MANCINI, Italo
Nacque il 13 apr. 1897 a Petrella Liri, frazione di Cappadocia, in provincia dell'Aquila, da Olindo, medico, e da Margherita Basile.
Compì gli studi a Roma, dove nel 1917 conseguì il diploma di disegno architettonico presso l'istituto di belle arti. Congedato dal servizio militare al termine del primo conflitto mondiale, dal 1920 intraprese l'attività professionale prevalentemente in Abruzzo, dove lavorò al restauro e alla ricostruzione degli edifici danneggiati dagli eventi sismici e progettò edifici scolastici per incarico dell'ufficio del genio civile. Ai primi anni Venti risalgono alcuni progetti di residenze, quali i villini Basile a Petrella Liri, Iacomini a Tagliacozzo e Paoluzi a Fiuggi, e le tombe Mancini (Petrella Liri) e Paoluzi (Fiuggi). Nel 1921 espose alcuni lavori in occasione della mostra di progetti di casette economiche allestita presso la sede dell'Associazione artistica fra i cultori di architettura, pubblicati nella rivista Architettura e arti decorative.
Nel 1922 sposò Silvia D'Andrea: i loro figli, Donatello (1924) e Piero (1927), divennero rispettivamente medico chirurgo e architetto.
Sempre nei primi anni Venti, a Roma, fu assistente volontario al corso di arredamento e decorazione interna presso la Scuola superiore di architettura; nel 1923 entrò nello studio di C. Bazzani.
Oltre al M., furono collaboratori presso lo studio E. Del Debbio, G. Biseo, G.B. Mirri; fu il M. a instaurare con Bazzani un rapporto di collaborazione più approfondito che diverrà di consulenza esterna allorché, dal 1928, il M. intraprese autonomamente la carriera professionale: appare ragionevole, pertanto, supporre un ruolo determinante del M. nella elaborazione di numerosi progetti firmati da Bazzani tra gli anni Venti e Trenta (Cesare Bazzani().
L'incontro con l'artista P. Morbiducci avvenne a metà degli anni Venti, con tutta probabilità attraverso la comune frequentazione dello studio Bazzani; ne nacque una collaborazione che portò alla realizzazione di numerose opere e progetti dal 1925 alle soglie del secondo conflitto mondiale, e a una duratura amicizia: si ricordano, tra gli altri, la partecipazione ai concorsi per i monumenti al finanziere in Roma (1927) e al duca d'Aosta a Torino (primo grado, 1928), gli interventi nella sezione dedicata all'artigianato alla XCIV Mostra della Società degli amatori e cultori di belle arti (1928) e alla Mostra della Rivoluzione fascista al palazzo delle Esposizioni in Roma (1932).
Nel 1926 il M. e Morbiducci erano risultati vincitori del concorso per la realizzazione del Monumento ai caduti della città di Benevento con un bozzetto contrassegnato dal motto "Vittoria italica".
L'opera forse più nota ed esemplificativa della loro collaborazione è però il Monumento al bersagliere in Roma, eretto tra il 1931 e il 1932 sulla piazza di Porta Pia: simile nella composizione al monumento beneventano, dal basamento istoriato raffigurante le imprese più notevoli dell'arma si erge la statua bronzea del "bersagliere scattante all'attacco".
In questo periodo il M. prese parte a numerosi concorsi, ottenendo premi e segnalazioni: tra essi, i progetti per i nuovi uffici del Governatorato in Roma (1928), il Palazzo dell'automobile (1929), la Casa dell'aviatore (1932), lo studio per un quartiere operaio al Prenestino (1935).
Tra il 1932 e il 1933 realizzò alcune residenze per conto dell'Istituto nazionale per la casa degli impiegati dello Stato sul lungomare Duilio al lido di Ostia, concepite con linguaggio razionalista e all'avanguardia dal punto di vista impiantistico.
Nel 1936 fu presente alla Triennale di Milano con alcuni oggetti d'arredo realizzati in forme déco; nello stesso anno prese parte al concorso per la realizzazione del palazzo del Littorio in Roma, nel quale non venne ammesso al secondo grado.
