SUSTERMANS, Iustus
Pittore, nato in Anversa il 28 settembre 1597, morto a Firenze il 23 aprile 1681. Dedicatosi al ritratto, venne al servizio della corte granducale di Toscana. Se in alcuni suoi lavori come nei ritratti delle principesse Anna Maria e Margherita de' Medici (Palazzo Vecchio a Firenze) si accostò alla maniera meticolosa e rigida di Franz Pourbus II, se subì l'influenza del Van Dyck e nel Cosimo III fanciullo della Galleria Pitti mostrò la derivazione diretta dal gruppo dei figli di Carlo I d'Inghilterra di Windsor e di Torino, seppe anche affermarsi con uno stile personale soprattutto nel grasso impasto delle carnagioni biaccose con una tendenza ad accendere di sanguigno le labbra e a illividire le ombre. Sebbene la sua attività artistica si svolgesse in Italia, specialmente in Firenze, rimase fedele alle tradizioni fiamminghe, e se si allontanò da questa città per andare a Vienna, Mantova, Roma, Genova, Modena e Parma, le sue fermate furono di breve durata. Evocò su tele in grandezza naturale granduchi, granduchesse e principi di casa Medici con la speciale preoccupazione di fissarne la somiglianza più scrupolosa (ritratti ora a Palazzo Pitti).
Tra le opere sue più significative indicheremo i ritratti del conte Waldemaro Cristiano di Danimirca, del principe Mattias de' Medici, della granduchessa Vittoria della Rovere con gli attributi della vestale Tuccia, del gesuita Pandolfo Ricasoli, tutti e quattro nella Galleria Pitti, il ritratto di Galileo nella Galleria degli Uffizî dove il colorito si è fatto caldo e quasi rubensiano; il marchese Geri della Rena, già nella Galleria Corsini in Firenze. Il suo più importante quadro di composizione è la vasta tela, ora troppo guasta (Biblioteca degli Uffizî), che nel 1621 gli ordinò l'arciduchessa Maria Maddalena perché vi rappresentasse l'omaggio del senato fiorentino al granduca Ferdinando II de' Medici fanciullo.
Bibl.: F. Baldinucci, Notizie de' professori di disegno, Firenze 1774, XV, p. 11; P. Bautier, Juste S., Bruxelles-Parigi 1912; C. Gamba, Il ritratto italiano dal Caravaggio al Tiepolo alla Mostra di Palazzo Vecchio nel 1911, Bergamo s. a., pp. 88-99.