IÜTLAND (danese Jyilland; svedese Jutland; A. T., 65)
Penisola dell'Europa centrale, tra il Mare del Nord e lo Skagerrak all'O.; il Kattegat, il Piccolo Belt e il Mare Orientale all'E.; confine meridionale è considerato il fiume Eider nella provincia tedesca dello Schleswig-Holstein, nella quale è perciò compresa la porzione meridionale dello Jütland. Il resto della penisola appartiene al regno di Danimarca, del quale forma la parte maggiore, con una superficie di 29.557 kmq. (all'incirca quanto il Piemonte) e con 1.623.360 ab. (1930).
La penisola è circondata da mare poco profondo: soltanto lo Skagerrak, a circa 10 km. al largo dalla punta settentrionale dello Jütland, raggiunge la profondità di quasi 100 m. La costa occidentale, piana e accompagnata da lagune poco profonde e da dune alte (in danese klitier), è assai pericolosa per la navigazione. La costa sud-occidentale, anch'essa pianeggiante, è dominio di umide paludi, con isole basse, quali Römö, Fanö, Sylt, ecc. La costa orientale invece presenta molte insenature (valli glaciali sommerse: in danese fjordar) che formano buoni porti. La morfologia dello Jütland ha in gran parte il carattere che le fu plasmato dall'epoca glaciale. Il confine (linea marginale) dell'ultima glaciazione scandinava, che continua poi nella Germania settentrionale, attraversa circa nel centro lo Jütland con direzione S-N. piegando a O. in vicinanza di Viborg. A oriente di questa linea si estende un altipiano morenico dalla superficie appena ondulata; il carattere di questo altipiano è determinato soprattutto dalle frastagliate valli glaciali, le cui estremità orientali formano le suaccennate insenature della costa. Vi è netta differenza tra l'ampia zona costiera orientale con le sue fertili argille moreniche "baltiche" e le magre sabbie moreniche dell'estremo occidentale: a O. della linea marginale dei ghiacciai, si estendono brughiere pianeggianti che sono sedimenti sabbiosi dei fiumi glaciali, e da esse si elevano bassi gruppi collinosi. Le rocce, cretaciche e terziarie, si trovano in estese regioni dello Jütland al disotto del livello del mare e raggiungono la potenza di circa 50 m. Il punto più alto della penisola e di tutta la Danimarca è costituito dall'Ejer Bavnehöj (172 m. s. m.), situato nella parte orientale della regione morenica. Nella parte settentrionale, estese zone coperte d'argilla voldia e di sabbia e argilla postglaciali formano un paesaggio piatto. Le brughiere pianeggianti, che costituiscono il più diffuso e antico tipo di paesaggio della Danimarca, erano in passato coperte di erica; ma ora sono in parte piantate a foreste di conifere e vengono a mano a mano conquistate dalla colonizzazione. Nel 1860, la superficie coperta da boschi era nello Jütland del 2,4%; nel 1923 raggiungeva circa il 7%. L'idrografia non ha speciale importanza: il fiume maggiore è il Guden Aa, lungo 160 km. e con un bacino di 2643 kmq. Quanto al clima, caratteristici della penisola sono i forti venti, specialmente sulla costa occidentale. Questa parte presenta anche temperature estive più basse (media di 15°,5 nel mese di luglio) della parte orientale. Assai importante per l'organizzazione dell'economia agricola è la lunga durata della primavera e dell'autunno. Il periodo libero dal gelo (media di gennaio, circa −0°,5) dura nell'interno a un dipresso 160 giorni e sulle coste 200 giorni. Principale risorsa dello Jütland è il bestiame, in modo speciale l'industria dei latticini e l'allevamento dì maiali. I pascoli, specialmente nell'O., gli ortaggi e i cereali occupano più del 50% delle aree coltivabili. La coltivazione dei cereali (grano, orzo, segala, avena) serve quasi esclusivamente per l'allevamento del bestiame. Le industrie, basate principalmente sui prodotti dell'agricoltura, sono localizzate nelle città e presso le stazioni ferroviarie. Le città maggiori si trovano presso le insenature della costa orientale, come Aarhus (81.279 ab.), Aalborg (44.365 ab.), Horsens (28.363) e Randers (27.722). Amministrativamente lo Jütland è diviso in 13 distretti; le suddivisioni ecclesiastiche constano di 5 diocesi. Per altre notizie, v. danimarca.
La battaglia dello Jütland.
Chiamata anche, dai Tedeschi, battaglia dello Skagerrak, s'iniziò il 31 Hiaggio 1916 tra la grande flotta inglese (Grand Fleet) e la flotta tedesca d'alto mare.
