GRISELLI, Italo (Italo Orlando)
Nacque il 10 ag. 1880 a Montescudaio (Pisa) da Oliviero e Angiola Berretti, agricoltori. Interrotti gli studi presso l'istituto di istruzione tecnica di Pisa, aiutò i genitori nella loro attività e studiò da autodidatta.
Nel 1903 si trasferì a Firenze e l'anno successivo s'iscrisse alla scuola libera del nudo presso l'Accademia di belle arti. Nel 1905 esordì alla LXXV Esposizione della Promotrice fiorentina dove espose busti ritratto di artisti e letterati con i quali era venuto in contatto, tra questi A. Palazzeschi e G. Papini, caratterizzati da un'attenta traduzione fisionomica e psicologica. Tra il 1910 e il 1913 soggiornò a Viareggio e strinse amicizia con P. Nomellini e L. Viani. Contemporaneamente iniziò a partecipare ai concorsi di scultura banditi dallo Stato. Nel 1904 ottenne una menzione d'onore nel concorso per il monumento a G. Verdi a Milano; e nel 1907 vinse il concorso per l'Allegoria della Toscana, statua destinata all'altare della patria di Roma. Nel 1909 gli fu commissionato il gruppo marmoreo Il Valore militare per il ponte Vittorio Emanuele II a Roma che gli valse, due anni dopo, la nomina a cavaliere della Corona d'Italia. Risultò secondo al concorso del 1910 per il monumento a U. Foscolo nella chiesa di S. Croce a Firenze; e, l'anno dopo, partecipò al concorso per il monumento allo zar Alessandro II a San Pietroburgo.
I lavori realizzati in questo periodo, caratterizzati da uno stile accademico tra gusto art nouveau e simbolismo d'ispirazione dannunziana, attestano la vicinanza del G. all'ambiente fiorentino che ruotava intorno alle riviste Leonardo e Vita d'arte, fautrici di una rilettura moderna della tradizione classica. Nello stesso tempo, però, non fu indifferente alle istanze di rinnovamento propugnate dal primo futurismo fiorentino e da Lacerba, come testimoniano le Ballerine, tre figure in gesso esposte alla personale di pittura e scultura allestita nel 1912 nei locali della Promotrice fiorentina (un bronzo è alla soprintendenza alle Belle Arti di Pisa, Accademia dell'Ussero).
Ammesso al concorso di secondo grado per la statua dello zar di Russia, nel 1913 si recò a Pietroburgo. Non ottenne l'incarico; ma la sua abilità nel genere ritrattistico gli procurò subito commesse di rilievo. Tra il 1914 e il 1916 realizzò sculture decorative per l'ambasciata d'Italia e collaborò con la Fabbrica imperiale di porcellana; partecipò alle mostre nazionali dell'associazione Mir-Iskusstva (mondo e arte) e lavorò al ritratto del Granduca Costantino, scultura poi replicata in quarantanove copie acquistate dal governo russo per ornare i saloni delle feste dei corpi militari dei cadetti di Russia (ripr. in Pacini, p. 153). Dopo la Rivoluzione d'ottobre ricominciò a lavorare prestando la sua opera alla nuova causa e realizzando sculture di stile cubo-futurista, influenzato dall'ambiente dell'avanguardia artistica russa o dalle mostre itineranti di Der Sturm. Testimonia tale svolta il Monumento a Sofia Perovskaja, inaugurato nell'ottobre 1918 nella piazza centrale di Pietrogrado (disperso) e, soprattutto, la parallela attività pittorica che costituì per il G. un campo di libera sperimentazione, come attesta l'Autoritratto (1918) in stile cubista (ripr. in Nardini, 1959).
