi, ed. Marx, 1898; ed. Glazunov, in 10 volumi, 1914; ed. della Casa ed. governativa, Mosca-Leningrado 1929 e seguenti.
Ediz. delle lettere: Pietrogrado I884; Pis′ma k Viardot i francuzskim druz′jam (Lettere alla V. e agli amici francesi), Mosca 1903; Lettres à Madame Viardot, Parigi 1907; Turgenev i Savina (Lettere di T. alla S. e ricordi della S. su T.), Pietrogrado 1918; Gončarov i Turgenev (con materiale epistolare), Leningrado 1923; Tolstoj i Turgenev (Epistolario), Mosca 1928; Istorija odnoj vraždy (Storia di un'inimicizia: Dostoevskij e T. Epistolario), Leningrado 1928.
Per seguire le vicende della vita di T. è prezioso il volume di M. K. Kleman, Letopis žizni i tvorčestva I. S. T. (Cronaca della vita e della creazione di T.), Mosca-Leningrado 1934. Importante anche la raccolta curata da A. Ostrovskij, T. v zapiskach sovremennikov (T. nelle memorie dei contemporanei), Leningrado 1929. Sull'amore per la Viardot: I. M. Grevs, Istorija odnoj ljubii (Storia di un amore), Mosca 1928. Per la biografia sono da tener presenti anche le memorie di T. ed. del 1934 a cura di A. Ostrovskii.
Bibl.: Raccolte: V. Zelinskij, Kritičeskaja literatura o Turgeneve (Letteratura critica su T.), in tre volumi, 1906-07; V. Pokrovskij, Sbornik istoriko-literaturnych statej o Turgeneve, Mosca 1915; Inostrannaja kritika o Turgeneve (La critica straniera e Turgenev), 1909; O Turgeneve. Russkaja i inostrannaja kritika (Su T. La critica russa e straniera), 1918; M. Portugalov, Turgeneviana. Stat′i, očerki i bibliografija (articoli, saggi e bibliografia), Orel 1922.
Oltre i grandi critici dell'età di T.: Belinskij, Dobroljubov, Pisarev, Grigor′ev, che si occuparono tutti di T., ricordiamo: N. Strachov, Kritičeskie stat′i ob I. Turgeneve i L. Tolstom, 1895; O. Miller, Russkie pisateli posle Gogolja, I, 6a ed., 1915; N. Gutjar, Turgenev, Jur′ev 1907; M. Geršenzon, Russkie Propilei: III, Turgenev, 1916; D. Ovsjaniko-Kulikovskij, T., 1910 (Raccolta delle opere, II); I. Ivanov, T., Žizn′, ličnost′, tvorčestvo, 2a ed., 1913; A. Gruzinskij, T., ličnost i tvorčestvo, Mosca 1918; S. Rodzevin, T., Kiev 1918; M. Geršenzon, Mečty i mysl′ Turgeneva (Sogni e pensiero di T.), Mosca 1923; P. Sakulin, Na grani dvuch kul′tur: T., ivi 1918; L. Grossman, T., ivi 1928. Importanti sono le raccolte di articoli pubblicate tra il 1918 e il 1924: Tvorčestvo Turgeneva (La creazione di T.) a cura di I. N. Rozanov e Ju. M. Sokolov, Mosca 1920; Tvorčeskij put′ Turgeneva (La via creativa di T.), a cura di N. Brodskij, Mosca 1923; T. i ego vremja (T. e il suo tempo) a cura di N. Brodskij, Mosca-Pietrogrado 1923; Venok Turgenevu (Ghirlanda a T.), Odessa 1919; Turgenevskij Sbornik, a cura di Koni 1921. Per la letteratura specificamente marxista vedi: I. N. Rozanov, Putevoditel′ po russkoj literature XIX veka, Mosca-Leningrado 1930; I. S. T. (raccolta di articoli dell'Istituto di letteratura e arte dell'Accademia comunista, Leningrado, 1934).
Ricchissima la letteratura europea su T., ma di valore molto disuguale. Ricordiamo: in francese, A. Maurois, Tourguéniev, Parigi 1931 (ottimo); E. Haumant, I. Tourguénief, ivi 1906; S. Séménoff, La vie douloureuse d'Ivan Tourguéneff, ivi 1933 (contiene prevalentemente le lettere di T. alla figlia); A. Mazon, L'élaboration d'un roman de Turgenev: Terres vierges; id., A la veille, Premier amour, Fumée, in Revue d'études slaves, 1925; id., Manuscrits parisiens d'Ivan Turguénev, Parigi 1930 (trad. russa: Parizskie rukopisi I. S. Turgeneva, Mosca 1931). - In italiano: F. Losini, I. T., Roma 1918; E. Damiani, I. T.; E. Lo Gatto, Note di storia e letteratura russa, Roma 1930.
Trad. italiane: nella raccolta "Il genio russo" Slavia, Torino, sono le opere principali; altre trad. si trovano nelle ed. Carabba, Treves, Vallecchi, Le Monnier, Mondadori (a cura di E. Damiani, E. Lo Gatto, F. Verdinois, R. Küfferle, S. Polledro, R. Olkienizkaia-Naldi, G. Pochettino, M. Karklina, M. Silvestri-Lapenna, ecc.).