Alla fine di aprile e nella prima metà del maggio 1916 i dragamine tedeschi avevano dovuto svolgere un lavoro molto intenso per la ricerca di nuovi sbarramenti e per la definizione di rotte sicure nelle acque attorno a Helgoland. I lavori dovevano essere ultimati per la metà di maggio, perché dal 17 in poi la flotta tedesca di alto mare aveva l'ordine di essere pronta per svolgere operazioni in grande stile. Dal 15 maggio molti sommergibili dovevano essere dislocati in agguato davanti ai porti inglesi della costa orientale e la flotta tedesca di alto mare doveva prendere il mare come esca per attirare la Grand Fleet su tali zone. La sicurezza dell'operazione, per quanto riguardava i movimenti delle forze di superficie, doveva basarsi sopra un'estesa esplorazione strategica svolta dai dirigibili. Il progetto di tale operazione, dovuto all'ammiraglio Scheer, prevedeva il bombardamento di Sunderland da parte degl'incrociatori da battaglia, all'alba di un giorno da stabilirsi.
Il 17 maggio partirono 10 sommergibili per portarsi in agguato: due davanti a Pentland Firth, sette davanti al Firth of Forth e uno in una posizione intermedia. Avevano ordine di rimanere sul posto fino al 10 giugno e attendere la comunicazione radiotelegrafica del giorno in cui la flotta tedesca di alto mare avrebbe preso il mare per l'operazione progettata. Era stato inizialmente prescelto il giorno 23 maggio per l'uscita della flotta; ma un primo ritardo venne a essere provocato dai lavori del Seydlitz (resi necessarî dall'urto contro una mina avvenuto il 23 aprile), che richiesero maggior tempo del previsto; altri ritardi vennero a determinarsi di giorno in giorno per effetto delle condizioni meteorologiche che escludevano la possibilità d'impiego dei dirigibili; finché il comando della flotta tedesca di alto mare, il 28 maggio, prese la determinazione di utilizzare la dislocazione dei sommergibili per un'operazione diversa che consentisse di prescindere dall'esplorazione aerea. Venne così progettata una crociera verso lo Skagerrak; le forze di esplorazione avanzata dovevano mostrarsi sulle coste della Norvegia affinché tale apparizione in luogo del bombardamento costiero valesse ad attirare fuori dalle loro basi le forze nemiche. Il grosso della flotta tedesca di alto mare avrebbe seguito le forze di esplorazione a distanza tale da consentire un appoggio efficace.
A mezzogiorno del 30 tutte le forze tedesche si riunirono nelle rade esterne dei porti, e nella notte presero il mare. Esse erano costituite nel modo seguente:
a) Grosso della flotta tedesca di alto mare al comando del vice-ammiraglio Scheer sulla Friedrich der Grosse: IIIª squadra da battaglia (vice-ammiraglio Behncke sulla König), composta di 8 corazzate tipo König armate con 10 cannoni da 305 mm.; 1ª squadra da battaglia (vice-ammiraglio Schmidt sulla Ostfriesland), composta di 4 corazzate tipo Ostfriesland armate con 12 cannoni da 305 mm. e di 4 corazzate tipo Posen armate con 12 cannoni da 280 mm.; IIª squadra da battaglia (contrammiraglio Mauve sulla Deutschland), composta di 6 corazzate antiquate tipo Deutschland armate con 4 cannoni da 280 mm. e 14 da 170 mm.; IV° gruppo di esplorazione (commodoro Von Reuter sullo Stettin), composto di 4 incrociatori leggieri da 3500 tonn. armati con 10 cannoni da 105 mm., velocità 23 nodi, e uno da 2700 tonn. con 10 cannoni da 105 mm., velocità 21 nodi; I° gruppo flottiglia cacciatorpediniere (commodoro Michelsen sul Rostock), composto dall'incrociatore leggiero Rostock (5000 tonn., 12 cannoni da 105 mm., 27 nodi) e da 4 flottiglie di cacciatorpediniere di cui due comprendenti 12 cacciatorpediniere da 900 tonn. e 30 nodi, e due comprendenti 20 cacciatorpediniere da 600 tonn. e 27 nodi; in complesso 32 cacciatorpediniere.
b) Forze di esplorazione avanzata al comando del vice-ammiraglio Hipper sul Lützow: I° gruppo di esplorazione, composto di 5 incrociatori da battaglia armati: due con 8 cannoni da 305, e gli altri tre con 10 oppure 8 cannoni da 280 mm.; II° gruppo di esplorazione (contrammiraglio Boediker sul Frankfurt), composto di 4 incrociatori leggieri da 4400-5200 tonn. armati con 8 cannoni da 150 mm., velocità 27 nodi; II° gruppo flottiglie cacciatorpediniere (commodoro Heinrich sul Regensburg), composto dall'incrociatore leggiero Regensburg (5000 tonn., 12 cannoni da 105, 29 nodi) e di tre flottiglie di cacciatorpediniere, di cui una comprendente 10 caccia da 1400-1700 tonn. e 35 nodi, e due comprendenti 20 caccia da 800-950 tonn. e 32 nodi; in complesso 30 cacciatorpediniere.
