Vedi IUVAVUM dell'anno: 1961 - 1995
IUVAVUM
(altre forme Iuvaum, Iuavum, Iuaum). − Città dell'Austria, odierna Salisburgo, già centro romano della provincia del Noricum. Il nome celtico (?) (per la forma piena del nome si veda ad esempio C. I. L., iii, 5566), connesso all'antica denominazione del fiume Salzach, Iuaro, risale alla colonia primitiva sul Rainberg. La I. dell'epoca romana si sviluppò sulle rive del Salzach e fu poi elevata a municipium dall'imperatore Claudio (41-54) sotto il dominio del quale ebbe luogo la trasformazione in provincia del Noricum del regno celtico, occupato dal 15 a. C. (Plin., Nat. hist., iii, 146; Ptolom., ii, 13, 3).
Da iscrizioni sono noti duoviri iure dicundo, aediles e decuriones; inoltre, le divinità locali originarie Bedaius e le Alane, Giove Arubiano accanto ad Apollo, Grannus e Sirona. Strade statali congiungevano I. sia con l'Italia che con la Retia (Aquileia per la prima, e Augusta Vindelicum = Augsburg per la seconda), ed infine con le strade del limes danubiano (sopra Ovilava = Wels). Il territorio della città (circa km2 13.150) rappresentava il maggiore dell'Austria romana, estendendosi verso S molto più in là dei confini della odierna regione federale di Salzburg. I. non fu una guarnigione. L'invasione dei Marcomanni, nel 170 circa, colpì probabilmente questa colonia civile che forse non era stata mai cinta da mura. Dopo la riforma dioclezianea, I. apparteneva al Noricum Ripense; all'epoca della migrazione dei popoli deve essere stato eretto dalla popolazione, sul Nonnberg, un castello per i fuggiaschi, che ricorre nuovamente nella Notitia Arnonis (del 790), come castellum superius dei duchi di Baviera. Eugippo, nella Vita di S. Severino, xiii, 1, cita per la seconda metà del V sec., in connessione con I., un convento, che permette di dedurre l'affermarsi del cristianesimo già nel IV secolo.
Secondo Mon. Germ. hist., Script. rer. Meroving, vi, 160, al principio del Medio Evo, la regione era deserta.
La città romana è oggi completamente coperta dalle costruzioni posteriori. Il nucleo della città si trovava già allora sulla sponda sinistra del fiume; probabilmente il Foro e il Campidoglio vanno ricercati nell'ambito della Domplatz-Residenz, mentre la sponda destra del fiume era più intensamente colonizzata. Gli scavi iniziati nel 1956 nel recinto del duomo lasciano prevedere ulteriori conclusioni per quanto riguarda la topografia. Un grande blocco di epistilio con resti di una iscrizione attesta l'esistenza di un edificio monumentale; così come di un tempio di Esculapio e Igea, per il ritrovamento di offerte e pietre votive, e di un tempio di Mercurio, mediante una iscrizione (C. I. L., iii, 5533) Recentemente si sono rinvenuti frammenti architettonici probabilmente appartenenti ad una chiesa cristiana primitiva. La villa di L. Vedius Optatus presso I. presenta la forma di una cassa larga a peristilio, con porticato nel senso longitudinale. Anche il criptoportico della piazza del Duomo, ornato di mosaici, è stato considerato come il corridoio di un tipo simile di Casa. Dal punto di vista della tecnica costruttiva è degno di nota che a I. la sospensione degli ipocausti non consisteva in genere di tegole piatte, ma di vòlte a crociera su pilastri. Blocchi di edicole con rilievi testimoniano l'esistenza di edifici sepolcrali monumentali e nella campagna circostante si è scoperto un tempietto sepolcrale quadrato di stile italico-dorico.
