IVA (Imposta sul Valore Aggiunto)
IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) Imposta indiretta sul consumo, introdotta nell’ordinamento interno con d.p.r. 633/1972. Il valore aggiunto (➔) rappresenta il contributo alla formazione del prodotto (reddito) nazionale di ciascun operatore economico. Il PIL (➔ p) è la somma dei valori aggiunti generati nell’economia in un dato periodo di tempo. Il valore aggiunto di ogni operatore economico (impresa) è pari al valore della sua produzione (vendite), meno il valore dei beni intermedi impiegati nella produzione stessa. Esso viene ripartito tra i fattori della produzione utilizzati ed esprime la loro remunerazione: salari, interessi, profitti, rendite, royalties e così via. La somma di queste remunerazioni non è altro che il reddito nazionale lordo. Sottraendo dal valore aggiunto gli ammortamenti (➔ ammortamento p), si ottiene il reddito nazionale netto. Un’imposta sull’intero valore aggiunto, quindi, altro non è che un’imposta generale sul reddito (come l’IRAP italiana, ➔ IRAP). Se dal valore aggiunto si sottraggono gli investimenti (e si ipotizza che le esportazioni siano uguali alle importazioni), la base imponibile diventa il consumo. L’IVA europea (e italiana) che esenta gli investimenti è pertanto un’imposta generale sui consumi.
La base imponibile dell’IVA è il valore aggiunto prodotto da ciascun operatore meno gli investimenti effettuati. Essa è applicata con il metodo della ‘sottrazione imposta da imposta’. Il valore aggiunto è determinato per sottrazione, e non come somma dei compensi ai fattori della produzione (i due sistemi sarebbero – come si è visto – equivalenti); l’imposta da pagare, tuttavia, non viene determinata applicando l’aliquota alla differenza tra fatturato di vendita e fatturato di acquisto di beni intermedi (‘base da base’), bensì sottraendo dall’imposta applicata sulle vendite quella pagata sugli acquisti (‘imposta da imposta’). I due sistemi ‘base da base’ e ‘imposta da imposta’ hanno lo stesso valore in presenza di un’unica aliquota, ma se, come accade in tutti i Paesi europei, esistono settori cui si applica un’aliquota ridotta, il sistema ‘imposta da imposta’ consente di recuperare l’agevolazione a carico dei settori acquirenti i beni agevolati (che possono detrarre solo l’imposta minore calcolata con l’aliquota ridotta). Gravando sui consumi interni, l’IVA esenta le esportazioni (che saranno eventualmente tassate nel Paese di destinazione) e colpisce con le aliquote nazionali le importazioni. Ciò garantisce la neutralità dell’imposta sugli scambi internazionali, caratteristica che è stato il principale motivo della sua introduzione nella Comunità Europea. In Italia l’IVA si applica con 3 aliquote: una ordinaria (21%) e due ridotte (10% e 4%) sui beni ritenuti necessari. Si evita così un’eccessiva regressività dell’imposta rispetto al reddito.
Per ragioni di semplicità, l’IVA è calcolata per cassa e non per competenza (cosa che comporta l’esenzione dall’imposta delle giacenze di magazzino). Esiste, inoltre, un regime speciale per l’agricoltura, che di fatto implica l’esenzione del settore, ed esistono operazioni esenti (da distinguere da quelle non imponibili, cioè non assoggettate all’imposta come le esportazioni), per le quali, a fronte della mancata applicazione dell’imposta sulle vendite, non è permessa la detrazione di quella pagata sugli acquisti: si tratta del settore del credito e delle assicurazioni, dei servizi postali, dei trasporti pubblici urbani e delle locazioni di fabbricati. In conseguenza, la base imponibile effettiva non coincide esattamente con i consumi che risultano dalla contabilità nazionale.
L’IVA è probabilmente l’imposta più evasa del sistema tributario italiano: l’evasione della base imponibile viene valutata tra il 16 e il 20% del PIL, quella dell’imposta risulta pari al 10-11% delle entrate tributarie e al 3% del PIL. È stata oggetto in Italia e all’estero, di frodi molto rilevanti, per mezzo del meccanismo noto come ‘frode carosello’. Sono in corso studi e dibattiti relativi a una riforma che garantisca una più efficiente gestione dell’imposta, il cui gettito contribuisce direttamente al finanziamento dell’Unione Europea (risorsa propria).