I Tedeschi cercarono di mantenere il massimo segreto sul loro progetto di operazione, e limitarono severamente l'impiego della radiotelegrafia; ma, nonostante tali precauzioni, fino da mezzogiorno del 30 l'ammiragliato inglese informava l'ammiraglio Jellicoe della probabilità che la flotta nemica uscisse in mare nelle prime ore del 31, aggiungendo: "non si conoscono però le intenzioni del nemico".
Nel pomeriggio tutti i reparti della Grand Fleet ricevevano l'ordine di uscire per riunirsi 100 miglia a levante di Aberdeen. Dalle 23,30 in poi, ossia prima delle forze tedesche, i reparti della Grand Fleet si dirigevano su tre colonne verso il punto di riunione stabilito. L'insieme delle squadre inglesi era costituito nel modo seguente:
a) Grosso della Grand Fleet al comando dell'ammiraglio Jellicoe sulla Iron Duke: Iª squadra da battaglia (vice-ammiraglio Burney sulla Marlborough), composta di 8 corazzate di cui 5 con 10 cannoni da 305 mm. ciascuna, una con 14 cannoni da 305 mm., una con 10 cannoni da 343 mm. e una con 8 cannoni da 381 mm.; IIª squadra da battaglia (vice-ammiraglio Jerram sulla King George V), composta di 8 corazzate tipo King George V con 10 cannoni da 343 mm. ciascuna; IVª squadra da battaglia (vice ammiraglio Sturdee sulla Benbow), composta di 8 corazzate alquanto eterogenee con 8 o 10 cannoni di varî calibri (da 305 a 381 mm.), accompagnate da una squadra d'incrociatori da battaglia (tre tipi Invincible con otto cannoni da 305) al comando del contrammiraglio Hood; due squadre d'incrociatori antiquati, una squadra d'incrociatori leggieri; tre flottiglie di cacciatorpediniere: la 4ª di 17 unità, accompagnate da due conduttori; la 2ª di 14 unità, accompagnate da un conduttore; la 12ª di 14 unità, accompagnate da due conduttori; in complesso 45 cacciatorpediniere e 5 conduttori al comando del commodoro Hawksley sull'incrociatore leggiero Castor.
b) Forze di esplorazione avanzata al comando del vice-ammiraglio Beatty sul Lion: Iª squadra incrociatori da battaglia; IIª squadra incrociatori da battaglia: composta la prima di tre unità armate con 8 cannoni da 343 mm., e la seconda di un'unità armata con 8 cannoni da 343 mm. e due unità armate con 8 cannoni da 305 mm.; Vª squadra da battaglia (contrammiraglio Evan Thomas sulla Barham), composta di 4 corazzate armate con 8 cannoni da 381 (velocità 25 nodi); tre squadre d'incrociatori leggieri, composta ciascuna di 4 unità di dislocamento fra 3700 e 5000 tonn. armate con cannoni da 152 mm.; gruppi di cacciatorpediniere: in complesso 29 cacciatorpediniere, accompagnati da 2 incrociatori leggieri. A disposizione dell'ammiraglio Beatty seguiva le forze di esplorazione la nave portaerei Engadine.
L'ammiraglio Jellicoe, in base alle informazioni avute, riteneva che gl'incrociatori da battaglia tedeschi fossero usciti per compiere una delle loro solite operazioni sulle coste britanniche e che la flotta tedesca di alto mare sarebbe forse uscita più tardi per appoggiare il ritorno dei suoi gruppi di esplorazione; perciò egli pensava di poter tenere le forze di esplorazione sensibilmente separate dal grosso sino al pomeriggio del 31. Alle 14 di tal giorno l'ammiraglio Beatty avrebbe dovuto trovarsi sul Fischer Bank 110 miglia a ponente dello Jütland. Alla stessa ora la Grand Fleet sarebbe stata 70 miglia a NNO. dalla zona indicata e avrebbe diretto a sud, mentre le forze di Beatty avrebbero diretto a nord fino a giungere in collegamento ottico (la cartina qui sopra mostra le posizioni relative dei diversi gruppi contrapposti alle 14 del 31 maggio, quando ancora nessun avvistamento si era verificato).
La rotta della Grand Fleet era prossimamente per ESE.; quella delle forze di Beatty dopo le 14 era per nord, e per nord era anche la rotta dei due gruppi tedeschi che erano, fra di loro, a 50 miglia d'intervallo. Alle 14,30 il Lion si trovava 45 miglia a ponente del Lützow e sole 15 miglia intercedevano fra le ali estreme delle linee di esplorazione, ossia fra le unità avversarie più vicine. L'avvistamento reciproco si verificò a causa di un piroscafo danese che era in quelle acque e che gl'incrociatori di ambedue i partiti volevano sottoporre a visita. Alle 14,28 un'unità inglese sparava i primi colpi di cannone contro quelle avversarie; da detta ora s'iniziò l'avvicinamento fra i gruppi di esplorazione, nella forma che è schematicamente rappresentata nello schizzo qui sopra. Alle 15,15 le rotte dei due avversarî erano quasi normali, producendo un avvicinamento molto rapido: però la distanza era ancora di 25 miglia circa, cioè tale da escludere la vista diretta. Il Beatty aveva ricevuto qualche informazione da un aereo della Engadine, ma non era affatto sicuro circa l'entità delle forze che aveva di fronte; a ogni modo, data la presenza delle corazzate veloci, non aveva motivo di preoccupazioni. Esse però erano rimaste alquanto indietro, sia perché la loro velocità non aveva sufficiente margine rispetto a quella che era stata assunta dagl'incrociatori da battaglia sia perché i segnali fatti dal Lion erano stati visti con difficoltà.