Nel campo dell'arte figurativa occorre distinguere fra le opere di maestri principalmente italici e la produzione locale, arte romana provinciale nel vero senso. I. non apparteneva più, da un lato, all'ambito diretto della cosiddetta civiltà del limes ed era, d'altra parte, separata, per la presenza delle Alpi Centrali, dalle città situate nel Noricum interno, e dove più forte si sentiva l'influenza italica. Si spiega così che, rispetto all'arte romana, si era più arretrati nelle zone occidentali che in qualsiasi altra zona dell'Austria romana.
Nessun ritrovamento ancora nel campo della grande plastica; degna di nota la testa in marmo di un uomo con barba, che rivela dietro di sé, con molta probabilità, un originale greco del V secolo. Dal tempio di Esculapio sono note alcune statuette del dio secondo una ben definita tipologia, che si dividono, a seconda della qualità e del materiale, in creazioni italiche e fiacche imitazioni locali. Nel campo della plastica in bronzo ed in argilla è da citare un thymiatèrion del II sec. in forma di busto di negro. I. occupa un posto speciale riguardo alle terrecotte, specialmente dal II fino al III sec.; le più antiche e di migliore qualità provenivano da fabbriche galliche e renane, mentre i pezzi di minor valore è provato che derivano da modelli di ceramiche locali. Sono all'opposto preponderanti dei tipi molto diffusi di figure di divinità e di nuove raffigurazioni di una dea-madre seduta o eretta. Inoltre si riscontrano piccoli busti ritratto (?) e varî animali, che possono essere interpretati come giocattoli.
Frammenti di rilievi da edifici sepolcrali, per lo più del II sec., presentano scene mitologiche (Diana con la cerva, il castigo di Atteone) e rivelano una mano addestrata secondo i modelli classici. Monumenti più modesti rappresentino Attis, oppure, in una cornice ornamentale arrotondata, di invenzione dorico-pannonica, le persone giacenti nelle tombe, rivestite del costume locale. Stele sepolcrali presentano, sopra lo spazio destiato alla iscrizione, il busto del defunto in una nicchia rotonda o in un medaglione. Una stele con una figura intera sormontata da due volute a forma di S opposte fra loro che si elevano in guisa di coronamento, rappresenta un tipo raro che ricorda quasi i modelli greci. Sono inoltre conservati coperchi scolpiti di sarcofagi. I rilievi votivi, invece, sono di un livello molto inferiore; un Ercole Augusto non smentisce, malgrado la rozza struttura, il prototipo ellenistico primitivo.
Nella pittura parietale si nota, durante i primi due secoli, la dipendenza da modelli italici. Il fondo nero di una parete, divisa in campi, mediante fasce oblique bianche e rosse, era poi decorato con motivi floreali o di pampini. Più importanti, dal lato artistico, i pavimenti a mosaico, per lo più opera di artisti immigrati. Da un esame della tecnica e dello stile, appartiene sicuramente al II sec. il pavimento di un triclinium di una casa di città, in cui si uniscono con fine ricercatezza l'ornato ed i motivi naturalistici. Da una villa rustica proviene il mosaico del Teseo. Incomincia ora (II-III sec.) a prevalere, invece della figura, una ornamentazione in parte ancora inorganicamente composta, indizio che prelude a sviluppi posteriori. Ciò vale in maggior misura per il più antico fra i due pavimenti sovrapposti di una casa di I., il "mosaico degli Atleti", che risale alla prima metà del III secolo. Il pavimento meno antico a mosaico, puramente ornamentale e con la iscrizione: hic habitat felicitas nihil intret mali (cfr. anche C. I. L., iv, 1454), può risalire al massimo alla 2a metà del III sec., datazione alla quale può accostarsi per il "motivo a tappeto". Ultima caratteristica creazione dell'industria artistica romana occidentale sono le guarnizioni per cinture in bronzo, con incisioni a cuneo, della seconda metà del IV sec., derivanti dalla tecnica dell'intaglio su legno. L'epoca germanica è attestata da pochi ritrovamenti di scavo, cioè una fibula ad S con ornamenti ad intaglio e due pendenti in lamina d'oro con decorazione a spirali in filigrana.
