italici
Antica denominazione comprensiva delle popolazioni dell’Italia centromerid., eccettuati gli abitanti delle Puglie (iapigi), gli etruschi e i coloni greci (italioti) dell’Italia meridionale. Negli studi di antichistica il termine i. è talora usato anche in una accezione più ampia, per indicare tutte le popolazioni di origine locale stanziate sul suolo dell’Italia antica prima dell’unificazione operata da Roma. In senso più tecnico si chiamarono i., in contrapposizione ai provinciales (abitanti cioè delle province fuori dell’Italia propriamente detta), i confederati di Roma in Italia, fuori del Lazio. I popoli italici, detti anche osco-umbri (o umbro-sabelli) per le loro lingue, penetrarono in Italia alla fine del 2° millennio a.C. Le differenti culture italiche si modellarono attraverso i contatti con gli etruschi e i coloni greci, ma anche con i fenici e con i celti. Avevano forme di governo generalmente collegiali e si riunivano spesso in leghe religiose che erano anche alleanze politiche e militari. I popoli italici furono progressivamente sottomessi dall’emergente potenza di Roma e costretti ad allearsi con questa: all’inizio della prima guerra punica (3° sec. a.C.), pressoché tutti gli i. erano federati dei romani. Nonostante la fedeltà dimostrata in quella come in altre occasioni, tuttavia, gli i. rimasero esclusi dalla cittadinanza romana fino all’89 a.C., quando fu loro concessa dopo una sollevazione e dopo due anni di aspre lotte (la cd. guerra sociale). I popoli italici si distinguevano in vari gruppi linguistici. Di questi, nel 5°-2° sec. a.C. i più importanti erano: il latino, parlato nel Lazio; l’osco, parlato dalle genti di stirpe sannitica, non solo nel Sannio, ma in Campania, nel Bruzio, nella Lucania; l’umbro, parlato tra l’Appennino e la riva sinistra del Tevere. Accanto a questi tre ceppi principali, vi erano numerosi dialetti secondari: dei falisci, dei marsi, dei peligni ecc. Si parla inoltre di alfabeti italici, ma in senso più lato, poiché vi si comprendono anche alfabeti non appartenenti ai dialetti italici, cioè l’etrusco, il paleoveneto, il messapico ecc. In linguistica il termine «italico» è stato poi ristretto a designare l’osco, l’umbro e i dialetti affini, escluso il latino.