L'ammiraglio Hipper continuò la rotta a NNO. fino alle 15,30 circa, quando oramai i fumi e le masse dell'avversario si rilevavano per SO. Poi invertì la rotta per evitare che il nemico gli tagliasse la ritirata verso le basi e per iniziare il combattimento sopra una direttrice che lo avrebbe condotto verso la flotta tedesca di alto mare. Poco dopo anche le forze avversarie accostarono per SSE., e alle 15,48, quasi contemporaneamente da ambo i lati, partivano le prime salve. Si iniziava così, su rotte sensibilmente parallele e nello stesso senso, la prima fase della battaglia, cui parteciparono inizialmente soltanto 6 incrociatori da battaglia inglesi contro 5 tedeschi. Le 4 corazzate veloci entrarono in giuoco soltanto 40 minuti più tardi, quando già le forze leggiere inglesi di esplorazione avvistavano a sud i primi fumi della flotta tedesca di alto mare. In questo scontro fra incrociatori da battaglia, che si svolse per circa un'ora, gl'Inglesi perdettero l'Indefatigable e il Queen Mary, ma anche i Tedeschi, pur non soffrendo perdite totali, ebbero a lamentare danni molto gravi, specialmente dopo l'intervento delle corazzate veloci con i loro cannoni da 381. Per alleggerire la pressione del tiro, si ebbero dalle due parti attacchi e contrattacchi di siluranti ma senza effetto cruento. Si può dire che, mentre l'intervento delle corazzate veloci fu provvidenziale per gli Inglesi ridotti ormai da 6 a 4 unità che si trovavano di fronte a 5 avversarie, il sopraggiungere della flotta tedesca di alto mare fu molto salutare per le forze dell'ammiraglio Hipper perché il tiro delle corazzate veloci cominciava a dare serie preoccupazioni, né l'eccesso di velocità, di cui i tedeschi disponevano su dette corazzate, era tale da permettere un aumento delle distanze sensibile e sufficientemente rapido. A ogni modo dopo un'ora di combattimento accanito di artiglierie si chiudeva la prima fase della battaglia in cui si era delineato nettamente il vantaggio tedesco nella direzione del tiro e nell'ef6cacia dei proietti.
L'avvistamento della flotta tedesca di alto mare fu una sorpresa per l'ammiraglio Beatty; secondo le informazioni dell'ammiragliato tale flotta risultava ancora in porto; non era però possibile nutrire alcun dubbio in proposito, dato il preciso servizio di esplorazione svolto dagl'incrociatori leggieri. Il Beatty ordinò un'inversione di rotta per diririge a nord, ossia per cercare di condurre tutte le forze avversarie verso la Grand Fleet. Anche i gruppi dell'ammiraglio Hipper invertirono la rotta a intervallo di pochi minuti; in tal modo detti gruppi presero una posizione di prora alla flotta tedesca di alto mare e tutte le forze tedesche iniziarono una corsa verso nord all'inseguimento degl'incrociatori da battaglia e delle corazzate veloci inglesi. In questo inseguimento, che non ebbe grande importanza nei riguardi dell'impiego delle armi (se si eccettua qualche lieve periodo di tiro efficace delle corazzate tedesche di testa contro le corazzate veloci che erano alquanto scadute), consiste la seconda fase della battaglia dello Jütland, che ebbe però moltissima importanza sull'andamento generale della giornata, perché l'ammiraglio Beatty mirava a ricongiungersi con Jellicoe e dalla rotta che seguiva veniva a dipendere la posizione relativa in cui la Grand Fleet si sarebbe trovata all'avvistamento della flotta avversaria. La posizione stimata, in cui Jellicoe riteneva di trovarsi con l'Iron Duke, era più a ponente del vero; in base alle informazioni che riceveva dalle forze esploratrici di Beatty e dai suoi reparti che già udivano le cannonate, ritenne di dover avvistare l'avversario più a levante di quanto non venne a comprendere più tardi, cosicché le predisposizioni prese per lo spiegamento della flotta poterono sembrargli per qualche tempo male appropriate alla situazione. Gravi incertezze si vennero a determinare circa il lato dello spiegamento; sembrò perfino che in conseguenza della scarsa visibilità il tempo necessario per lo spiegamento stesso potesse mancare, ovvero potesse verificarsi l'inizio dello scontro di artiglieria prima che la Grand Fleet fosse spiegata per la battaglia. In realtà le condizioni dell'atmosfera erano assai precarie, ma in quel periodo si erano decisamente volte a danno dei Tedeschi. Dopo circa un'ora di corsa verso nord, ossia verso le 17,50, l'ammiraglio Beatty aveva accostato verso nord-est e