Monumenti considerati. − Testa in marmo di uomo barbato: O. Klose - M. Silber, Iuvavum, Vienna 1929, p. 37, fig. 12. Busto di negro: R. Noll, Die Kunst der Römerzeit in Österreich, Salisburgo 1949, fig. 67. Eracle (cesello): O. Klose-M. Silber, op. cit., p. 97, fig. 62. Terracotta con dea seduta: R. Noll, op. cit., fig. 20. Rilievi sepolcrali: O. Klose-M. Silber, op. cit., p. 39, fig. 13. Mosaico del II sec.: id., p. 40, fig. 14 ss. Mosaico del Teseo: R. Noll, op. cit., p. 50, fig. 48. Mosaico degli atleti e con iscrizione: O. Klose-M. Silber, op. cit., p. 31 ss., fig. 7 ss.; p. 34 ss., fig. 10 ss. Guarnizioni per cintura: R. Noll, op. cit., fig. 13.
Bibl.: I. Schumann, Iuvavia, Salisburgo 1842; J. Arneth, Sitzungsberichte Akademie Wien, VI, 1851, i, 2 (testo); id., Archaeologische Analecten, Vienna 1851 (tavole); O. Klose-M. Silber, Iuvavum, Vienna 1929; Keune, in Pauly-Wissowa, X, 1919, c. 1349 ss., s. v.; Mitt. d. Gesellschaft für Salzburger Landeskunde, Salisburgo, I, 1860 ss.; Salzburger Museumblätter, Salisburgo, I, 1922 e ss.; Jahresschrift Salzburger Museum Carolino Augusteum Salzburg, Salisburgo 1955; M. Hell, Römische Architekturstücke aus dem alten Iuvavum Universum (Welt, Wissen, Fortschritt), 2, 1947-48, 201; A. Schober, Die Römerzeit in Österreich2, Vienna 1955; R. Noll, Die Kunst der Römerzeit in Österreich, Salisburgo 1949; id., Frühes Christentum in Österreich, Vienna 1954; id., Eugippius, das Leben des heiligen Severin, Linz 1947; W. Schauer, Stadt und Stadtgebiet in Österreich zur Römerzeit (ms., Diss., Vienna 1936); M. Petesch, Die Götteverehrung in Noricum zur Römerzeit (ms. Diss., Vienna 1936); E. Pollaschek, in Pauly-Wissowa, XVII, i, c. 971 ss., s. v. Noricum; A. Betz, in Österr. Jahreshefte, XLIII, 1958, p. 52 ss.
Contributi all'arte protostorica e preistorica di Salisburgo nelle seguenti riviste: Archäol. epigr. Mitt. aus Österreich-Ungarn, Vienna, I, 1877 (V, 1881, 175 ss.); Jahresh. archäol. Instit., Beiblatt, Vienna I, 1898; estratti dell'Österr. Archäol. Inst., V 1905; X, 1923; XIII, 1942; Öster. Kunsttopographie, XVII, 1918; XXVIII, 1940; Mitt. Centralkomm., Vienna, I, 1856, continuato dal 1903 nel Jahrbuch K. K. Central-Comm., continuato dal 1907 nel Jahrbuch für Altertumskunde e dal 1947 continuato nella Österr. Zeitsch. f. Kunst und Denkmalpf.; Archaeologia Austriaca, Vienna, I, 1948; Pro-Austria Romana, Vienna, I, 1951 (manoscritto); Anzeiger für die Altertumswissenschaft, Vienna, I, 1948; Fundberichte aus Österreich, Vienna, I, 1930 ss. Comunicazioni della Anthropologischen Gesellschaft, Vienna, I, 1871; Wiener prähistorische Zeitschrift, Vienna, I, 1914.