Alla fine del 1918, ricostituita l'Accademia d'arte di Pietrogrado, fu chiamato a insegnarvi scultura e arti affini, docenza che mantenne fino all'agosto 1921, quando poté uscire dall'Unione Sovietica insieme con la moglie Elena Haimowitch (in altri documenti, Kagan), sposata quello stesso anno. Nel viaggio di ritorno in Italia si fermò due anni a Berlino partecipando alla Grosse Kunstausstellung (1922) e alle sperimentazioni dell'avanguardia cubista e astratta, e a Parigi, dove arricchì le proprie esperienze attraverso l'assimilazione di stilemi art déco.
Giunto in Italia nel 1923, il G. si stabilì a Firenze. La prima commissione importante fu il Monumento ai caduti di Montescudaio (1924), per il quale fuse in bronzo un Perseo grande al vero che, nel riferimento a celebri modelli della tradizione italiana, denunciava un nuovo orientamento di ricerca vicino alla contemporanea scultura di L. Andreotti. Questo indirizzo classicistico si connotava di una matrice specificatamente toscana, in sintonia con il programma di Solaria, la rivista che, fondata nel 1926, sosteneva l'attività del Novecento toscano teorizzato da R. Franchi e animato da artisti come F. Doni, G. Colacicchi, B.M. Bacci, R. De Grada, B. Bramanti, M. Marini.
Invitato alla Biennale di Venezia del 1924 (Ritmo e Ritratto, in bronzo) e del 1926 (Umoristica, Lisetta e Mamma, in bronzo), nel 1928 venne nominato professore dell'Accademia di belle arti di Firenze; e, l'anno successivo, espose il bronzo l'Atleta (Pisa, Soprintendenza alle belle arti, Accademia dell'Ussero) alla II Mostra del Novecento italiano.
Al periodo compreso tra la metà degli anni Venti e i primi anni Trenta risale la collaborazione con l'architetto milanese Giò Ponti e la pittoria di Doccia della Società ceramica Richard-Ginori, attività testimoniata dal Trionfo da tavola in porcellana (Doccia, Museo Ginori) ideato dallo stesso Ponti e T. Buzzi per le ambasciate d'Italia all'estero, prodotto in serie limitata nel 1926-27.
Il quarto decennio segnò l'apice della carriera artistica del G. e coincise con la sua piena maturità espressiva, contrassegnata da opere significative quali Ora meridiana, in terracotta (1932: Pisa, Museo nazionale e civico di S. Matteo), vicina alla scultura di A. Martini per la semplificazione plastica d'ispirazione etrusca, o Apollo, in bronzo (1933: Roma, Galleria nazionale d'arte moderna), entrambe esposte alla II Quadriennale romana del 1935. A metà degli anni Trenta risalgono, oltre al premio d'incoraggiamento dell'Accademia d'Italia, la realizzazione del gruppo marmoreo L'Arno e la sua valle per la stazione fiorentina di S. Maria Novella progettata da G. Michelucci (i bozzetti in gesso, datati 1933-35, sono nel Museo nazionale di Palazzo Reale a Pisa, dove sono conservati numerosi altri bozzetti e studi preparatori del G.), e l'esecuzione dei trofei decorativi (rimossi) del Monumento ai caduti in guerra di Milano ideato da G. Muzio. Nel 1937, vinta la cattedra di scultura dell'Accademia Albertina di Torino, ottenne la medaglia d'oro all'Esposizione internazionale di Parigi con il bronzo Nudo di donna (Firenze, Galleria d'arte moderna). Vincitore, nel 1939, del concorso per la cappella votiva dedicata ai caduti per la patria di Piombino, vi realizzò sei bassorilievi e le statue del Cristo e della Vittoria. In questo stesso anno fu presente alla III Quadriennale nazionale d'arte di Roma con una sala personale in cui espose diciannove opere, tra le quali un gruppo di ritratti in bronzo e in marmo e il gesso per il Monumento della regina Margherita, opera vincitrice, nel 1936, del premio San Remo.