Il M. presentò due studi: nel primo, redatto seguendo fedelmente le indicazioni del bando, concepì un edificio con struttura portante in cemento armato rivestita di marmo, la parte terminale del quale, verso il Colosseo, avrebbe costituito la sede della Mostra della Rivoluzione fascista. La mole del fabbricato era ripartita orizzontalmente, nel prospetto sulla via dell'Impero (oggi dei Fori Imperiali), in quattro piani alti 8 m ciascuno; i blocchi destinati agli uffici, a parità di altezza complessiva, avevano un interpiano dimezzato per otto livelli utili. Il secondo studio, più elaborato e complesso, prevedeva la demolizione degli edifici che inibissero la visuale del Foro e del Palatino, conferendo una regolarità simmetrica all'area che ne sarebbe risultata (il largo dell'Impero), dove avrebbero trovato collocazione le statue degli imperatori romani, e dando luogo a una sorta di lunga "sequenza monumentale" (Il nuovo stile littorio, p. 272) di qui al largo della Rivoluzione.
La morte improvvisa di Bazzani nel 1939 portò il M. a Forlì, dove si dedicò al completamento dei lavori del seicentesco palazzo Paulucci de Calboli, destinato a sede della prefettura. Il M. fornì la propria consulenza per tutto ciò che riguardava le opere di finitura, dalle pitture parietali, affidate, tra gli altri, allo stesso Morbiducci, agli arredi e agli apparati decorativi, realizzati in eleganti linee déco. Nel periodo forlivese studiò un'ipotesi di riassetto edilizio della piazza degli Ordelaffi, situata tra la stessa prefettura e il duomo e, in collaborazione con l'ingegnere C.V. Varetti, il progetto di un nuovo stabilimento carcerario da erigersi in zona periferica, particolarmente ben concepito sotto il profilo funzionale, ma non più realizzato a causa degli eventi bellici (Canali).
Richiamato alle armi allo scoppio della seconda guerra mondiale, prestò servizio in qualità di ufficiale dell'arma del genio.
Dal secondo dopoguerra l'attività del M., ormai nel pieno della maturità professionale, proseguì alacremente fino ai primi anni Sessanta: la progettazione estesa al dettaglio che sempre aveva caratterizzato il suo linguaggio si evolse segnatamente verso un funzionalismo tanto più evidente nelle architetture non residenziali.
Tra i principali lavori si annoverano, in Roma, il complesso ospedaliero di Villa S. Pietro - Fatebenefratelli sulla via Cassia (1948) e la scuola per infermieri (1958), il centro di rieducazione dei minorenni in località Casal del Marmo (1956), l'ampliamento dell'ospedale Fatebenefratelli all'isola Tiberina (1963); quindi gli edifici scolastici di Serra Monacesca (1947) e di Valentano (1952) e l'ospedale psichiatrico di Genzano (1965) con l'annesso edificio del noviziato. Per quanto riguarda l'edilizia residenziale, il M. realizzò vari edifici sulla via Nomentana per le cooperative "CISCE" e "Gran Sasso" (1950), il complesso abitativo INA-Casa al quartiere Tuscolano per conto della cooperativa "Casaelettrica" della Società romana di elettricità (1955).
Il M. morì a Roma il 21 luglio 1971.
Fonti e Bibl.: Ritagli di giornali non catalogati riguardanti il M. sono presso gli eredi Mancini a Roma e a Monterosi (Viterbo); Il Monumento ai caduti di Benevento. Atti del concorso, Benevento s.d. [ma 1926], pp. 7, 9; Il concorso per la cattedrale della Spezia, in Architettura e arti decorative, IX (1930), 9, pp. 395, 403, 408, 414; Il nuovo stile littorio. I progetti per il palazzo del Littorio e della Mostra della Rivoluzione fascista in via dell'Impero, a cura di F.S. Palozzi, Milano-Roma 1936, pp. 271-280; Cesare Bazzani. Un accademico d'Italia, a cura di M. Giorgini - V. Tocchi, Perugia 1988, pp. 47 s.; Publio Morbiducci 1889-1963. Pitture sculture medaglie (catal.), Roma 1999, pp. 121, 135-137, 139; F. Canali, Realizzazioni e progetti di I. M. per Forlì tra arredi déco e architettura funzionalista, in Architetti romani nella "città del duce". Architetture per le istituzioni di Francesco Leoni e I. M.: dal restauro architettonico alla progettazione del nuovo, all'arredo déco, in Studi romagnoli, LI (2000), pp. 1075-2001; Architetti e ingegneri italiani dal Levante al Magreb 1848-1945. Repertorio biografico, bibliografico e archivistico, a cura di E. Godoli - M. Giacomelli, Firenze 2005, p. 83.