ITTIOLO (dal greco ἰχϑύς "pesce")
Con il nome di ittiolo si indica specialmente il sale di ammonio di un acido solfonato, che secondo Baumann e Schotten possiede la formula C28 H38 S3 O6, o meglio C28 H36S (SO3 H)2.
Per distillazione secca di uno scisto contenente residui di pesci e animali marini fossili, e che esiste in vicinanza di Seefeld nel Tirolo, si ottiene un liquido oleoso trasparente mobile, giallo-bruno, di odore penetrante, molto sgradevole e caratteristico, del peso specifico 0,865, e che bolle fra 1000 e 2550, costituito di idrocarburi non saturi e zolfo in combinazione organica nella proporzione del 10,7%, di azoto sotto forma di basi piridiche e chinoliniche nella proporzione dell'1,1%.
Mescolando l'olio così ottenuto con acido solforico concentrato in eccesso, si svolge anidride solforosa e si forma acido solfoittiolico con forte sviluppo di calore. Aggiungendo al prodotto della reazione una soluzione di cloruro di sodio, l'acido solfoittiolico grezzo precipita come massa nera, mentre l'acido solforico, l'acido solforoso, e altre sostanze estranee vengono allontanate con l'acqua salata. L'acido solfoittiolico grezzo viene quindi purificato con cloruro di sodio. Anche dopo purificazione, esso contiene però sempre delle sostanze volatili che ne determinano l'odore caratteristico. È un acido bibasico, avente lo zolfo in parte in forma di gruppo solfonico SO3H, in parte in forma di mercaptano o di solfuro. Neutralizzandolo con alcali, si ottengono i sali, di cui il più importante è appunto il sale di ammonio o ittiolo.
L'ittiolo o solfoittiolato d'ammonio è un liquido bruno, sciropposo, di odore bituminoso agliaceo, di sapore nauseante. Si scioglie nell'acqua e nella glicerina, parzialmente nell'alcool e nell'etere, completamente in una miscela a parti uguali di alcool ed etere. La soluzione acquosa ha reazione debolmente acida, e scaldata con potassa svolge ammoniaca. Dalla soluzione acquosa con acido cloridrico in eccesso precipita l'acido solfoittiolico. Disseccato a 100° deve perdere al massimo il 50% del proprio peso.
Da scisti bituminosi del tipo di quelli di Seefeld esistenti in Svizzera (Canton Ticino), nella Francia meridionale, e in varie parti d'Italia (Mollaro presso Trento, Besana presso Como, Giffoni Vallepiana presso Salerno. ecc.), si ottengono, per distillazione e lavorazione degli olî, prodotti analoghi all'ittiolo che prendono varî nomi: bitumol, isarol, mollarolo, tionolo, ecc. Dal trattamento, invece, di materie diverse dagli scisti, si ottengono prodotti che si possono considerare surrogati o imitazioni dell'ittiolo. Fra questi il più importante è il cosiddetto tiolo (Thiol): è ottenuto dal trattamento di petrolî ricchi di idrocarburi non saturi (petrolî di Galizia o del Caucaso) o di olî di paraffina provenienti dalle ligniti con lo zolfo per ottenere dei prodotti solforati, dal susseguente trattamento con acido solforico concentrato per avere un composto solfonato e con ammoniaca o soda per avere il corrispondente sale ammonico. Il tiolo si mette in commercio allo stato solido o in soluzione acquosa concentrata.
Preparati a base di ittiolo e prodotti analoghi e imitazioni sono l'anitina, l'ittioformio, l'ittargan e simili.
Farmacologia.- L'azione dell'ittiolo, cheratoplastica, antiparassitaria, antisettica riducente è in fondo quella dello zolfo, che s'usa nelle ordinarie pomate. L'ittiolo s'usa esternamente nelle bruciature, contusioni, malattie della pelle e ginecologiche. Internamente produce irritazione intestinale e diarrea, tuttavia è stato proposto, a dosi moderate, nelle malattie dell'apparecchio digerente, respiratorio, urinario, ecc. Per il suo odore disgustoso s'è cercato di sostituirlo con alcuni derivati fra cui l'ittioalbina e l'ittioformio. Si sono preparati anche ittioli artificiali saturando olî minerali con solfo: il tiolo, il tumenol sono composti di questa natura.