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IUTA

di Basilio DESMIREANU - Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)
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IUTA (XX, p. 53; App. II, 11, p. 132)

Basilio DESMIREANU

Le statistiche della produzione mondiale della i. comprendono anche la produzione delle fibre affini che sono: la canapa ambary (nella Cina), il kenaf o mesta (hibiscus cannabinus) nell'URSS, India e Thailandia, l'urena lobata e il cephalonema polyandrum; le ultime due sono note anche sotto il nome di i. del Congo. Delle fibre affini solo il mesta ha notevole importanza quantitativa per l'India.

Praticamente, la produzione mondiale si riduce a quella dei sei paesi indicati nella tabella. Il primo paese produttore del mondo è il Pakistan se si considera solo la produzione della vera i.; se si considerano invece la i. e la mesta insieme, la produzione dell'India in qualche anno supera quella del Pakistan, come accadde nel 1956 e 1958. L'India occuperà il primo posto anche nel 1959 e probabilmente negli anni successivi, in seguito alla politica indiana d'aumentare la cultura della i. da una parte, e alla contrazione della coltura stessa voluta dal governo pakistano.

Infatti, dopo la delimitazione, nel 1947, dei confini di questi due paesi, il Bengala, regione eminentemente produttrice di i., fu diviso: il Bengala occidentale andò all'India e quello orientale al Pakistan. Calcutta, città con poderose attrezzature per la lavorazione e l'esportazione della i., passò all'India, mentre la vallata del Brahmaputra, grande produttrice di i., fu assegnata al Pakistan. In relazione alla coltura della i., i governi indiano e pakistano hanno da affrontare problemi economici antitetici e di grande importanza: quello indiano vuol aumentare la produzione della i. per alimentare le industrie di Calcutta molto importanti per l'economia nazionale, quello pakistano vuol limitare la coltura della i. e aumentare quella del riso di cui difetta il paese.

Nel prossimo avvenire si può contare su una produzione di i. del Pakistan piuttosto stabile, oscillante intorno a un milione di t, mentre l'India ha un programma di sviluppo a lunga scadenza, e alla fine del 3° piano quinquennale (1965) la sola i. dovrebbe toccare la produzione massima di 1,2 milioni di tonnellate.

Il terzo grande produttore di i. e kenaf, la Cina continentale, pure ha un piano di sviluppo in base al quale, nel 1962, dovrebbe arrivare alla produzione di 514.000 t, e con ciò all'autosufficienza. Molti altri paesi, minori produttori dell'Estremo Oriente, come Nepal, Birmania, Thailandia e Formosa, intendono sviluppare le loro colture di i. e kenaf.

All'infuori dell'Estremo Oriente, l'URSS intende raddoppiare entro il 1965 la produzione di i. e kenaf nella principale regione produttrice, l'Uzbekistan. Altri paesi piccoli produttori cominciano a dare crescente attenzione alla coltura di i. e kenaf (Brasile, Guatemala, Unione Sudafricana). In Europa, la Spagna ha raccolto 4.000 t di kenaf nella campagna 1958-59.

Nel suo complesso, la produzione mondiale di i. e fibre affini negli anni 1955-59 si mantenne sempre superiore alla media 1948-52, con un minimo di 2.480.000 t (1957) e un massimo di 2.780.000 t (1958). Nel 1959 si ebbe una flessione della produzione, rispetto al 1958, che scese a 2.570.000 t, cioè allo stesso livello del 1955 (di 17,9% superiore alla media 1948-52).

Solo circa 1/3 della produzione mondiale di i. viene esportata; l'India, che è il secondo produttore di i. infatti non solo non esporta ma è addirittura impor atrice di i. Effettivamente l'esportazione è stata proibita in questo paese a cominciare dal 1950 e solo a cominciare dalla campagna 1958-59 essa è stata nuovamente libera. Oltre che dal Pakistan l'India importava i. anche dal Nepal.

In questo modo, approssimativamente tutta l'esportazione mondiale, che è passata da 870.000 t media 1948-52 a 1.004.000 t nel 1955, per scendere nel 1958 a 957.000 t, è alimentata principalmente dall'esportazione del Pakistan. Quantità minime esportano anche la Cina, il Nepal, la Thailandia (notevole fornitrice dell'Italia) e il Congo già belga.

Numerosi sono i paesi importatori di i. specialmente in Europa, dove fiorisce un'industria iutiera che assorbe questo prodotto a prezzi molto convenienti rispetto alle altre fibre tessili.

Nella media 1948-52 e negli anni successivi fino al 1957, è stata l'India il primo importatore di i., per i motivi sopra indicati. Le sue importazioni sono andate man mano diminuendo, di modo che nel 1958 il primo posto venne occupato dal Regno Unito con 135.000 t contro 78.000 t dell'India, seguito dalla Francia e dal Belgio-Lussemburgo. Anche la Germania Occidentale importa notevoli quantità di i. Le importazioni italiane sono molto aumentate rispetto alla media 1948-52 e raggiunsero 57.000 t nel 1957 per un valore di 9,1 miliardi di lire, per scendere nel 1959 a 51.000 t per un valore di 6,1 miliardi di lire. Il principale fornitore dell'Italia è il Pakistan, seguito a grande distanza dalla Thailandia.

Nel decennio 1950-59, le quotazioni della i. sul mercato di Calcutta (i. imballata, mill firsts) hanno registrato il loro massimo assoluto nel 1950 con 33,4 centesimi di dollaro S.U.A. per kg e il loro minimo assoluto due anni più tardi, nel 1952, con soli 17,4 centesimi. Dopo tre anni di prezzi relativamente sostenuti (20,2; 20,6; 20,7 centesimi) si nota un sensibile aumento che porta le quotazioni al livello di 24,6 (1956), 25,7 (1957) e 25,0 (nel 1959). Movimenti più o meno paralleli hanno registrato i prezzi a Chittagong nel Pakistan e sui mercati d'importazione a Dundee (nel Regno Unito) e a New York. In questi due ultimi però i prezzi si sono mantenuti sempre superiori del 20% e del 30% circa rispettivamente a quelli dei mercati d'esportazione.

Bibl.: FAO, Production Yearbook 1958 e 1959; id., Trade Yearbook 1958 e 1959; id., Monthly Bulletin of Agricultural Economics and Statistics, voll. VIII e IX (1959, 1960); Istituto Cotoniero Italiano: Annuario, Statistiche Tessili 1959 (Milano).

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