ITTIOLOGIA (dal gr. ἰχϑύς "pesce" e λόγος "discorso")
È quella parte della zoologia (v.) che studia i pesci, la loro forma, struttura e organizzazione, nonché le abitudini, il modo di vivere e il ciclo vitale. La storia dell'ittiologia va sostanzialmente di pari passo con quella della zoologia.
I pesci conosciuti da Aristotele erano in numero di 115, quasi tutti marini, abitatori del Mare Egeo, e descritti secondo le loro apparenti affinità, ma senza alcun tentativo di classificazione metodica. Nessuno dei tanti discepoli continuò l'opera del maestro e per molti secoli lo studio dei pesci si limitò alle scarse conoscenze aristoteliche. I Romani si interessarono dei pesci dal punto di vista gastronomico, ma non da quello scientifico, e anche Plinio nulla aggiunse alle conoscenze di Aristotele. In un periodo quasi immediatamente successivo alcuni scrittori si occuparono dei pesci. Oppiano, nelle sue Alieutiche ne descrive 115 specie, quasi tutte riconoscibili. Eliano, nel suo trattato sulle proprietà degli animali, tratta anche dei pesci e fornisce nozioni abbastanza precise, ma senza metodo. Queste opere furono tutte scritte in greco; soltanto Ausonio, precettore dell'imperatore Graziano, compose in latino un piccolo poema sui pesci della Mosella, elencandone 14 specie per la massima parte sconosciute ai precedenti scrittori.
Soltanto circa diciotto secoli dopo Aristotele comparvero le prime opere che fornirono le basi all'ittiologia moderna. Nel sec. XVI con P. Belon, I. Salviani e G. Rondelet la scienza zoologica fece notevolissimi progressi e in modo speciale l'ittiologia. Pietro Belon nel suo libro De Aquatilibus (Parigi 1553) descrisse e figurò 110 specie di pesci, per la maggior parte marini (Italia e Mediterraneo orientale), dandone per primo un abbozzo di classificazione, nella quale però insieme a pesci sono confusi Cetacei e Rettili. Ippolito Salviani, medico romano, pubblicò dal 1554 al 1557 una Aquatilium animalium historia, nella quale sono descritte e figurate con discreta esattezza 99 specie di pesci del Mediterraneo. Ma colui che principalmente contribuì ai progressi degli studî ittiologici è Guglielmo Rondelet, che trattò dei pesci del Mediterraneo in due opere, la prima delle quali, comparsa nel 1554, ha per titolo: Libri de piscibus marinis in quibus verae piscium effigies expressae sunt e l'altra. pubblicata nel 1555: Universae aquatilium animalium historiae pars altera cum variis ipsorum imaginibus. Le figure che adornano queste opere sono anche più precise di quelle del Salviani; i pesci, di cui descrive 197 specie marine e 47 di acqua dolce, ne formano il soggetto principale. Corrado Gesner, autore di una voluminosa storia degli animali, in un volume (1558) dedicato ai pesci e agli altri animali acquatici, trascrive più o meno integralmente quanto avevano scritto gli autori precedenti. Ulisse Aldovrandi si limitò a riprodurne e riassumere lo scritto del Gesner, con l'aggiunta di alcune figure originali.
Nel secolo successivo l'ittiologia non fece progressi notevoli quantunque le esplorazioni di nuovi paesi e la conoscenza, per quanto incompleta, dei loro prodotti naturali, nonché le ricerche anatomiche compiute su pesci, venissero ad aumentare le cognizioni intorno alla loro organizzazione. Verso la fine del sec. XVII, gl'inglesi John Ray e il suo allievo Francis Willughby fecero fare un gran passo all'ittiologia. Ad essi è dovuta la Historia piscium (1680) accompagnata da un volume di tavole che, per la massima parte, sono una diligente riproduzione di quelle degli autori precedenti. In tale opera, in cui sono descritte 420 forme, il nome di Ray figura soltanto in seconda linea, essendo le osservazioni fatte principalmente dal Willughby in Francia, Germania e Olanda, ma spetta al Ray il merito di avervi infuso uno spirito nuovo. Egli diede dei pesci una definizione che anche oggi è sufficiente a distinguerli da ogni altro animale acquatico; li riunì in classi e ordini, basati sui caratteri del loro scheletro, sulla forma del corpo, la struttura e il numero delle pinne.
Fondatore dell'ittiologia moderna è lo svedese Pietro Artedi, con l'opera pubblicata postuma nel 1738. Distribuì i pesci in quattro ordini: Malacotteri, Acantotteri, Branchiostegi e Condropterigi; il terzo comprende forme molto diverse e non regge come gruppo naturale, ma gli altri tre, con poche variazioni, sono accettati anche oggi. Suddivise poi gli ordini in generi, a ciascuno dei quali impose un nome, raggruppandoli secondo le loro affinità. Ciascun genere comprende un numero variabile di specie, distinte con un numero progressivo e indicate con una frase più o meno lunga, nella quale ne sono enumerati i principali caratteri.