poi successivamente verso est per avvolgere la testa delle forze tedesche. Tanto gl'incrociatori da battaglia quanto le corazzate veloci inglesi avevano potuto riaprire un tiro nutrito ed efficace contro gl'incrociatori da battaglia e contro le corazzate tedesche di testa, che non potevano rispondere perché assolutamente non vedevano il nemico. Le forze tedesche attraversavano la zona in cui si era svolta la prima fase, zona in cui era rimasta l'atmosfera della battaglia determinata dal fumo delle caldaie e delle artiglierie, fumo che il vento leggiero non riusciva a disperdere. Anche le forze tedesche sotto la pressione del tiro avversario piegavano prima a NE., poi a E. L'ammiraglio Scheer aveva ordinato a Hipper di procedere alla massima velocità perché desiderava di non perdere il contatto con le forze avversarie prima avvistate e che sperava di sopraffare. Non sospettava certo di essere così prossimo al grosso delle forze avversarie! Dopo le 18,20 la situazione nei riguardi della visibilità venne alquanto a migliorare per i Tedeschi; il tiro poté riprendere da parte degli incrociatori da battaglia e delle corazzate di testa contro bersagli varî che successivamente si venivano a presentare: si ebbero così azioni efficaci contro la Warspite, che con avaria al timone girava su sé stessa, contro incrociatori corazzati, contro incrociatori da battaglia che cercavano il loro posto nella formazione inglese, e perfino, senza saperlo, contro grosse unità del grosso inglese. Sebbene così saltuario e disordinato, anche in queste occasioni il tiro tedesco fu molto efficace e distrusse successivamente l'incrociatore corazzato Defence di 14.000 tonn. e l'incrociatore da battaglia Invincible avente a bordo l'ammiraglio Hood. Ma alle 18,30 lo spiegamento ordinato da Jellicoe era praticamente terminato. La Grand Fleet si era distesa sopra un arco immenso che rispetto alla testa della flotta tedesca di alto mare l'avvolgeva da NO. per nord fino quasi a est. Cominciava la terza fase.
Il lampeggiare delle artiglierie sopra un tratto di orizzonte così esteso fece comprendere all'ammiraglio tedesco che doveva oramai avere di fronte tutta la flotta avversaria. Gl'incrociatori da battaglia tedeschi e le corazzate della 3ª squadra soffrirono molto in quest'ultimo periodo del combattimento: soprattutto il Lützow e la König e il Wiesbaden rimasto immobilizzato. Nemmeno la flotta inglese aveva un'idea precisa della situazione reale; alcune navi sparavano sui primi bersagli che si presentavano, che apparivano dalla foschia, ma nessuna azione metodica d'insieme fu possibile; basti dire che qualche unità non riuscì a sparare nemmeno un colpo. Dopo le 18,30 le navi di testa della flotta tedesca, e anche gl'incrociatori da battaglia, avevano dovuto accostare per SE. e poi per sud, per presentare il fianco al rilevamento del nemico e per non avvicinarsi eccessivamente. Gl'incrociatori da battaglia tedeschi erano oramai in condizioni molto gravi, combattevano da circa tre ore, tutti molto provati, coperti d'incendî. L'ammiraglio Scheer non poteva ammettere che il combattimento potesse continuare sopra una direttiva verso sud, con gl'Inglesi a levante, perché poteva verificarsi una grave minaccia sulla linea di ritirata; e decise di compiere l'inversione di rotta a un tempo di tutta la flotta. Alle 18,33 fu alzato il segnale per l'inversione sulla dritta: manovra ardita e difficile che venne eseguita in forma magnifica e che determinò subito dopo la sospensione generale del fuoco. Gl'Inglesi quasi d'improvviso perdettero di vista la flotta avversaria; l'ammiraglio Jellicoe non ebbe nemmeno in questo periodo precise informazioni dalle sue forze avanzate che erano più prossime al nemico, né volle senz'altro accostare per avvicinarsi, perché i suoi concetti manifestati fino da due anni prima (ottobre 1914), in un famoso Memorandum diretto all'ammiragliato, gli facevano escludere la convenienza di navigare nelle acque percorse dall'avversario. A ogni modo volle portarsi al più presto a tagliare la probabile rotta di ritirata della flotta tedesca di alto mare e alle 18,44 accostò per SE. e dieci minuti dopo per sud. Nel frattempo la corazzata Marlborough ricevette un siluro a prora lanciato da un cacciatorpediniere tedesco, ma attribuito in un primo momento a un sommergibile oppure al Wiesbaden che galleggiava ancora, nonostante il tiro accanito di molte unità.