I lavori, che confermavano una ricerca volta a mediare tradizione classica e adesione al vero, valsero all'artista il secondo premio per la scultura, oltre a numerose acquisizioni da parte di enti pubblici e privati, tra le quali si ricorda quella del governatorato di Roma per la statua in bronzo Romolo (Roma, Galleria comunale d'arte moderna e contemporanea). La versione in marmo del Monumento alla regina Margherita, donata dal comitato permanente premi San Remo alla città di Bordighera, venne inaugurata il 31 marzo 1940. Un mese prima la statua del G. per l'E 42, Il genio del fascismo, aveva trovato posto davanti al palazzo degli uffici dell'ente per l'Esposizione universale.
Nell'immediato dopoguerra collaborò con alcune riviste toscane, in particolare L'Ultima e Arte mediterranea, e proseguì la propria ricerca pittorica con opere di carattere intimista quali La ragazza in blu e Il tovagliolo bianco (1947: ripr. in Nardini, 1959); realizzò inoltre sculture in bronzo di gusto ironico e grottesco tra le quali Mondo pazzo del 1947 (ripr. in ibid.) e la serie di piccoli bronzi intitolata Umanità (ripr. in ibid.). Nel 1950 vinse a Milano, con C. Conte, il premio Ines Fila per la scultura.
Negli anni Cinquanta continuò a partecipare alle mostre della Promotrice di Torino, dove era presente dal 1940, alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale romana. Portò a termine commesse impegnative come il Monumento a s. Leonardo per Porto Maurizio del 1952 o il progetto architettonico e decorativo per la cappella Vivanti ad Ancona del 1950-54. Nel 1952 l'amico ed editore B. Nardini pubblicò il volume Nove poesie che raccoglieva liriche composte dal G. negli anni precedenti. Nonostante le difficili condizioni di salute, tra il 1957 e il 1958 lavorò alla statua di S. Giovanni Battista poi collocata all'interno del battistero di Pisa.
Il G. morì il 4 ag. 1958 a Firenze.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. Ente nazionale Esposizione quadriennale d'arte; Montescudaio, Associazione Minerva Spazio Arte, Archivio Bruno Nardini; Firenze, Archivio privato Ruth Elisabeth Nardini Muller; necrol. di G. Colacicchi, in Il Resto del carlino, 5 ag. 1958 e di M.N., in Giornale del mattino (Firenze), 6 ag. 1958; A. Del Massa, I. G. scultore, in Arte mediterranea, n.s., 1942, pp. 15-25; Scultura italiana contemporanea, prefazione di P. Bargellini, Firenze 1945, pp. 31-36; F. Sapori, Scultura italiana moderna, Roma 1949, pp. 260-262, 453; B. Nardini, La cappella Vivanti di I. G., Firenze 1954; Id., Profilo di I. G., in Dialoghi, IV (1956), pp. 148-152; Id., Mostra retrospettiva di I.O. G. (catal.), Pisa 1959; P. Pacini, Pietrogrado 1918, una scultura cubo-futurista di I. G., in Critica d'arte, XLIII (1978), 160-162, pp. 153-164; B. Nardini, I. G., in U. Baldini, Scultura toscana del Novecento, Firenze 1980, pp. 149-191; G. Uzzani, I. G., in Il corpo in corpo. Schede per la scultura italiana 1920-1940 (catal., Spoleto), a cura di B. Mantura, Roma 1990, pp. 12, 62-67; V. Vicario, Gli scultori italiani. Dal neoclassicismo al liberty, Lodi 1994, pp. 355 s., 357; A. Panzetta, Scultori italiani dell'Ottocento e del primo Novecento, I, Torino 1994, p. 152; P. Ferri, I. G., in Catalogo generale della Galleria comunale d'arte moderna e contemporanea, a cura di G. Bonasegale, I, Roma 1995, pp. 333, 531 s.; G. Uzzani, Appunti intorno alla scultura di I. G., in Artista. Critica d'arte in Toscana, 1997, n. 9, pp. 54-69; Id., I. G., in X Biennale internazionale città di Carrara. Il primato della scultura. Il Novecento a Carrara e dintorni (catal.), a cura di A.V. Laghi, Carrara 2000, pp. 60-62.