Linneo, nel suo Systema naturae, per quanto riguarda i pesci si limitò a trascrivere con poche modificazioni ed aggiunte quanto aveva scritto l'Artedi, applicando però la sua nomenclatura binomia. Il suo sistema di classificazione differisce da quello di Artedi perché i Branchiostegi e i Condropterigi di questo autore sono riuniti in un sol gruppo detto Amphibia nantes e i veri pesci vengono suddivisi in ordini distinti, per la presenza e posizione delle pinne ventrali, e denominati Apodi, Giugulari, Toracici e Addominali.
Le esplorazioni geografiche e scientifiche, compiute tra la fine del sec. XVIII e il principio del XIX, contribuirono ad ampliare di non poco le nostre cognizioni sui pesci di tutti i mari. In quel periodo si distinsero fra gli altri in questo studio Marco Eleazaro Bloch, medico tedesco, e il conte di Lacépède, francese. L'opera del primo consiste di due volumi, l'uno dedicato ai pesci indigeni e l'altro agli esotici. Egli adottò con poche modificazioni il metodo di Linneo, ma in seguito volle anche creare un nuovo ma poco felice sistema di classificazione che fu pubblicato dopo la sua morte. Il Lacépède, nella sua Histoire naturelle des poissons (1798-1803), seguì pure, salvo qualche eccezione, il metodo linneano, servendosi come criterio per la suddivisione degli ordini non solo della posizione delle pinne ma anche, e non sempre giustamente, della presenza dell'opercolo e dei raggi branchiostegi.
L'ittiologia assunse però carattere scientifico soprattutto per merito di Giorgio Cuvier. Sulle coste della Normandia il Cuvier ebbe occasione di studiare i pesci della Manica, traendo da queste osservazioni il materiale per le sue future lezioni di anatomia comparata. Fu così condotto a riconoscere le imperfezioni delle classificazioni ittiologiche precedenti e a proporre un nuovo sistema che espose nella prima edizione del Règne Animal (1817). Il sistema di classificazione del Cuvier subì varie modificazioni, ma lo schema definitivo è il seguente: i pesci sono divisi in due serie, la prima delle quali comprende i pesci propriamente detti, forniti di scheletro osseo, distinti in due categorie, l'una con le branchie lamellari o pettiniformi e l'altra con le branchie a ciuffo. La prima di queste categorie comprende due gruppi, uno con mascella superiore libera e l'altro con mascelle fissate al cranio, pel quale adottò il nome di Plectognathi. Il primo di questi gruppi è a sua volta diviso in Acanthopteri coi raggi delle pinne prevalentemente spinosi e in Malacopteri, nei quali queste sono, salvo poche eccezioni, flessibili. Il gruppo, poco numeroso, di pesci con branchie a ciuffo, prende il nome di Lophobranchii. La seconda serie comprende i pesci a scheletro cartilagineo o Chondropterygii, che formano due ordini, quello con branchie libere e con un solo orificio branchiale, gli Storioni, e quelli con branchie fisse e parecchi orifici branchiali, i Plagiostomi, dai quali furono ben presto separati i Ciclostomi.
Chiamato alla cattedra del Jardin des Plantes, il Cuvier spiegò subito uno zelo infaticabile per raccogliere pesci di ogni parte del mondo e in poco tempo, mercé il contributo di numerosi corrispondenti, poté mettere insieme un'estesissima collezione di grande importanza scientifica che gli permise d'intraprendere un'opera gigantesca in collaborazione col suo assistente A. Valenciennes, l'Histoire naturelle des poissons. Quest'opera, di cui il primo volume fu pubblicato nel 1828, è ancora oggi fondamentale per lo studio dei pesci, soprattutto per le numerose figure che la illustrano. Il Cuvier non poté condurla a termine prima della sua morte (1832), e dall'8° volume in poi la continuò il Valenciennes con il sussidio del manoscritto e degli appunti del maestro e la condusse sino al 22° volume, senza tuttavia completarla. Gli ultimi volumi non sono però all'altezza dei primi nell'esattezza delle descrizioni delle specie.
Luigi Agassiz (1807-1873) adottò come base di un nuovo sistema di classificazione dei pesci la struttura delle squame, dividendo i pesci in quattro grandi ordini: Placoidi, senza vere squame, spesso ridotte a semplici spine, Ganoidi con squame ossee coperte di smalto, Ctenoidi con squame a margine denticolato e Cicloidi con squame a margine liscio. Il sistema dell'Agassiz è molto artificiale, ma a lui spetta il gran merito di avere definito l'ordine dei Ganoidi, sebbene vi riunisse pesci di dubbia affinità. Quasi contemporaneo dell'Agassiz fu Johann Müller, il grande fisiologo, che studiò anatomicamente i Ganoidi, escludendo da questo ordine parecchie forme eterogenee, e stabilì alcuni ordini nuovi nei pesci ossei da lui detti Teleostei, quale quello dei Physostomi, e istituì la sottoclasse dei Dipnoi (v.) per il Lepidosiren e il Protopterus da poco scoperti; quella dei Ciclostomi (v.) per le Lamprede e quella dei Leptocardî per l'Amphioxus (v. anfiosso), del quale venne così riconosciuta l'affinità coi Vertebrati.