L'ammiraglio Scheer nel marciare verso ponente, notando che le sue navi apparivano in massima ancora in buone condizioni e che mancava ancora circa un'ora al tramonto, volle dare un altro urto violento alle forze nemiche, e perciò alle 18,55 ordinò di nuovo un'inversione a un tempo sulla dritta che doveva fargli riprendere ben presto il contatto con l'avversario. Invertirono la rotta anche gl'incrociatori da battaglia che si trovavano più a sud, meno il Lützow che si dirigeva a lento moto verso SO., e che l'ammiraglio Hipper aveva abbandonato alla ricerca di un'altra unità ancora efficiente sulla quale alzare la sua insegna. Verso le 19,05 s'iniziava una quarta fase assai breve con la ripresa del tiro fra le flotte avversarie, ma in pieno svantaggio per i Tedeschi: il fuoco nemico avvolgeva le unità di testa della IIIª squadra da NNE. fino a SE.; la König era bersaglio di proietti che le arrivavano dai due lati, perché gl'incrociatori da battaglia di Beatty si trovavano a sud e per qualche tempo anch'essi entrarono in giuoco. Si trattava di un classico "T" tagliato sulla linea dei tedeschi, che si trovarono in questo periodo nella situazione più sfavorevole di tutta la giornata.
Alle 19,13 l'ammiraglio Scheer ricorse per la terza volta all'inversione di rotta a un tempo, e per proteggere la manovra ordinb questa volta agl'incrociatori da battaglia di attaccare a fondo sulla testa del nemico, e alle flottiglie di cacciatorpediniere di svolgere un attacco silurante in massa. Questa terza inversione fu più difficile delle precedenti, perché eseguita per le navi di testa sotto un tiro intenso del nemico. L'ordine dato agl'incrociatori da battaglia dimostra che il comandante in capo tedesco non aveva idea precisa di dove fosse la testa della linea avversaria, e nemmeno delle esatte condizioni in cui si trovavano gli incrociatori da battaglia dopo circa quattro ore d'intenso combattimento quasi continuo. Alle 19,23 il fuoco inglese cominciò a rallentare e poco dopo cessò del tutto quello diretto contro le navi maggiori tedesche. Continuò per qualche minuto ancora quello diretto contro le siluranti, ma verso le 19,40 anche questo venne a cessare e le navi inglesi rimasero senza alcun bersaglio in vista. Gli attacchi siluranti tedeschi non erano stati spinti molto a fondo. Nessuna nave nemica fu silurata, ma uno degli effetti desiderati era stato raggiunto, quello cioè della perdita di contatto cui avevano costretto il nemico in un momento molto critico per le forze tedesche più avanzate. La Grand Fleet alle 19,30 circa, sotto la minaccia di tali attacchi, aveva accostato successivamente di 90° verso levante (ossia in fuori), manovrando per sezioni a un tempo. Alle 19,37, giudicando il pericolo oramai scomparso, l'ammiraglio Jellicoe aveva ordinato di riprendere la rotta verso sud formando una linea di fila unica.
I Tedeschi avevano capito che la Grand Fleet doveva aver accostato in fuori e speravano di essere riusciti a infliggere delle perdite all'avversario per mezzo degli attacchi di cacciatorpediniere. L'ammiraglio Scheer ritenne di non aver pagato troppo caro l'ottenuta perdita di contatto, anche se gl'incrociatori da battaglia e le navi di testa della IIIª squadra avevano molto sofferto in questo periodo dello scontro. Del resto non sapeva con precisione quali fossero le avarie sofferte dalle sue navi: tutte marciavano e manovravano secondo gli ordini impartiti, anche il Lützow aveva comunicato di poter marciare ancora a mezza forza. Oramai l'ammiraglio tedesco era convinto di aver avuto di fronte l'intera flotta nemica; ciò corrispondeva del resto alle notizie ricevute dal suo naviglio leggiero e dai cacciatorpediniere; e, se così era, doveva attendersi che l'avversario volesse riprendere il contatto appena possibile. Se ciò non appariva più molto probabile prima di notte - perché il tramonto era vicino - era da presumere che Jellicoe volesse spingere la flotta tedesca di alto mare verso ponente per riattaccate battaglia al mattino successivo. Non conveniva oramai ai Tedeschi riprendere contatto in condizioni d'inferiorità e così lontano dalle basi. Perciò Scheer decise di dirigersi senz'altro per Horns Reef (imboccatura delle rotte di sicurezza del golfo di Helgoland), risoluto a mantenere la rotta a qualunque costo. Alle 19,27 la Iª e la IIª squadra, che erano in testa, ebbero ordine di accostare per SO. e poi (19,45) per sud. La IIIª squadra serrava da nord, gl'incrociatori da battaglia da NE.
Benché il contatto fosse perduto da poco, nessuno dei due avversarî aveva notizia precisa della posizione o della direzione in cui l'altro doveva trovarsi. Se un'analisi minuta si potesse fare di tutta la giornata, dovremmo concludere che da ambo le parti il servizio di esplorazione fece grave difetto. Alle 19,48 il Lion chiese che l'avanguardia della Grand Fleet lo seguisse perché riteneva di riuscire a tagliar fuori tutta la flotta nemica, ma in realtà non sapeva esattamente dove detta flotta si trovasse, e, salvo qualche breve scontro avvenuto fra le 20 e le 20,30, quando già cominciava a imbrunire, il contatto fra le forze avversarie poteva dirsi definitivamente perduto.