Il sistema del Müller fu adottato nel suo complesso da Albert Günther, nel suo Catalogue of the Fishes in the British Museum (8 voll., 1859-1870). Quest'opera, nella quale sono descritte circa 7000 specie, ha facilitato lo studio dei pesci e, sebbene iì numero delle specie conosciute sia ora quasi raddoppiato, pure ancora oggi costituisce un lavoro classico d'ittiologia. Notevoli modificazioni al sistema di Müller furono portate dallo zoologo nord-americano Theodore Gill, che istituì parecchi nuovi ordini di pesci ossei, quali gli Euentognathi, Nematognathi, Iniomi, Heteromi, Haplomi e altri. G. A. Boulenger, successore del Günther, continuò l'opera di accrescimento e di illustrazione delle ricchissime collezioni del British Museum e iniziò la pubblicazione di una seconda edizione del Catalogue of Fishes, della quale purtroppo vide la luce solo il primo volume. Allo stesso autore è dovuta la redazione della parte sistematica dei Teleostei nel volume sui pesci della Cambridge Natural History. I Pesci vi sono divisi in tre sottoclassi: Elasmobranchi, Teleostomi e Dipneusti. Gli Elasmobranchi comprendono i Plagiostomi e gli Olocefali; i Teleostomi abbracciano quattro ordini, Crossopterigi, Condrostei, Olostei e Teleostei.
Più recentemente altre modificazioni negli ordini e nel loro raggruppamento furono proposte da C. Tate Regan, direttore del British Museum.
Lo studio dell'ittiologia non presenta però soltanto un interesse puramente scientifico, perché serve di base alla pratica della piscicoltura che tanto si è sviluppata nel corso di questi ultimi anni e l'estensione delle notizie sulla vita dei pesci ha permesso l'esercizio della pesca nelle grandi profondità marine, promuovendo in tal modo un più ampio sviluppo di questa (v. pesca).
In epoca più recente e in ispecie nella contemporanea, lo studio della ittiologia ha assunto un'estensione maggiore, perché i naturalisti non si contentarono più delle osservazioni e descrizioni della forma dei pesci e della loro organizzazione, ma vollero conoscerne anche le abitudini, il modo di vivere e studiarne il ciclo vitale. Un grande passo in questa direzione si è compiuto in seguito alle numerose spedizioni organizzate da varî governi per la conoscenza più intima della fauna marina e, fra tutte, memorabili quella inglese del Challenger, la francese del Travailleur e del Talisman, la tedesca del Valdivia, quella nordamericana del Blake e quelle italiane del Washington e della Vettor Pisani, che fecero conoscere una gran quantità di animali, tanto pelagici quanto abissali, dimostrando fino a quali profondità si potessero ancora trovare pesci e quali modificazioni si verificassero in seguito alla grande pressione cui sono sottoposti gli animali viventi negli abissi marini (vedi abissale, fauna). Contributo grandissimo a questo genere di ricerche fu dato dal principe Alberto di Monaco che adibì due bastimenti appositamente costruiti, la Hirondelle e la Princesse Alice, alle esplorazioni oceanografiche (v. oceanografia), e per molti anni percorse in tutti i sensi il Mediterraneo e l'Atlantico settentrionale servendosi di strumenti in gran parte ideati o modificati da lui stesso. In seguito a tali spedizioni presero grande sviluppo le pesche pelagiche di superficie e di profondità, che fecero conoscere le uova e le larve di molte specie di pesci e il loro sviluppo.
Grande contributo a questi studî fu pure dato dall'istituzione delle stazioni di biologia marina, tra le quali ha sempre il primato quella di Napoli. Queste ricerche furono molto seguite anche in Italia dove furono iniziate da Carlo Emery e poi alacremente proseguite da Federico Raffaele, da Battista Grassi e da Salvatore Lo Bianco. Il Grassi poté illustrare la biologia e le metamorfosi dell'anguilla e di altri Murenoidi risolvendo così un problema aperto da secoli. Alla conoscenza delle forme larvali dei pesci hanno recato grande contrihuto, dopo gli studî del Raffaele, anche quelli di Luigi Sanzo e di Massimo Sella. Molti stranieri si specializzarono in siffatte ricerche, e fra gli altri il francese Fage, i danesi Lütken e Schmidt, i norvegesi Sars e Hjort, i tedeschi Heincke ed Ehrenbaum, l'inglese Cunningham, l'americano Alessandro Agassiz. Di pari passo però procedettero gli studî di zoologia sistematica e faunistica che ebbero in Italia cultori nel Canestrini, nel Pavesi, nel Giglioli, nel Vinciguerra e più di recente nel Ninni e nel D'Ancona, mentre si distinsero in Francia Vaillant, Moreau, Roule e Pellegrin; Day, Boulenger e Tate Regan in Inghilterra; Steindachner in Austria; Brauer in Germania; Weber e De Beaufort in Olanda; Collett in Norvegia; in America, Gill, Brown Goode, Jordan e la numerosa serie dei loro allievi.