A notte fatta le forze inglesi diressero prima per OSO., poi per SO. e, senza saperlo, passarono di prora a quelle tedesche che dirigevano per sud. Dopo la mezzanotte queste ultime erano più indietro, ma oramai più a levante della flotta nemica.
L'ammiraglio Scheer aveva disposto che le flottiglie dei cacciatorpediniere fossero inviate durante la notte alla ricerca delle forze avversarie. Alle flottiglie stesse furono assegnati dei settori aperti verso levante, ossia nella direzione in cui i Tedeschi ritenevano dovessero trovarsi le squadre nemiche. L'ammiraglio Jellicoe, invece, convinto che le navi tedesche fossero ben preparate per sostenere gli attacchi siluranti notturni, aveva ordinato che le flottiglie sue si disponessero di poppa alle squadre, ossia rinunciassero a qualunque ricerca. Le flottiglie tedesche inviate a ricercarlo non trovarono il nemico: le flottiglie inglesi, che non dovevano cercare l'avversario vennero invece quasi tutte a urtare su di esso, per effetto della direzione in cui si svolgeva il moto relativo delle due flotte. Si ebbero in conseguenza numerosi scontri notturni in cui si verificarono perdite di naviglio leggiero e sottile da ambo le parti: venne inoltre distrutto un incrociatore corazzato inglese per effetto del tiro, e una corazzata tedesca di vecchio tipo per opera del siluro. In complesso la notte fu un seguito di brevi scontri, che tenne in continuo allarme la vigilanza e l'attenzione dei due condottieri contrapposti, e che deve aver fatto sentire ad ambedue la probabilità di una ripresa del contatto per la mattina successiva.
Invece al far del giorno, ossia verso le due del mattino, dopo un ultimo scontro avvenuto fra le navi tedesche e la 12ª flottiglia inglese, la flotta tedesca di alto mare vide del tutto libero il suo cammino verso Horns Reef. Jellicoe credeva di dover avvistare la flotta avversaria dal lato di ponente e anzi, supponendo che fosse a NO., decise d'invertire la rotta, ossia di dirigere verso nord a partire dalle 2,30. All'alba né le forze leggiere, né le siluranti si trovavano con la Grand Fleet, la quale, d'altra parte, aveva le sue squadre molto disperse. È logico ritenere che in tale situazione l'ammiraglio Jellicoe non desiderasse di riprendere la battaglia. Verso le 3,30 l'ammiragliato comunicò che alle 2,30 la flotta tedesca di alto mare era a 17 miglia da Horns Reef e dirigeva verso SE. a 16 nodi. Cadeva in tal modo per Jellicoe ogni probabilità d'incontrare ancora la flotta avversaria. Incrociò per qualche ora nella speranza di sorprendere qualche unità in avaria, e verso le 10 prese rotta a nord da un punto situato circa 50 miglia a ponente di Horns Reef.
Al mattino del 10 giugno si erano alzati alcuni dirigibili tedeschi per svolgere servizio di esplorazione attorno alla flotta tedesca di alto mare. A ogni modo verso le 3 l'ammiraglio Scheer, ricevuti i rapporti sulle condizioni degl'incrociatori da battaglia, ordinò all'ammiraglio Hipper (trasbordato sul Moltke) di rientrare alla base. Attese ancora qualche tempo con le altre squadre per avere notizia circa le condizioni del Lützow. Verso le 4 seppe che detto incrociatore era stato abbandonato e affondato, e allora ordinò a tutte le forze di rientrare. Furono mandati fuori dei sommergibili per attaccare le navi inglesi avariate; ma non fu raggiunto alcun successo importante. La Grand Fleet diresse per nord fino alle 19, poi accostò per NO. dirigendo su Scapa Flow.
Finita la battaglia sul mare, si scatenò la battaglia dei comunicati sull'esito dei combattimenti avvenuti. Si deve tener presente "che la battaglia dello Jütland non fu veramente combattuta"; e pertanto l'elenco delle perdite subite dalle due parti non ci dà alcun elemento per giudicare dell'efficacia delle armi, a meno che non si restringa l'esame alla prima fase della battaglia stessa, ossia allo scontro fra le forze di Beatty e quelle di Hipper.
Perdite inglesi: 3 incrociatori da battaglia (Indefatigable, Queen Mary, Invincible, per 64.000 tonn. circa); 3 incrociatori corazzati (Defence, Black Prince, Warrior, per 42.000 tonn. circa); 8 unità sottili (per circa 9000 tonn.). In complesso 115.000 tonn. circa. Perdite tedesche: i incrociatore da battaglia (Lützow di 27.000 tonn.); 1 nave da battaglia (Pommern di 13.000 tonn.); 4 incrociatori leggieri (Frauenlob, Elbing, Rostock, Wiesbaden, per 17.500 tonn.); 5 cacciatorpediniere (per 3500 tonn.). In complesso 61.000 tonnellate circa.
Le perdite inglesi sono dovute tutte a unità di superficie, in massima al cannone. Le perdite tedesche sono dovute in piccola misura al cannone, due si perdettero per investimento, due per siluro.
Il percento di colpi utili di grosso calibro fu di 3,33 per i Tedeschi, di 2, 17 per gl'Inglesi. Gl'Inglesi perdettero l'11,6% del personale della flotta, iTedeschi il 6,8%. Gl'Inglesi avevano cannoni di grosso calibroda 381mm., da 343 mm. 3 da 305 mm. (trascurando un'unità armata con i 356 mm.); i Tedeschi avevano soltanto cannoni da 305 e da 280 mm. Il peso dei proietti della bordata complessiva di 71 navi era per gl'Inglesi di 201 tonn., la cifra corrispondente per 38 navi tedesche era di 86 tonn. Durante tutta la battaglia gl'Inglesi spararono 4600 proietti di grosso calibro, i Tedeschi 3600.
La tecnica del tiro, l'allenamento del personale apparvero meglio progrediti sulle navi tedesche che non sulle avversarie, benché queste ultime già possedessero alcune sistemazioni che corrispondevano ai concetti più moderni di organizzazione per il servizio delle artiglierie. L'aiuto prestato dai mezzi aerei e dai sommergibili fu di scarsa importanza.
Gli attacchi diurni delle siluranti tedesche furono più frequenti di quelli delle siluranti avversarie ma i cacciatorpediniere britannici, quando attaccarono, spinsero più a fondo le loro azioni. Escludendo i lanci delle navi, i Tedeschi lanciarono circa 100 siluri, raggiungendo il bersaglio solamente tre volte; nelle ore notturne non ebbero alcuna occasione di attacco col siluro. Gl'Inglesi invece impiegarono i siluri durante la notte da parte dei loro cacciatorpediniere, ma un solo vero attacco si verificò verso l'alba, quello che condusse all'affondamento della Pommern. Tenendo conto anche dei siluri lanciati dagl'incrociatori leggieri, gl'Inglesi lanciarono 52 siluri e raggiunsero il bersaglio 5 volte; ottennero perciò, nell'impiego dell'arma subacquea, un percento maggiore di quello raggiunto dai loro avversarî.
Nella difesa contro gli attacchi siluranti notturni le navi tedesche si dimostrarono ottimamente preparate.
Il servizio di esplorazione e quello delle comunicazioni fecero difetto da ambo le parti. Mancò un vero e proprio collegamento fra i diversi reparti di ciascuna flotta. L'andamento della battaglia apparve più chiaro a Londra che non sulla nave ammiraglia di Jellicoe e ciò per merito principale dei servizî d'intercettazione e decifrazione dei telegrammi tedeschi. Fu fatto grande uso di cortine di fumo e di nebbia; ma la scarsa visibilità fu principalmente dovuta alla cosiddetta "atmosfera della battaglia". Sulle navi tedesche erano molto progrediti e bene organizzati i servizî per la stabilità, per il bilanciamento, per la riparazione delle avarie e per lo spegnimento degl'incendî; perciò queste navi sostennero i colpi meglio delle inglesi.
Alla domanda: chi fu il vincitore allo Jütland? si deve rispondere che non vi poté essere né vincitore né vinto, perché la vera battaglia fra le forze principali si ridusse a pochi minuti o, meglio, non vi fu affatto.
Bibl.: J. Buchan, The battle of Jutland, Londra 1916; H. E. Schlüter, Die Seeschlacht vor dem Skagerrak, Lipsia 1916; A. H. Pollen, The navy in battle, Londra 1918 (trad. it., La marina in battaglia, Livorno 1923); J. Jellicoe, The Grand Fleet 1914-1916, Londra 1919; R. Scheer, Deutschlands Hochseeflotte im Weltkrieg, Berlino 1920 (trad. it., La flotta d'alto mare della Germania nella guerra mondiale, Firenze 1923); The battle of Jutland, a cura dell'Ammiragliato inglese, Londra 1920; C. Bellairs, The battle of Jutland, Londra 1920; G. von Hase, Die zwei weissen Völker, Lipsia 1920 (trad. it., Due incontri fra cugini, Livorno 1931); O. Groos, Der Krieg in der Nordsee, Berlino 1920 (traduz. it., La guerra nel Mar del Nord, Livorno 1928); H. W. Fawcett e G. W. W. Cooper, The fighting at Jutland, Londra 1921; J. S. Corbett, History of the Great War, III: Naval Operations, Londra 1921 (trad. it., Storia della grande guerra. Operazioni navali, Livorno 1923); R. Bacon, The Jutland scandal, Londra 1925 (trad. it., Lo scandalo dello Jutland, Roma 1927).